Oggi Umberto Eco compie ottanta anni. Non vi presentiamo una biografia copiata dalla Rete, ma la recensione del suo ultimo libro: ci sembra il modo migliore per onorare un punto di riferimento della cultura contemporanea, italiana e non solo.
Sta uscendo in tutta Europa, la prossima volta sarà in Inghilterra, raccogliendo critiche di vario segno. Da noi è da tempo sparito dagli scaffali novità, ma ne parliamo oggi anche per fare gli auguri di compleanno a Umberto Eco, nato il 5/1/1932. L’autore qui si diverte e gioca con il complottismo storico allestendo, nell’anno dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, un elegantissimo centone che attraversa il nostro Risorgimento ed anche qualcosa di più: Il Cimitero di Praga va oltre lo spin-off – come direbbe mia figlia appassionata fruitrice ed esegeta di serie tivvù – di una parte del Pendolo di Foucault; racconta da una parte una unificazione ben diversa da quella gloriosa che ci hanno insegnato a scuola (almeno a quelli meno giovani, quorum ego) ma forse più plausibile, e dall’altra ripercorre il filo rosso dell’intolleranza europea, dando un padre o una madre a tutti i luoghi comuni della canea anti.
Anti cosa? Anti qualsiasi cosa, in effetti, e quindi ci sono i carbonari mangiapreti, i massoni ricchi e potenti dietro le quinte, e finalmente arrivano anche gli ebrei che vogliono dominare il mondo. Perché, e questo lo sapevamo anche prima di prendere il libro in mano, piuttosto che risolvere i problemi, è molto più semplice indicare un nemico che ne avrebbe la colpa.
Ultima annotazione: il libro è di scorrevolissima lettura ma di struttura complessa, costruito a flashback e, addirittura, con una vena di romanzo epistolare; affrontatelo quindi, se non l’avete già letto, con il rispetto che si deve ad un saggio, non ad un romanzo. E alla fine fate anche voi gli auguri all’autore.
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