6 aprile 2011

Ogni maledetto carciofo


Leggo in giro su internet che i carciofi fanno benissimo alla salute. Sarà vero, ma principalmente, quando sono al giusto punto di maturazione, sono buoni: ottima e sufficiente ragione per cucinarli con attenzione e mangiarli con gusto. C'è il problema di pulirli, e lì c'è bisogno di pazienza, di un coltello affilato e di un paio di guanti di lattice, che aiutano anche a tirarsela un po', io li metto e vado in giro per casa urlando "cosa abbiamo?".
Diciamo che a questo punto i carciofi li abbiamo puliti, togliendo tutte le foglie esterne, quelle che fanno clack quando le spezzi, ed abbiamo scorciato anche il gambo: possiamo quindi provare a cuocerli alla romana. Due carciofi a testa sono un egregio secondo piatto, uno a testa va bene, secondo me, come contorno, quindi sappiatevi regolare.
In un padellino con i bordi abbastanza alti facciamo andare un cucchiaio d'olio per ogni carciofo con qualche spicchio d'aglio: quando l'aglio diventa scuro mettiamo i carciofi con il gambo all'insù, acqua fino a coprirli a metà, e mezzo dado per brodo vegetale. Qualcuno aggiunge anche uno spruzzo di vino bianco, ma io per quello che vale la mia opinione sono contrario.
Se ne avete alla mano, la regola pretenderebbe la mentuccia romana, ma ho appurato che va benissimo anche il prezzemolo, con la precisazione che se si tratta di quello fresco è meglio metterlo alla fine della cottura (gli utlimi cinque minuti), mentre quello secco va aggiunto subito per dargli il tempo di rinvenire.
Per la cottura, a fuoco non troppo vivace, ci vorrà una mezz'oretta per quattro carciofi, il tempo di far asciugare l'acqua: il trucco della nonna è provare se entra uno stuzzicadenti.
Vanno in tavola ben caldi, e con l'intingolo di cottura potete anche fare la scarpetta.

La pubblicità è l'anima di qualcosa


Qui in giro le amiche delle Stanze di Eva hanno ripetutamente stigmatizzato l'uso che si fa del corpo femminile nel marketing: anch'io mi ero permesso di segnalare una pubblicità particolarmente sgradevole apparsa su di un quotidiano.
Bene, tutto questo nell'immediatezza, ma forse è il caso di approfondire la questione, almeno per un aspetto che a me è sempre sembrato sconcertante.
Mi riferisco alle pubblicità indirizzate alle donne (per i media sui quali compaiono e per i prodotti pubblicizzati) che abbiano una o entrambe di queste caratteristiche, ovvero da una parte presentino corpi fin troppo perfetti e dall'altra abusino di nudità o di posture non precisamente composte.
Insomma, premesso che tutte le donne sono bellissime, per quella scintilla che ognuna si porta dentro, mi sono sempre chiesto in che modo non la mitica casalinga di Voghera ma una qualsiasi lettrice possa essere convinta ad acquistare qualcosa da un manifesto come quello con la modella smutandata di Silvian Heach: ho trovato la foto su internet ma mi rifiuto di pubblicarla qui, anche perché c'è stato molto can can mediatico intorno a quell'immagine e tutti voi la ricordate certamente.
Ma diciamo che una consumatrice media non si faccia prendere dalla rabbia e magari apprezzi l'oggetto pubblicizzato (che non è il fondoschiena al vento della signorina sul ponte, si spera non in vendita, nè il fondoschiena nè il ponte): perché dovrebbe comprare un abito di cui non si vede bene il taglio e la linea, e si capisce solo che è molto scollato dietro? E perché alla consumatrice media, tralasciando tutto il resto, viene proposta una modella così perfetta?
Questa raffinata (insomma) immagine in bianco e nero è probabilmente il più perfetto esempio di mercificazione del corpo della donna ed è assurta a paradigma per i cartelloni, poi oscurati, sulle pubbliche piazze, ma ci sono altri esempi, magari meno eclatanti perché relegati sulle pagine patinate delle riviste. Insomma, perché creme contro gli inestetismi della cellulite sono affiancate a fondoschiena perfetti? Al limite, la signorina accovacciata sul cofano dell'auto ha più senso, da questo punto di vista, in quanto il prodotto (l'impianto a gas) è rivolto agli uomini, ed una bionda discinta attira l'attenzione certamente meglio di uno spinterogeno.
Vorrei fosse chiaro che non è, il mio, un discorso moralista; mi chiedo semplicemente quali perversi meccanismi si suppone debbano essere messi in moto da una specifica campagna di comunicazione per ottenere il risultato che banalmente, come tutti sappiamo, è quello di vendere il prodotto.
Ecco, io ho anche provato a chiedere a delle amiche quali fossero le reazioni davanti ad immagini come quelle, ma nessuna ha detto chiaramente "non comprerei mai quella cosa per protesta contro l'uso del corpo delle donne". Ci siamo persi in una serie di ragionamenti sui meccanismi di autoidentificazione, ma io vorrei a questo punto chiudere chiedendo: chi si identificherebbe mai in quella signorina bionda e stupefatta che brandisce un cetriolo?


Le notizie da non perdere- La rassegna di Eva del 6 aprile

Una nota artistica apre al rassegna stampa di questo giorno, 6 aprile, non solo degno di nota per il "famoso" processo a B., ma perchè 2 anni fa, una città italiana veniva martoriata dal terremoto. E mamme, figlie, sorelle, donne tutte hanno perso tanto. E noi le ricordiamo cosi. Ma se qualcuno lotta per ciò che è giusto per la ricostruzione c'è chi attraverso la lotta ha trovato la fine dei suoi sogni.
Non solo le donne si trovano a lottare per quello in cui credono, in questa occasione uomini e donne sono uniti per qualcosa che manca. E per questa volta sorvoliamo sulle discriminazioni lavorative. Fra chi lotta per la ricostruzione e chi per un lavoro stabile, c'è chi insegna ai propri figli che la "lotta", perdonatemi la ripetizione inizia dall'allenamento. O semplicemente da cose più frivole... magari aiuteranno durante i saldi... l'importante è comunicare.
Concludiamo la rassegna con una notizia che trova la giusta collocazione in questa stagione caratterizzata da allergie e malanni vari.