Questa è una ricetta che viene da lontano: ho trovato una lettera (sì, proprio scritta con una penna su un foglio di carta e spedita con busta e francobollo) di mia nonna a mia madre con le istruzioni per la preparazione delle fave in padella, e che risale alla primavera del 1962.
L'ho seguita e devo dire che cinquanta anni fa sapevano cucinare, con ingredienti relativamente poveri con strumenti semplici. Immagino che oggi sarebbe tutto un frullare ed arricchire con erbe e spezie.
Perdonate lo sfogo sui bei tempi andati e torniamo alla nostra ricetta: fave, quante ne riuscite a sgranare senza impazzire, un giro d'olio, uno spicchio di aglio (mia nonna parlava di aglio novello, ma ammetteva anche l'uso di quello secco) ed una paio di cucchiai di aceto. E che sia semplice aceto bianco, mi raccomando.
Facciamo scaldare l'olio e facciamo andare, prima che sia bollente, l'aglio, che non deve diventare scuro ma ammorbidirsi. A quel punto mettiamo in padella le fave con una tazzina da caffè di acqua, copriamo e facciamo cuocere finché non saranno tenere. Possiamo aggiungere eventualmente ancora un po' d'acqua, ma quasi goccia a goccia, perché alla fine della cottura dovranno restare asciutte. A quel punto alzate la fiamma e spruzzate con l'aceto; mia nonna suggerisce anche qualche foglia di menta, oltre a poco sale e ad una spolverata di pepe.
Qui accanto, per gli increduli, la parte della lettera che ci interessa: poi vino bianco secco, e buon appetito.
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