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20 febbraio 2012

La crisi 2.0

Ricevo e volentieri pubblico

Nelle aziende del web 2.0 sembra che tutto sia 2.0, anche i rapporti nelle aziende fra vertici e dipendenti. Ecco, già questi termini sono 2.0. non c'è più il padrone, ci sono i vertici, non c'è più i lavoratori, ci sono i dipendenti. Ed i vertici aggiornati con i tempi comunicano con gli strumenti 2.0, i social network aziendali. I grandi capi non comunicano più usando scarni comunicati ma usano i blog aziendali per fare conoscere i loro pensieri, le loro speranze, i loro obbiettivi. Tutto per mostrare che sono come umani, che sono come noi. E tutti possono intervenire, tutti sono invitati a partecipare, comunicare, interagire. E se la lingua aziendale è l'inglese è un fiorire di "Hi xxx..." dove xxx è il nome del C.E.O. o del V.I.P. di turno, come se nella FIAT di oggi l'operaio potesse scrivere "Ciao Sergio...".

13 febbraio 2012

12 mesi

Esattamente un anno fa, nasceva l'idea di Eva.
Non pensavamo saremmo durati così tanto, eppure ce l'abbiamo fatta.
Parecchio di ciò che ci circondava e che era stato motore propulsore di quella emozionante giornata è cambiato, scomparso, mutato.
Quanti risultati abbiamo ottenuto è difficile da misurare, ma forse qualcuno c'è stato, più di quelli che ci aspettavamo, se non altro una maggiore consapevolezza.
E un blog in più sulla Rete.
Buon compleanno Eva.


8 febbraio 2012

Maternità, solidarietà, italianità

Il discorso sulla maternità, le tutele, i diritti e gli approfittamenti in Italia è complesso e andrebbe affrontato con pacatezza e in maniera approfondita.
Ma giusto così, per gusto personale, date un'occhiata ai commenti (per lo più di uomini) in calce a questo post del blog "femminile" del Corriere della Sera. Leggete e scoprite che la maternità è una scelta personale che non può ricadere sulla società e che nessuno chiede a nessuno di continuare a procreare.
Leggete, poi però tornate a parlarne qui.

5 febbraio 2012

Il senso di Roma per la neve


Egregio Sindaco Alemanno, io, residente in Roma, nel 2008 non ho votato per Lei, e certamente non voterò per Lei nel 2013.
Ciò necessariamente premesso, vorrei chiederLe conto di quanto Ella ha fatto o non fatto tra giovedì e venerdì scorsi.  
Per esempio, giovedì pomeriggio Ella ha fatto depositare presso le stazioni della metropolitana dei sacchi di sale, da utilizzare alla bisogna: venerdì mattina i sacchi, dunque, erano pronti, li ho visti con questi miei occhi.  Ma erano ancora lì, accanto agli ingressi della fermata Colosseo, anche venerdì pomeriggio: mi rendo conto nel terzo millennio è difficile da capire, ma il sale non si sparge da solo, e non c'è neanche una app per farlo; o meglio, la app c'è, e si chiama pala.

Le parole che si usano


Ricevo e volentieri pubblico

"Le parole sono importanti" diceva Nanni Moretti in Palombella rossa. Lo sono sì, perchè servono a comunicare, servono a fare capire. Ma servono anche a non comunicare, servono anche a non fare capire. Dipende da come vengono usate. E dipende anche da chi le usa. Un esempio? L'azienda per cui lavoro ha deciso di fare pesanti tagli e ci sono alcune centinaia di persone convinte di  perdere il posto entro la fine dell'anno, se gli si chiede come descriverebbero la loro situazione probabilmente userebbero terrmini come "prossimi licenziati", forse qualcuno "licenziando" o "quasi cassa-integrato". L'azienda no, non usa questi termini, l'azienda parla di "esuberi", parla di "ricollocazioni", di "accompagnamenti" fino ad usare la definizione di "posizioni in trasformazione".

29 gennaio 2012

Piccole cronache dalla crisi

Ricevo e volentieri pubblico

È successo anche a me, la mia azienda, una multinazionale, di fatto ha detto che vuole chiudere la filiale italiana. Non è stato qualcosa di improvviso, già da anni aveva iniziato a trasferire altrove, preferibilmente verso est, che si sa all'est le cose costano meno, Est europeo ed estremo oriente, sempre est, mentre in contemporanea andavano via persone, si perdevano pezzi, Tutti sapevamo che piano piano ci si sarebbe arrivati, ma l'azienda ci ha sorpreso con uno scatto improvviso, ha detto che nel giro di pochi mesi non saprà più che fare di una bella fetta di persone e di quello che sanno fare, la cifra varia fra il 25% ed il 40%. Che per qualsiasi azienda come la mia equivale alla chiusura  nel giro di poco, un anno forse due. Ho detto "la mia azienda", devo imparare a non usare più il "mia", non è la mia azienda, è l'azienda per cui lavoro ancora per il momento, e non c'è un "noi" c'è un "io e loro". Questa cosa fa anche pulizia delle ambiguità del linguaggio. 

22 dicembre 2011

Rassegna riflessiva di fine anno

Non so se è una cosa mia, o se anche voi avete la stessa sensazione, ma a me pare che - da quando il caravanserraglio del precedente governo ha finalmente tolto il disturbo - la bolla di esasperazione, grida, strepiti e titoloni si è sgonfiata di colpo, lasciando orfani di identità tutti i vecchi protagonisti, giornali compresi.

Nelle ultime settimane, infatti, sfoglio i giornali e trovo notizie di cronaca, politica ed economia, ma senza che nessuna necessiti di essere sparata a carattere di scatola rosso grassetto su tutte le prime pagine. E mi sembra che però i nostri quotidiani non sappiano bene come gestire la cosa, e brancolino a metà strada fra quello che erano e quello che dovrebbero essere.

6 dicembre 2011

Minimo discorso sui massimi sistemi

Ultimamente mi è capitato di leggere di alcune morti, o meglio di suicidi, assistiti o meno. Quelli che fanno notizia sono di personaggi noti, quando si tratta di Lucio Magri, si può pensare che si tratta di personaggio che ha fatto delle scelte estreme nella sua vita e così ha fatto con la sua morte.
Oppure se si legge di Mario Monicelli  si può pensare che sia comprensibile per un intellettuale come lui.
Come è comprensibile nel caso di un artista come Luciano Franceschini.
Ma quando è qualcuno "normale", qualcuno come noi a decidere di togliersi la vita? La tentazione è mettere l'etichetta di "insano" per non doversi confrontare con questo gesto, che forse di insano non ha nulla ma che certo è estremo. Più facile volare alto e discutere di artisti ed intellettuali, insomma di gente diversa, che sta fuori dal rassicurante cerchio in cui ci si trova fra simili.

24 novembre 2011

God save the Queen

Svelando finalmente il proprio drammatico passato, nell'episodio 5.12 di CSI - Crime Scene Investigation, Sara Sidle sottolinea come sia buffo il modo in cui funziona la nostra memoria, "le cose che ricordi e quelle che non ricordi", anche in frangenti che in qualche modo ti hanno segnato per sempre.
Capita a tutti, ed è capitato anche a me.

Per me ormai il video di Innuendo è legato indissolubilmente a un boccone di cordon-bleu.

5 novembre 2011

Remember remember the Fifth of November

Insomma, oggi è Guy Fawkes Day e ci sembra giusto ricordarlo, anche perché al Financial Times citano le parole di Oliver Cromwell al Rump Parliament, qualunque cosa sia.
Forse non ci capiscono, ma chi lo dice che gli Inglesi non ci vogliono bene?

5 ottobre 2011

L'autunno della Rete

Allora, giovedì scorso Eva era in piazza del Pantheon, e ve ne avevamo già dato conto.
Si parlava, ovviamente, di questo.
Traduciamo: a pagina 24 si parla di noi, e non solo, applicando a tutti i bloggers  un principio del secolo scorso, quando la comunicazione era molto più verticale, e c'erano i giornali da una parte, e dall'altra i singoli cittadini.  La legge sulla stampa dice che se qualcuno si sente leso nella propria immagine da una notizia pubblicata da un giornale, può pretendere dal giornale stesso, entro un breve termine, la pubblicazione di una smentita.
Pensate ad un grande quotidiano, con la rete di relazioni, la struttura ed i soldi che lo rendono forte

2 ottobre 2011

Wear yellow, live strong

Oggi, 2 ottobre, è il Livestrong Day.
Livestrong è l'associazione per la ricerca contro il cancro fondata da Lance Armstrong dopo essere sopravvissuto lui stesso a un tumore ai testicoli, tornando persino a correre e vincere il Tour de France. Il due ottobre è stato scelto come giorno celebrativo perché è la data in cui gli fu diagnosticato.

12 settembre 2011

L'emozione di quel primo post

...E io che mi sono proposta per una rubrica sulla creatività. 
Bella roba.
Che poi chissà cosa cavolo è questa creatività…
perché oggigiorno ti spacciano per figlia della creatività una cosa qualsiasi, meglio se di poco gusto, che poi ti senti scema tu e ti fustighi perché seri così tapina da non capire il messaggio espresso dall’opera in questione….in realtà avevi capito tutto: una ciofeca sotto mentite spoglie che ti vendono come opera di creatività.
Perché sono tutti artissssssssssssssssssssssssssssssti…

11 settembre 2011

Undici settembre 200X


Tutto ciò che era umanamente possibile dire sull'11 settembre 2001 è stato detto, assurdo pensare di aggiungere alcunché di nuovo. Anche noi di Eva ne abbiamo già parlato, all'indomani dell'uccisione di Osama bin Laden.

Il mondo cambiato per sempre, l'assurdità delle guerre seguite, le lacrime sparse, il raccontare dove eravamo allora, la distruzione dei punti fermi, le assurde teorie complottiste, gli anni di Bush, Guantanamo, e poi Madrid, Londra, la paura.
Ma in questo preciso istante sono passati dieci anni da quella mattina.
Alle 8.46 il volo American Airlines 11 si schiantò fra il 93° e il 99° piano della Torre Nord, dando inizio a tutto.
Impossibile non parlare di nuovo.

In memoria delle vittime provocate dagli attacchi, Eva ha scelto alcune voci che, molto meglio di lei, hanno saputo capire e raccontare quella conclusione.

9 settembre 2011

Per fatto personale


Stamattina, tra le altre cosette pubblicate sui giornali, leggiamo questo e ci viene da raccontare un aneddoto, in quanto punti sul vivo da quell'invito alla delazione stigmatizzato dall'Autore.
Insomma, un signore compra il garage nel palazzo in cui è situata la sua prima casa di abitazione; nell'atto di acquisto viene dichiarato che tale garage è pertinenziale alla suddetta prima casa di abitazione, e questo significa che la compravendita sarà assoggettata ad una tassazione agevolata e non solo: anche l'acquistato garage godrà dei benefici dell'esenzione dall'ICI e dello sgravio IRPEF.
Però leggendo l'atto - lo abbiamo fatto per dovere d'ufficio - salta agli occhi un dato: il garage non è il solito box di 20/25 metri quadrati, ma ha una superficie superiore ai 400 metri quadri.
Siamo sicuri che il padrone di casa possiede tutte queste automobili, ovvero che non è proprio capace di far manovra ed ha bisogno di spazio?
E siamo sicuri, egregio dott. prof. Angelo Panebianco, che suggerire all'Agenzia delle Entrate di porsi il problema equivale a fare la spia col rischio di andare all'inferno?

7 settembre 2011

Architettura e Potere

Ho appena terminato un libro, un soggetto apparentemente pesante, le relazioni fra l'architettura, gli architetti ed i potenti del mondo. Il titolo è "architettura e potere" di Deyan Sudjic, editori Laterza. Al contrario di quello che temevo ho scoperto un libro molto interessante, capace di tenere l'attenzione del lettore, racconta molto bene le relazioni fra i vari potenti, i loro architetti e le opere commissionate. L'architettura pensata non come strumento di costruzione di un mondo ma come strumento di glorificazione del potere e della persona che quel potere in quel momento ed in quel posto quel potere lo incarna. Che il potente sia Stalin o Hitler, Mao o Mussolini, così come il ricchissimo di turno, i presidenti degli Stati Uniti o l'arricchito telepredicatore la sostanza non cambia, lo scopo è mostrare al mondo quanto si è più potenti, più intelligenti, più avanti, più.... insomma che lui, il committente, ce l'ha più lungo di tutti.

18 agosto 2011

Schiavitù di condominio



Leggo un breve articolo che mi colpisce molto, inizia in questo modo:
"Uno scantinato, una ventina di ragazze cinesi alla macchina da cucire fino a 12 ore al giorno, qualche materasso per la notte e un fornelletto per cucinare il minimo necessario a recuperare le energie. Sono le nuove schiavitù urbane, che si insediano sempre più spesso nel palazzo di fianco.".
Viene facile immaginare che si parli di uno di quei casi di cinesi sfruttatori di altri cinesi.
Potrebbe essere parte di un articolo di Libero o della Padania? Potrebbe. Ed essere in un articolo di un qualche giornale/blog/rivista di una qualche parte della sinistra? Si fa più fatica a pensarlo. 

Spesso è comodo procedere in modo schematico, almeno su certi argomenti come  ad esempio quando si parla di sfruttamento degli immigrati irregolari. Chi è di una parte parla di immigrati sfruttati da italiani, per l'altra parte i cattivi hanno colori della pelle e linguaggi che vengono da lontano.
In questo modo si perde però di vista la realtà, che è banalmente quello che succede mentre troppo spesso ci si chiude dietro a parole ed idee che altro non sono che muri, ed allora capita di ritrovarsi schiavi di quelle parole e di quelle idee. La realtà è quello che succede, non quello che ci piacerebbe, nel bene o nel male, che succedesse. Nel guardare alle cose del mondo sarebbe il caso di separare i fatti dalle opinioni, con approccio anglosassone, da noi si tende invece ad usare un altro metodo, le opinioni che spiegano i fatti.

8 agosto 2011

Sui mercati

La finalissima della Supercoppa di calcio italiana è stata fatta a Pechino, non è la prima volta che capita. I commenti che leggo riguardano il solo aspetto calcistico, eppure trovo che una cosa simile, giocare quasi dall'altra parte del mondo una partita solo italiana, dovrebbe stimolare più di qualche riflessione non solo sportiva. Poi trovo questo articolo, contiene spunti molto interessanti, il calcio sembra quasi diventare terreno di esperimenti di sociologia. A conferma di quanto scrive l'autore del pezzo (che è il C.T. della nazionale maschile di pallavolo) Barbara Berlusconi arriva a dire che essendo stata ottenuta contro l'Inter la vittoria vale doppio, probabilmente non rendendosi conto che per dare spessore al Milan implicitamente elogia e molto anche la squadra avversaria. 
Però credo che questo evento non sia solo utile come strumento di analisi sociologiche, ma anche per capire come cambia (e come è già cambiato) il mondo in cui ci muoviamo. E' un mondo in cui i confini non sono più così definiti, non solo i confini geografici ma soprattutto sono cambiati quei sottili confini che definiscono i poteri, quelli veri, reali, che sembrano tanto lontani ma che invece condizionano la vita di ognuno di noi. Lo mostra quello che è successo con il declassamento degli USA, la Cina (il loro maggior creditore) si può permettere di strigliare la superpotenza una volta nemico ideologico ed ora partner commerciale, allo stesso tempo in Europa viene a fare acquisti a prezzo di saldo.

3 agosto 2011

Fotografia al femminile ed al maschile


Mi piace la fotografia, mi piace così tanto che cerco, guardo, osservo molte foto e molti fotografi. E di mio sono anche curioso. Una curiosità riguarda le differenze nel modo di vedere fotograficamente fra fotografi uomini e fotografe donne, in primis se esistono queste differenze.  

Ho un bellissimo libro, di Contrasto , "Donne viste dalle donne", come fa capire facilmente il titolo sono fotografie di donne fatte da fotografe donne. L'ho preso qualche anno fa, ed ogni tanto mi capita di riguardarlo come mi capita con altri libri di foto, trovo che cambiando i momenti cambiano anche gli stimoli che si ricevono. Vale per tutti i libri che mi sono piaciuti, vale ancora di più per quelli di fotografia se non altro perchè possono essere aperti e sfogliati assolutamente a caso.
L'ho riaperto anche di recente e l'occhio m'è caduto su una foto che a prima vista avrei messo nella categoria "pornografia". Mi ha ricordato molto il quadro "l'origine del mondo" di Courbet, solo che qui il "soggetto" è visto dall'alto, in una vasca da bagno, col getto del rubinetto che va proprio lì.
Mi ha incuriosito trovare un'immagine simile in un simile libro di un simile editore e sono andato a cercare informazioni. L'autrice è Sally Mann, una fotografa americana, premiatissima ( http://sallymann.com/ ), le sue foto sono molto belle, spesso cariche emotivamente,  alcune lasciano una certa inquietudine. Molte di queste sono foto fatte ai suoi figli., la sua spiegazione (non giustificazione), è che sono cose che ogni madre vede. Non sono madre e non ho figli per cui non lo so se è davvero così e tutto sommato non mi interessa

25 luglio 2011

Della morte e della rabbia

Quando avevo sedici anni amavo follemente Jim Morrison. Amavo tutti coloro che avevano - a quei tempi mi sembrava così - immolato la propria vita in nome dell'arte.

Poi arrivarono i Nirvana nella mia città, e qualcuno si offrì di accompagnarmi al concerto: io ero triste per una delusione amorosa, e risposi che non avevo voglia, aggiungendo "Tanto i Nirvana sono appena esplosi, ci sarà tempo per vedere un loro concerto".
Quella stessa notte Kurt Cobain tentò il suicidio con un cocktail di farmaci sciolto nello champagne. E qualche mese dopo si sparò in bocca. Me lo disse mia madre, mentre io stavo "decorando" il diario di scuola, e rimasi a lungo impietrita. Ma ancora mi sembrava qualcosa di ovvio, di naturale, di prevedibile da parte di chi non trovava in questo mondo lo spazio sufficiente per dare sfogo a tutto se stesso.
Anni dopo, stavo truccandomi per andare al lavoro quando il mio compagno bussò alla porta del bagno e mi disse che era morto Heath Ledger. Non era uno dei miei attori, avevo sempre preferito Jake Gyllenhaal, ma mi sentii come se avessi preso un pugno in piena faccia. Era bellissimo, era bravissimo, era artisticamente coraggioso, perché aveva sprecato tante possibilità, perché ci aveva privati di future emozioni?
Poi sabato leggevo dell'attentato a Oslo, dell'orrore vissuto da quei ragazzini inseguiti, colpiti, uccisi da uno psicopatico cui ogni etichetta rischierebbe quasi di dare una motivazione giustificativa, e fra le ultim'ora è comparso lo strillo "Amy Winehouse è morta nella sua casa di Londra".
La conoscevo pochissimo, quasi per niente, ma ancora non riesco a smettere di pensarci.
A 34 anni improvvisamente le morti rock non hanno più fascino, non sono più future leggende cui pensare mentre si ascoltano quelle note perfette; no, a 34 anni le morti rock sono semplicemente stupide, e ti viene voglia di ragionare in maniera ingiusta, facendo paragoni fra le morti, lei se l'è andata a cercare, i ragazzi dell'isola di Utoya no. Ed è vero. In qualche modo forse è vero.
Ma io provo dolore per tutte queste morti, in modo diverso ma pur sempre dolore.
Penso a lei, penso a cosa avrà mai pensato quando non riusciva nemmeno più a cantare su un palco, mi chiedo se si sia resa conto di quello che stava facendo; e allo stesso tempo penso a quei ragazzi norvegesi, nascosti ovunque come fecero i loro coetanei di Columbine, penso al terrore che deve averli invasi, loro che erano pieni di progetti e speranze, politicamente impegnati, assolutamente innocenti.
E penso che morire giovani dovrebbe essere proibito.