Ti ho già raccontato dei miei colloqui telefonici con l'Agenzia delle Entrate e la Banca d'Italia per i 700 euro scarsi del rimborso IRPEF di papà, e concludevo con una nota allegra; ancora non sapevo cosa mi aspettava, purtroppo.
Avevo tutte le indicazioni necessarie, quindi una bella mattina di primavera me ne vado alla Banca d'Italia per risolvere il problema. Locali affascinanti nel cuore del Macao (o meglio Castro Pretorio), carabinieri in assetto di guerra, tanti sportelli e pochissima gente.
Il personale è gentilissimo, ma lo sportellista mi dice che sì, si può fare la denuncia di smarrimento del vaglia cambiario e, tra quindici giorni, incassare il corrispettivo, ma devo aspettare il collega.
Il quale collega arriva, si fa (ovviamente) rispiegare tutto, smanetta lungamente ad un computer e mi
consegna un foglio recante tutte le indicazioni del caso, dove spicca una data che è quella in cui i soldi saranno disponibili.
consegna un foglio recante tutte le indicazioni del caso, dove spicca una data che è quella in cui i soldi saranno disponibili.
Come eredi, visto l'importo modesto e tutte le altre caratteristiche della successione, basterà un'autocertificazione, però io non sono l'unico erede di papà. La vedova non si può muovere, e bisognerà quindi predisporre una procura.
Bene, datemi allora i moduli e ci penso io, dico.
Ho dimenticato, meschino, che esiste un altro ufficio per questo, quindi devo lasciare il salone ed addentrarmi all'interno; mi faranno il passi, ma bisogna attendere. Per farsi consegnare due moduli? Sì, e l'attesa prevista è di un'ora.
A loro onore, devo dire che in effetti scoccata l'ora mi invitano a salire al primo piano (che in realtà e quasi il secondo, le scale non finiscono più) ed un gentilissimo impiegato mi accompagna in un salottino e mi consegna tre fogli: tempo impiegata 120 secondi, ma soltanto perché provo a leggere cosa c'è scritto.
Se ne riparla dopo Pasqua, e ti terrò informato: credo proprio che non finisce qui.
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