Mi ha colpito questo articolo di Repubblica. La sentenza di cui parla potrebbe essere una di quelle definite storiche. Secondo la Cassazione “la convivente ha gli stessi diritti di una moglie”. Non male in un paese in cui i vari leader politici si riempiono la bocca di lodi per la famiglia “normale”, fatta da un uomo ed una donna sposati in chiesa, spesso con poca coerenza personale visto che chi più loda questa famiglia meno la pratica, ma questa è un'altra storia.
Tornando all'articolo sembra di leggere di uno scontro fra concezioni diverse, la Cassazione ha definitivamente chiuso una vicenda in cui una famiglia “normale” chiede che non vengano riconosciuti gli stessi diritti all'”altra” famiglia. Non voglio entrare nel merito specifico, le vicende personali sono sempre complesse e dietro ad un articolo stanno storie di persone e di vite e non è corretto farne argomento di conversazioni da bar o da blog.
Ma mi ha colpito come anche una sentenza possa parlare di sentimenti e possa farlo in un modo quasi poetico, perchè dire che un rapporto vale quanto un matrimonio “quando esiste una comunanza di vita e di affetti e di una vicendevole assistenza morale e materiale” trovo che sia poesia. E che parli al cuore delle persone oltre che alla testa.
Con questa sentenza l'Italia è un pò meno medioevale . . .
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