Leggo questo articolo sul Corriere del Mezzogiorno, dove si racconta in modo succinto della polizia municipale di Napoli che individua, non per caso, una cinquantina di cingalesi sfruttati da un loro connazionale che li ammassava in due miniappartamenti di cui risultava essere l'affittuario, che poi versava due affitti normali ai proprietari. A proposito questi ultimi, nell'articolo non si parla affatto di loro. Impossibile che non sapessero nulla, decine di persone ammassate in pochi metri quadri non sfuggono agli occhi, alle orecchie, ai nasi di vicini ed amministratori. La cosa buffa è che solo il subaffittatore sembra essere stato imputato per favoreggiamneto dell'immigrazione clandestina.
Verrebbe spontaneo parteggiare per i 50 costretti a vivere in 2 metri quadri a testa. E altrettanto spontaneamente verrebbe da pensare che il loro concittadino che gli subaffittava gli appartamenti sia quanto meno una carogna.
Partendo dalla lettura di questo breve articolo mi ritrovo a pensare agli oppressi ed agli oppressori e come mi capita ogni tanto mi viene un pensierino forse controcorrente forse contro e basta. Forse lo stesso uomo avremmo potuto "incontrarlo" qualche sulle pagine di qualche giornale di qualche anno fa in qualche trafiletto che ci raccontava dell'ennesimo barcone stracarico di disperati che arriva quasi per miracolo. Ecco, se ora parteggiamo per i 50 messi stipati sardine allora avremmo parteggiato per i passeggeri di quel barcone e quindi anche per lui.
Cosa separa la vittima di allora col cattivo di oggi? Solo qualche anno di tempo? Ecco, il pensierino contro è questo, che spesso basta cambiare di poco qualcosa, punto di vista o tempo, per vedere cambiare le cose. Chi oggi è vittima domani sovente diventa carnefice, e nella storia la differenza fra un eroe ed un terrorista l'ha fatta spesso chi ha vinto la guerra piuttosto che le azioni di chi si vuole giudicare, come spesso nella storia un popolo oppresso diventa oppressore, magari in pochi anni. Ognuno ha i propri esempi e può giudicare da se stesso.
Ecco, giudicare, è la parola magica, stavolta in negativo. E' molto facile giudicare senza però sapere davvero, farsi travolgere dal momento emotivo nelle piccole cose e dalle notizie che ti arrivano nelle grandi. Un buon esempio di questo è il caso Strauss-Kahn, passato da temuto presidente del FMI a probabile violentatore di cameriere a probabile vittima di un complotto di chissachi. Il tutto nel giro di pochi giorni, il tutto seguendo le ondate emotive guidate dalle notizie che riportavano i nostri media.
Strauss-Kahn non è diventato improvvisamente un puro, un angelo, solo che forse, almeno per quel che riguarda quello specifico caso, forse non è così cattivo come poteva sembrare all'inizio.
Solo sembra che nessuno si sia chiesto come sia stato possibile ciò, dalla parte dei giornalisti ma anche da quella dei lettori.
Se vogliamo questo si ricollega a quello che è successo in Inghilterra con Rebekah Brooks ed il suo News of the World, il giornale di Murdoch. La differenza che vedo è che in Inghilterra l'opinione pubblica è insorta e verrà costituita una commissione d'inchiesta, lo scandalo è così grosso che anche l'immagine del premier ne risente. Da noi ci sono giornali che si inventano campagne scandalistiche e non succede nulla, neppure nei lettori (rispettabilissimi) di quei giornali quando salta fuori che quelle campagne erano fasulle.
Cosa sta succedendo alla capacità critica degli italiani? Ultimamente si leggono spesso frasi del tipo "il vento sta cambiando", ma a che serve indignarsi se assieme e meglio ancora prima dell'indignarsi non c'è anche una capacità critica, del mondo ma anche personale?
Mi rendo conto che questo è un argomento delicato, dalle molte sfumature, e che non ha una risposta unica, anche perchè si incontra con un altro tema, credo davvero importante ma che non viene molto considerato, che nessuno è perfetto e che l'evoluzione personale passa anche dal commettere errori, anzi forse c'è addirittura un diritto allo sbagliare. Ho detto che si incontra? Forse sarebbe meglio dire che si scontra.
To be continued, forse.
To be continued, forse.
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Le decisioni degli amministratori sono insindacabili