Ci sono svariate possibili ragioni per andare a vedere La Talpa.
Si può essere appassionati di spy-stories, fan di John Le Carrè, cinefili mainstream che vogliono vedere tutte le candidature all'Oscar per poi poter votare il proprio parterre e confrontarlo con gli effettivi vincitori dell'Academy.
Nel mio caso specifico, l'unica ragione per cui potevo provare un barlume di curiosità era il cast: Colin Firth, Gary Oldman e Benedict Cumberbatch nella stessa inquadratura racchiudono parecchio di ciò che chiedo al cinema (e che però ultimamente non ottengo).
A visione avvenuta posso confermare quanto avevo già sospettato leggendo recensioni e sentendo pareri in giro: o lo si trova meraviglioso o lo si trova una mattonata sulle gengive con rincorsa.
Non necessariamente la seconda posizione implica anche un giudizio negativo: nel mio caso, per esempio, è stato una mattonata sulle gengive con rincorsa e lancio olimpico, ma non gli si può negare una ricercata bellezza che gli conferisce un'identità chiara e puntuale.
La regia è dell'autore di Lasciami entrare, e questo spiega l'atmosfera fredda e nordica, quasi da film tedesco, che permea luci e fotografia. D'altro canto, l'impianto complessivo ricorda le produzioni indipendenti anni '70, piuttosto sporche e disperate.
Nemmeno a dirlo, gli attori sono tutti bravissimi, per quanto l'interpretazione di Oldman sia un filo troppo manierista, troppo "La candidatura è mia!", anche se avrei bisogno di conoscere il personaggio originale per darne un'opinione più compiuta.
Colin Firth è ormai pienamente nella propria pelle, peccato il suo personaggio abbia poco spazio; Cumberbatch con quella voce può fare qualsiasi cosa; gli altri sono tutti più o meno al livello.
Il problema fondamentale del film è che non si capisce una beneamata della trama.
Cioè, forse sì, forse sono io che ormai sono troppo vecchia per qualsiasi storia poco meno che lineare, però più del senso complessivo della storia non sono riuscita a mettere insieme. E così chi l'ha visto con me.
In qualche misura ricordava gli hard-boiled al Grande Sonno, che nemmeno gli attori avevano idea di cosa stesse succedendo, senza però quella patina di classico e senza gli scambi Bogart-Bacall, che avrebbero reso affascinante anche una trasposizione del manuale d'uso dell'Idraulico Liquido.
In buona sostanza: lo consigliamo? A casa e in lingua originale sì.
E' un film che rivedremmo? Nemmeno se ci sottopongono alla cura Ludovico.
Voto Finale: epperò fatevelo fare un po' di editing a quella sceneggiatura. E soprattutto pagate un parrucchiere decente.
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