Se dovessi definire il senso di queste elezioni non potrei farlo se non con questa immagine: la speranza, la rinascita, il sorriso. Niente ceroni, parrucchini, urla sguaiate, offese e attacchi alle donne e agli uomini che "tirano la carretta" e affrontano la vita quotidiana con il senso di responsabilità e il dovere civico di chi crede nella democrazia, nella correttezza istituzionale, nel diritto alla felicità. Nei toni bassi e nell'urlo del silenzio.
Se dovessi definire il senso e il significato di queste elezioni non potrei farlo se non con la voce di un compagno lontano, che ti chiama e ti fa gli auguri perchè "almeno lì ce l'avete fatta e siamo felici per voi".
Se dovessi definire l'emozione più grande di questi giorni non potrei farlo se non con le lacrime di mia figlia, 18 anni e l'attenzione e la gioia di ascoltare Umberto Eco. E, nello stesso medesimo modo, definirei emozione grande quel sorriso del prof. Onida in una metro affollata, mentre sorride e scruta il volto chiaro e pulito dei ragazzi avvolti nelle bandiere, colorati di rossetto arancione, sospesi e sorpresi dalla possibilità di vincere una battaglia impari.
All'arroganza e alla sfacciataggine delle donne "di potere" hanno risposto le donne normali, quelle che erano in casa a cucire le borse di Pisapia, le creative che hanno ribattuto colpo su colpo alle cattiverie e ai colpi bassi.
E' stata la vittoria dell'ironia, della tranquillità, della creatività. E' stata la vittoria di chi crede che un futuro migliore passi attraverso persone che non rincorrono gli avversari ma raccontano le proprie speranze, rimarcano le proprie idee, sussurrano a voce bassa nell'orecchio del proprio vicino, come in un gioco antico, la parola libertà. Fino ad arrivare all'ultimo della fila che ha ripetuto, in questo gioco del telefono senza fili, la parola libertà, diritti, uguaglianza, giustizia. Una fila lunghissima, che non si interrompe perchè noi, dalla nostra, abbiamo persone vere e non figuranti, donne vere e non manichini costruiti, gente che scende in piazza perchè ci crede e, soprattutto, gratis.
Scusate se è poco.
"......"All'arroganza e alla sfacciataggine delle donne "di potere" hanno risposto le donne normali, quelle che erano in casa a cucire le borse di Pisapia, le creative che hanno ribattuto colpo su colpo alle cattiverie e ai colpi bassi"...... Grazie, amica mia!"
RispondiEliminacome lo hai scritto bene.
RispondiEliminasvegliarsi il mattino in un posto che non più ostile mi commuove, e mi fa sentire all'altezza dell'educazione che ho ricevuto. è Milano città aperta e giusta, e i due aggettivi non sono separabili.
Martedi pomeriggio Fatima, una delle signore dell'impresa di pulizie del nostro ufficio, aveva un vestito rosa. E zompettava col suo carrello colmo di detersivi e spazzoloni. Il velo mi sembrava più sistemato del solito, con cura.
RispondiEliminaScherzando le ho detto "Allora è tutta colpa di Pisapia?" e lei, con una risata aperta e denti bianchissimi ha risposto: "No, Pizzapia no ha colpe.Io ho messo vestito di festa, perchè oggi a Milano è festa" Abbiamo "brindato" con il caffè alla macchinetta e l'ho ringraziata anche a nome di Pizzapia per aver colorato col suo vestito rosa il nostro ufficio così monocolore.