10 giugno 2011

Ma gli scettici sognano pecore elettriche?

Sapete, nella vita di ognuno di noi, quel tale che un bel giorno ci compare all'improvviso alle spalle e si mette a spiegarci che no, le stelle cadenti non sono lacrime di déi in grado di esaudire i nostri sogni ma meteore che attraversando l'atmosfera si incendiano per la reazione blablablablabla? 
Immagine di Andy Riley
O che si può realizzare un cerchio nel grano con un pezzetto di legno, la carta millimetrata, i permessi e blablablabla?

Quel tipo che, nel migliore dei casi, è giusto un po' noioso? 

Ecco. 

In una piccola porzione di mondo da questa parte dello schermo, quel tipo lì è l'Eva che scrive. 

O meglio, lo è da qualche anno, perché Evaquesta, prima di tesserarsi scettica, ha fatto un giro lunghissimo attraverso tutte le possibili credenze, supposizioni, teorie, e non si è risparmiata nemmeno qualche capatina nel distorto universo dei complottismi. 
Quindi sa come ci si sente da entrambi i lati della barricata e più volte, nelle occasioni sociali, quando tutti disquisiscono dell'impossibile traiettoria della pallottola che uccise JFK o dell'evidente mancanza di somiglianza fra Paul McCartney e il sosia che l'ha sostituito nel '66, nel sentirsi pronunciare le immancabili obiezioni “Il tiratore sulla collinetta erbosa era l’uomo invisibile, che nessuno l’ha visto/fotografato/filmato?” o "E con tutto il casino che hanno messo in piedi, non sono riusciti a trovarne uno che gli somigliasse meglio?" sbuffa da sola. 

Perché, vedete, noi scettici non siamo cattivi. E non siamo neanche noiosi. No, sul serio. 

Lo sembriamo perché le nostre spiegazioni sono lente, piene di dati, numeri e a volte persino percentuali; i possibilisti invece hanno teorie meravigliosamente arzigogolate, da raccontare come romanzi, con tanto di colpi di scena e sospensioni drammatiche (si veda, ad esempio, il finale del libro di Giacobbo sul 2012…). Ovvio che l’astronauta di Palenque è più fico se pensato, per l’appunto, come crono viaggiatore che non come puzzle riassuntivo della visione maya del percorso compiuto dall’anima nel momento in cui dalla vita passa alla morte e all’aldilà. Grazie al piffero. 
Epperò, quelle spiegazioni lente, noiose e fattuali per noi sono pura poesia; siamo ontologicamente entropici e ci piace che la realtà sia ordinata, ordinabile e intelligibile. La scienza e la filosofia hanno sempre camminato così e guardate dove siamo arrivati, a forza di sfrondare qua e là: c’è gente che ha imprigionato l’antimateria. L’antimateria. Roba che, a dirlo, ti vien voglia di fare un saluto vulcaniano, tanto fantascientifica suona ancora l’idea. 

Qualcuno dice che abbiamo bisogno di ragionare così per tenere a bada la paura dell’ignoto. Qualcun altro che riceviamo lauti compensi dalla Cia/FBI/NWO/Ordine delle carmelitane di Santa Pupa per nascondere al mondo la vera verità. I primi, forse, un po’ di ragione ce l’hanno pure – per quanto non parlerei di paura quanto di affascinata curiosità, – i secondi invece dovrebbero seriamente ripensare la disposizione delle proprie sinapsi (e il mio conto in banca può testimoniare la fallacia della tesi accusatoria, Vostro Onore). 

La realtà, Evaquesta pensa, è che anche a noi scettici piacciono le belle storie e davanti alle piste di Nazca qualche suggestione la proviamo anche noi. E anche noi, come tutti, siamo alla ricerca del senso ultimo della vita, l'Universo e tutto il resto. Solo che finora abbiamo trovato il tutto così meravigliosamente ben riuscito da non poter pensare che il tessuto connettivo della nostra realtà sia la trama di uno scadente giallo finlandese, piena di complotti, silenzi, eventi inspiegabili e pessimi controllori di volo nei cieli di Roswell. Ché tutti lì, cadono gli alieni, mai uno che passasse, per dire, a Greppolischieto, mai. 


P.S. 
E comunque, a me il Macca sembra più alto, adesso.

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