22 novembre 2011

11/22/1963

Quarantotto anni fa, a Dallas, moriva John F. Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America.
Invece di pubblicare un coccodrillo meglio o peggio copiato da Wikipedia, pubblichiamo la breve recensione, apparsa su di un altro blog che pure ospita i nostri articoli, al nuovo romanzo di Stephen King.


Finalmente è arrivato, dopo la dose di metadone costituita da quattro racconti lunghi pubblicati l'anno scorso: è il nuovo Stephen King, molto ma molto ambizioso. Quasi una ucronia, ovvero l'uomo che scopre il modo di andare nel passato e salvare Kennedy, quel mattino di novembre a Dallas.
King ama gli anni '50 e '60 come si vivevano negli USA, e da bravo raccontatore di storie pesca nel suo archivio e richiama alle armi il "Club dei Perdenti" di It, per una comparsata di Beverly Marsh e di Richie Tozier, oltre ad un cameo del perfido signor Keene, il farmacista di Derry (ricordate l'inalatore di Eddie Kapsbrak?).

L'attentato è avvenuto-dovrà avvenire-avverrà (insomma, dentro libri così i tempi dei verbi sono una scommessa) a Dallas, quindi dopo un po' basta con il nord est, ed avanti con il Texas di cinquant'anni fa: non sono abbastanza ferrato in storia americana contemporanea, e non posso dare un giudizio sull'accuratezza della ricostruzione, che è comunque affascinante.
Poi, naturalmente c'è la storia, che è una storia alla King, con i suoi momenti di paura ed i colpi di scena; chi  apprezza il genere (quorum ego) non può mancare all'appuntamento.
Ovviamente, come dice il nostro, da leggere di notte, al buio.

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