19 aprile 2011

Da Alba all'eternità






Da bambino, non potevo mangiarla: i miei genitori erano perfettamente d'accordo nel dire che "non si sa cosa c'è dentro", che "ti fa male", che "poi non mangi il minestrone".



Quindi Pietro il Grande, da noi, non ha avuto molti soldi; ma poi la mia famiglia si è vendicata grazie alle mie figlie; ed io ogni tanto, per la verità, approfitto degli avanzi. Devo dire che non mi fa impazzire, mi sembra davvero troppo: troppo grassa, troppo unta, troppo pesante.



Ma mi piace molto di più la pura espressione di gioia sul viso di Diana e di Silvia quando la mangiano.



Grazie quindi a Pietro il Grande e addio a Pietro II, che la terra gli sia lieve, più lieve della Nutella.

"Rosalie, porta questo fiore sulla tomba"

Ieri su tutti i giornali campeggiava la notizia "E' morto Osamu Dezaki".

Scorrendo le homepage, di corsa, in ufficio, in un attimo di pausa, il pensiero collettivo della popolazione mondiale normo-nerd è stato "Chiiii?". Ma, per una volta, i giornalisti italiani hanno saputo scegliere un titolo (quasi) esatto, riassuntivo ed esauriente, in grado di paralizzare l'intera generazione di attuali trentenni e far loro comparire uno strano sguardo negli occhi.
Osamu Dezaki è stato infatti regista di un numero strabiliante di quei cartoni animati che, negli anni '80, alle 4 di pomeriggio, richiamavano davanti alla tv un intero esercito di mini-spettatori armati di latte e tegolini, gli stessi che oggi si sono trasformati in serial-addicted praticanti, e si assiepano davanti alle televisioni alle nove di sera, armati di bibite dietetiche e ansiolitici.
Fra le sue opere si annoverano Rocky Joe, Lupin III, Remi... e Lady Oscar.
L'Eva che scrive oggi è stata parte integrante dell'esercito pomeridiano di allora e si fregia del grado di feldmaresciallo in quello serale di oggi, per cui sa perfettamente che cosa abbia significato Lady Oscar per la sua generazione.
Vedete, se non fosse caduto di recente il centocinquantesimo anniversario, molte di noi, forse, a bruciapelo, non avrebbero saputo dire l'anno dell'unità di Italia, e sicuramente senza Colin Firth si sarebbero domandate se c'era la monarchia in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale.

La rassegna stampa di Eva del 19 aprile: notizie da non perdere

«Quando le donne stanno bene, tutto il mondo sta meglio» Amartya Sen (premio Nobel per l’Economia)

C'è solo l'imbarazzo della scelta nel proporre la rassegna stampa di Eva.
Una parola chiave e tutto si srotola, come il bandolo della matassa che la nonna ci faceva tenere per creare gomitoli. E mentre la lana cresceva attorno a un nucleo la vecchia signora (così la definivo) raccontava di donne, delle storie delle donne che durante la guerra si sostituivano agli uomini nel lavoro della terra, negli opifici e perfino nei cantieri edili.
Eccola la nostra rassegna stampa di oggi. Si srotola e, nel contempo, costruisce attorno a un nucleo la propria forma, pronta a trasformarsi in oggetti che crescono punto dopo punto, dritto e rovescio.
E allora parliamo dei numeri delle donne.
Che sta succedendo nel Paese dove da sempre i figli sono considerati "piezzi 'e core" e dove si pensava che il desiderio di maternità fosse universalmente diffuso, ma la fecondità è ormai da anni una delle più basse al mondo?
Pare proprio che sia in corso una sorta di silenziosa mutazione: donne stabilmente in unione sembrano apprezzare gli agi di una vita senza figli, gestita con molta libertà e senza troppi vincoli. Si scoprono sprovviste dell'istinto di maternità e dichiarano schiettamente che la loro vita è già così straripante di impegni ed interessi che un figlio sarebbe proprio di troppo!
Tra i primi ad accorgersi della presenza di queste donne ci sono gli studiosi di marketing che hanno individuato come importante target la coppia "DYNK" (dall'acronimo inglese Dual Income No Kids), cioè una coppia con due redditi e senza figli, spesso giovane e con standard di consumo elevati. Lo leggiamo in un articolo di Maria Letizia Tanturri che sottolinea come il fenomeno sia sempre più diffuso. Vi è persino un fiorente mercato di gadget e logo fantasiosi che promuovono la scelta dell'infecondità volontaria. E infatti, a proposito di numeri, basta googlare la parola childfree e spuntano 1.940.000 risultati utili. Per chi fosse interessato una nota compagnia low cost offre voli "child-free" perchè
i bambini oltre ad essere fastidiosi sono responsabili dei ritardi nell’imbarco. La soluzione? Un po’ di pazienza? Noooo, voli “child-free” per le tratte a più alta frequenza, pare già a partire da ottobre prossimo.A questo si aggiungerebbe un aumento dei prezzi per recuperare i costi per le cancellazioni dei voli e i ritardi ma pare che i passeggeri siano ben contenti di pagare un po’ di più pur di viaggiare senza mostri.
Eppure se guardiamo ai numeri, si legge che i successi ottenuti dalle italiane dal lato dell’istruzione sono innegabili, ma pare che non siano sufficienti a garantire il conseguente successo occupazionale. Nel 1950-51 si iscrivevano alle scuole superiori il 7,1% delle donne e l’11,8% degli uomini, mentre nel 2001-2002, le donne si trovano in una situazione di sostanziale parità rispetto agli uomini (89,8% e 89,5%) Fonte Istat
Nell’università la crescita della partecipazione femminile dal dopoguerra ad oggi è stata ancora più sorprendente: nel 1950-51 le studentesse universitarie erano un’eccezione (2,1% contro il 6% degli uomini), mentre oggi si iscrivono a corsi universitari 40 ragazze su 100 coetanee, contro 31 ragazzi su 100.
Se nel 1950-51 le donne erano appena un quarto degli iscritti, nel 2001-2002 sono diventate più della metà, il 55,6% .
Le studentesse ottengono, in media, votazioni migliori dei loro colleghi (non solo nelle lauree tradizionalmente “femminili”) e sono più veloci nel completare gli studi, ma pare che tutto questo non basti per garantire un più facile accesso al mercato del lavoro.
E ora, amici di Eva, lasciateci chiudere con un ricordo. E' morto il papà di Cicciobello, il bambolotto global, che dal 1962 ha accompagnato le bambine con Cicciobello Angelo nero, Cicciobello Ciao-Fiù-Lin con gli occhi a mandorla e la Miniluna Apollo. I numeri sono impronunciabili, se è vero che da almeno 50 anni Cicciobello fa la felicità di intere generazioni.