13 settembre 2011

Fey e Carrell sperduti a Manhattan


Ancora un po' allibiti per i premi della Mostra del cinema di Venezia (soprattutto perché presidente di giuria era il nostro amato Aronofsky), questa settimana ci regaliamo una recensione facile facile, su un film facile facile che però qualche risata ce l'ha strappata.
Parliamo di "Notte folle a Manhattan", con Tina Fey, Steve Carrell, Mark Whalberg e James Franco.
La trama è la solita: stanca coppia di lunga data decide di regalarsi una serata speciale che, per una serie di circostanze sfortunate, si trasforma nella tragicomica avventura di una vita.
Nel caso specifico, la miccia viene innescata quando Claire e Phil si spacciano per i  Tripplehorn, che non si sono presentati al nuovissimo ed esclusivissimo ristorante dove avevano prenotato un tavolo e dove i nostri eroi non riuscivano ovviamente a entrare. Ovviamente, i Tripplehorn hanno attirato le antipatie di un boss della malavita, che li sta cercando...
Sì, una storia molto simile ai vari "Un provinciale a New York", "Sperduti a Manhattan", ma per certi versi richiama anche - mutatis mutandis - il mitico "The Blues Brothers": la sequenza dell'inseguimento a traino e il cameo di James Franco sono tanto surreali quanto esilaranti.

Intendiamoci, non ve lo stiamo consigliando per portarlo come saggio conclusivo all'ultimo anno della UCLA, ma è un divertissement onesto e più che godibile (anche se non ci è chiarissimo perché abbiano scelto di trasmetterlo nella rassegna dedicata a New York per l'11/9, dal momento che la città qui non è vera protagonista, come in altri titoli andati in onda ieri).

In più, l'accoppiata Tina Fey-Steve Carrell funziona piuttosto bene.
Lui ha questa sempiterna maschera malinconico-stralunata che da sola crea l'effetto umoristico (specie nel dialogo con Franco); lei sortisce lo stesso effetto che si ha con 30Rock: non ti sbellichi dalle risate, a volte ti chiedi persino cosa ci sia di comico, eppure lei è talmente buffa e scombiccherata che devi per forza stare a guardare che altro succede.

A parere dell'Eva che scrive, però, la parte più riuscita del film è prima che inizi la "notte folle", quando viene mostrata la quotidianità di Phil e Claire, la perdita di smalto, la stanchezza di entrambi e la difficoltà a essere qualcosa di diverso da una coppia di genitori che lavorano-crescono i figli-mangiano-dormono. Con una scelta leggermente diversa dal solito, non si strizza l'occhio allo spettatore né li si addita come sfigati, ma lo si accetta come uno stato di cose difficilmente evitabile e che pure può nascondere un profondo affetto, oltre a tanta voglia di stare insieme e di lavorare per riuscirci. Un tocco delicato che ci sta proprio bene.

Voto finale: potrebbe diventare uno di quelli che, quando ripassa, un'occhiata gliela dai sempre.

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