31 maggio 2011

Rinascita




Se dovessi definire il senso di queste elezioni non potrei farlo se non con questa immagine: la speranza, la rinascita, il sorriso. Niente ceroni, parrucchini, urla sguaiate, offese e attacchi alle donne e agli uomini che "tirano la carretta" e affrontano la vita quotidiana con il senso di responsabilità e il dovere civico di chi crede nella democrazia, nella correttezza istituzionale, nel diritto alla felicità. Nei toni bassi e nell'urlo del silenzio.

Se dovessi definire il senso e il significato di queste elezioni non potrei farlo se non con la voce di un compagno lontano, che ti chiama e ti fa gli auguri perchè "almeno lì ce l'avete fatta e siamo felici per voi".

Se dovessi definire l'emozione più grande di questi giorni non potrei farlo se non con le lacrime di mia figlia, 18 anni e l'attenzione e la gioia di ascoltare Umberto Eco. E, nello stesso medesimo modo, definirei emozione grande quel sorriso del prof. Onida in una metro affollata, mentre sorride e scruta il volto chiaro e pulito dei ragazzi avvolti nelle bandiere, colorati di rossetto arancione, sospesi e sorpresi dalla possibilità di vincere una battaglia impari.
All'arroganza e alla sfacciataggine delle donne "di potere" hanno risposto le donne normali, quelle che erano in casa a cucire le borse di Pisapia, le creative che hanno ribattuto colpo su colpo alle cattiverie e ai colpi bassi.
E' stata la vittoria dell'ironia, della tranquillità, della creatività. E' stata la vittoria di chi crede che un futuro migliore passi attraverso persone che non rincorrono gli avversari ma raccontano le proprie speranze, rimarcano le proprie idee, sussurrano a voce bassa nell'orecchio del proprio vicino, come in un gioco antico, la parola libertà. Fino ad arrivare all'ultimo della fila che ha ripetuto, in questo gioco del telefono senza fili, la parola libertà, diritti, uguaglianza, giustizia. Una fila lunghissima, che non si interrompe perchè noi, dalla nostra, abbiamo persone vere e non figuranti, donne vere e non manichini costruiti, gente che scende in piazza perchè ci crede e, soprattutto, gratis.
Scusate se è poco.

Rock 'n' Roses - La seconda storia

Non era una ragazza come le altre. Anche in quel tempo e in quel luogo: gli anni ’60 e la Factory di Andy Warhol, in cui non essere come gli altri era il requisito minimo per entrare. 

Di origine tedesca, nata nella Germania occupata dai nazisti (il padre morì in un campo di concentramento), il suo vero nome era Christa Päffgen. 
Il nome Nico le fu dato dal fotografo Herbert Tobias come tributo a un suo ex-amante, il regista Nico Patapakis. 

Prima cosa era bella, diafana, di una solarità oscura, Joan Baez cantata da Tom Waits. 
A dare un riflesso cupo alla sua bellezza era sia la voce, roca e sensuale, di un inglese con accento europeo, sia il fatto che era la cantante dei Velvet Underground. 

Rassegna stampa ventilata ed emozionata del 31 maggio - Abbiam smacchiato il giaguaro


Un cronista ordinario, un "rassegnista" regolare riporterebbe dati, numeri, impressioni e perchè no dichiarazioni ufficiali.
Milano e Napoli sono del centrosinistra; un risultato incontestabile quanto inaspettato quello di questo secondo turno delle elezioni amministrative 2011. Nella capitale del nord e in quella delle due Sicilie il popolo arcobaleno ha festeggiato fino a notte fonda la vittoria di Pisapia e De Magistris, di Zedda e Cosolini,  così come nei comuni minori i capovolgimenti di fronte saranno oggetto di riunioni di piazza, davanti al bar del centro, come si conviene nei migliori paesini da cui la Eva che scrive ha origine.
Ma noi, innanzitutto, prima di raccontare della splendida festa di Milano, vi ricordiamo che in un paese della provincia di Monza e Brianza ha vinto con un candidato a sindaco del Pd, una donna.
Rosalba Colombo è il nuovo sindaco di Arcore con il 56,65% dei voti. Il suo avversario, il sindaco uscente Enrico Perego, indietro al 43,34%. Il risultato è stato commentato a caldo dalla Colombo con queste parole: "Sono orgogliosa anche perché donna; mi impegnerò anche per una Giunta comunale almeno per la metà rosa." Il neo sindaco non tralascia un altro tema focale legato alla sua vittoria: "Ad Arcore vince una donna dopo che Arcore è stata per mesi simbolo di un'altra visione del mondo femminile."
Ebbene sì, perchè la roccaforte del bunga bunga cade su se stessa in mille pezzi, con la forza del contro vento. Arcore rimarrà simbolo del cambiamento in corso, ma la seguono a ruota Gallarate, Desio e Limbiate. 
Ma torniamo a Piazza Duomo, colma all'inverosimile e a perdita d'occhio per raccontare emozioni, risate, abbracci di gente che era lì a condividere il proprio diritto alla normalità, alla diversità, alla vecchiaia come alla gioventù. 
La festa è cominciata a Corso Buenos Aires, quando con due colleghe Eva ha dismesso i panni di seria e dimessa funzionaria statale per trasformarsi in trasgressiva e autoironica over50 tra centinaia di ragazzi arancioni, coloratissimi, puliti, dagli sguardi stupiti e la voglia di far festa. 
Non prima però di essere passata a ringraziare, da buona napoletana, la madonnina che piange e profuma di rose.  Dopo un lungo periodo di scongiuri e invocazioni con un gruppo di amici virtuali posizionati in strategici comuni italiani, il sogno si è avverato. 
Che dire? Improbabili Stormy Six con Stalingrado e altrettanto resuscitato Gianco. Urla del tipo "Piero piangi piangi" dirette a Fassino che sembrava spezzarsi (ma non spiegarsi) e un travolgente Umberto Eco. 
Per finire la nottata abbiamo avuto l'onore e il piacere di tornare a casa, in una metro super affollata, con il prof Onida. Di buon auspicio. Però, ci si consenta, un altro cambiamento l'abbiamo visto, almeno nel look.
Ci fa piacere un governatore meno formale, più easy, quasi vacanziero con la camicia a fiori e il pantalone viola. Gli è stata dedicata una pagina su Facebook. Potere dei social.

30 maggio 2011

Nunc est bibendum



La redazione de Le Stanze di Eva vuole qui ringraziare, in rigoroso ordine alfabetico, i cittadini di Arcore, Cagliari, Gallarate, Napoli, Novara, Milano e Trieste, ed offre loro la colonna sonora per i festeggiamenti. Per i cittadini di Varese e Cosenza trasmettiamo invece alcuni messaggi speciali: "i lunghi singhiozzi dei violini d'autunno feriscono il mio cuore con monotono languore".

29 maggio 2011

Notizie da non perdere - La rassegna stampa (silenziosa) di Eva


Oggi, anche come forma di scongiuro, non si parla di elezioni in questa rassegna stampa, e cercheremo di parlare poco di politica.
Vi sottoponiamo invece, tanto per cominciare, questo filmato; questo estensore si sente comunque in obbligo di dichiarare che ha sempre preferito le mezzofondiste.
Poi vi invitiamo a valutare quest'articolo, tanto per farci un'idea dei meccanismi della comunicazione; purtroppo, non possiamo esimerci dal darvi conto di un ennesimo omicidio di genere, sempre con l'augurio di trovare un giorno solo informazioni di altro tipo.
Per la serie donna contro donna (no, Eva contro Eva no), leggete un po' qui: ci piacerebbe qualche commento. E per finire in gloria - stiamo parlando di politica, è vero, ma questa era troppo ghiotta - dimissioni lampo per questa parlamentare dalla poltrona di sottosegretario; non facciamo battutoni, per favore.
Buona domenica e buon ballottaggio.

28 maggio 2011

I magnifici asparagi




Ebbene sì, è stagione, dunque una ricetta di asparagi ci vuole.
Ma una ricetta che ci permetta di mangiare anche qualcosa di più che una semplice verdura, per quanto gustosissima: quindi proviamo a condirci la pasta.
Per quattro persone cento grammi di speck (va bene anche quello in vaschette, già tagliato a dadini), duecento grammi di asparagi, un paio di cucchiai d'olio e due bicchieri di vino bianco secco.
In una padella antiaderente facciamo scaldare l'olio e poi mettiamo a tostare lo speck; sfumiamo con un bicchiere di vino e poi aggiungiamo gli asparagi spezzati, dalle cime al fusto, finchè non si spezzano più: in media si utilizza metà di ogni asparago.
Bagniamo con il secondo bicchiere di vino ed una tazzina da caffè di acqua e poi facciamo andare per un venti minuti circa.
Nel frattempo facciamo bollire la pasta: io ho usato i mezzi ditali, e comunque suggerisco pasta corta. Poco sale nella pasta e niente negli asparagi, lo speck è abbastanza saporito di suo.
Quando la pasta è cotta, spadelliamola nel condimento e portiamola in tavola.
Cucchiai, non forchette, e lo stesso vino - come al solito - che abbiamo usato per la cottura.

Quattro notizie per arrivare a lunedì - la rassegna stampa di Eva del 28 maggio

L'Eva rassegnista di turno aveva in mente un obiettivo, per la rassegna stampa di oggi: quella di metterci solo notizie ottimiste, positive e benauguranti. Oppure anche solo curiose.
Non le è parso vero, quindi, di leggere (in fondo in fondo a Repubblica online, ma almeno c'è...) che una ragazza australiana di 22 anni, stagista presso la facoltà di ingegneria dell'Università di Melbourne, ha risolto, in meno di 90 giorni, un rompicapo che ha tenuto impegnati, senza esito, decine e decine di ricercatori per decenni. Beh, insomma... basterebbe anche solo questa notizia per saltellare di gioia e di orgoglio di genere.
Il Post, uno dei luoghi dove questa Eva ama informarsi, scova sempre storie fantastiche e le propone ai suoi lettori con uno stile che suscita curiosità e voglia di approfondire. Come la morte di Huguette Clark, miliardaria americana misteriosa, scomparsa a quasi 105 anni dopo un isolamento durato almeno due decenni. Sicuramente, molto più affascinante che il resoconto delle vite delle veline...
Perchè le donne, accidenti se ci sanno fare, quando ci si mettono! E quando ce la mettono.... Eccone un'altra che ci piace da morire: Elisa Anzaldo, giornalista del Minzotg, che non ci vuole mettere più la faccia. Dopo Tiziana Ferrario e Maria Luisa Busi. Gli uomini, loro, restano tenacemente al loro posto. Lidia Ravera commenta questa notizia sottolineando proprio quello che tutti, ma proprio tutti, hanno notato: la faccia, per mettercela, bisogna avere il coraggio di toglierla.
E infine - non perchè sia il dulcis in fundo, ma perchè è una notizia che ha richiesto una rilettura dovuta allo sbalordimento - ecco un'opportunità di lavoro per ragazze giovani, di bella presenza. E vergini.
Il commento di Eva è talmente ovvio che non vale neanche la pena di scriverlo.
Buon sabato a tutti!


27 maggio 2011

CSI m.d. Lost In Wisteria Lane - parte quarta

...continua da qui, qui e qui

– Abbiamo informazioni sullo stato della signora Britt? È in grado di rispondere a qualche domanda? – chiede Grissom cui è improvvisamente comparso in testa un cappello di paglia.
– Sì, papà. L’abbiamo sottoposta a tutti gli esami di routine e, a parte un rush sulla schiena, non le abbiamo riscontrato altri sintomi. Per cui la nostra diagnosi differenziata, ottenuta aprendo a caso l’enciclopedia medica, è che la paziente abbia il lupus. Oppure è svenuta per lo shock dopo aver trovato un orso bianco nel salotto di casa.
– Oh, ma, dottore, lei è davvero un genio! La sua fama di diagnosta è più che meritata! – dice in un profluvio di ciglia sventolate la casta e morigerata Catherine, che annuserebbe un buon partito anche alla riunione nazionale dei veterani del Vietnam.
– E lei è inutile che finga di essere incinta solo per tenere nascosta la gravidanza di sua figlia e poter poi allevare il neonato come fosse suo, chiaro? – l’ultima battuta è rivolta a Bree, che sta entrando in quel momento al braccio di Orson portando un veloce rinfresco.
– Ma… veramente… io…
– Per piacere, mi risparmi la solita solfa sul bisogno profondo di dare un senso all’autunno della vita! Voialtre donne di mezza età che rifiutate il naturale scorrere del tempo e vi ostinate a coltivare le speranze e l’illusione che mantenere in vita la razza umana sia cosa buona e giusta. L’umanità fa schifo, tutto fa schifo, io sono cinico, antipatico e politically uncorrect. Cicca Cicca Bum!
– La sua ultima affermazione è fuori da ogni possibile dubbio, dottore. Io intendevo semplicemente ricordarle che non fingerò di essere incinta prima della quarta stagione, perciò sarebbe opportuno che lei evitasse di spargere spoiler gratuiti rovinandomi anche il colpo di scena, e si decidesse ad accompagnarci dalla nostra cara Edie.
Nel pronunciare queste parole, Bree sorride.
E anche Orson.
Tutti capiscono.
Aiutati anche dalle fiamme e dall’odore di zolfo che si sprigionano alle spalle dei due coniugi.
Catherine e la Cuddy si gettano in adorazione ai piedi di Bree: – Nostra signora e maestra!
House si innamora istantaneamente di lei. Grissom non si accorge di niente.
Susan inciampa.
Rimpinzandosi di Vicodin (e guardato con aperta invidia da Warrick), House conduce tutti gli astanti nella camera di Edie.

FADE IN

Rassegna stampa nera e rosa, inizio di un arcobaleno, forse.

Si dice che il tempo cambierà e verrà il fresco.
Dopo i temporali.
Ora, i temporali di questi giorni sono pallide imitazioni di un fenomeno atmosferico serio ed io sono un'Eva accaldata, immersa nel clima tailandese di una grande città del Nord Ovest.
Quando cambierà il tempo? Quando cambierà "questo" tempo?
Quando un arcobaleno ci annuncerà l'avvento del sereno?
Stasera in TV a La7 ho visto un filmato e udito parole imbarazzanti, a fare da interprete fra due uomini di differente statura (e non è riferimento antropologico) era una donna.

26 maggio 2011

Rock 'n' Roses - La prima storia

New York. Gli anni ‘60. La Factory. Andy Wharol. Vi siete fatti un’idea. I newyorchesi dicono di se stessi che, comunque, sono di più: più rapidi, più veloci, più cattivi, più scortesi, se tu dici di saper fare una cosa, loro l’hanno fatta prima, se arrivi a New York ti dicono che, comunque, loro sono arrivati prima e che se tu ci sei, devi meritare di starci. L’opposto dei romani, insomma, che “e mica è mia Roma!” . 

Gli anni ‘60, dicevamo. Sulla costa occidentale scoppia la Summer of Love; a Berkeley e San Francisco in primis era tutto peace & love, fiori e amore; a New York, no. A New York, ad esclusione dell’isola Greenwich Village, erano impermeabili agli hippies. A New York ci vedevano lungo. 

La Factory. Un mondo in cui, da lì a poco, la riproduzione di un barattolo di zuppa sarebbe divenuta un’opera d’arte, dove si sarebbe rappresentata la dissoluzione dell’essenza a vantaggio della vuota apparenza in una successione di otto immagini in policromia. Un posto dove bazzicava strana gente, vampiri, che si nutrivano a volte l’uno del successo dell’altro. 

E veniamo alle persone di cui stiamo parlando: un gruppo che prese il nome da libro-indagine sul sadomasochismo composto dal giornalista Michael Leigh, un gruppo che scrisse una canzone sull’eroina, una sugli spacciatori, una su una venere in pelliccia e che, per sempre, rese immortale la gente dei lati più brutti delle città, quella dei lati più selvaggi. I Velvet Underground. 

Sul disco dei Velvet con la copertina di Warhol (quello della banana), fu detta una delle frasi slogan del rock, forse la disse David Byrne dei Talking Heads (che poi avrebbero illuminato di luce fredda gli anni ‘80 degli yuppies, ma questa è un’altra storia):

Rassegna aliena - Notizie del 26 maggio

Come vi abbiamo raccontato, ieri era il Towel Day.
L'Eva che scrive aveva dimenticato a casa l'asciugamano, ma in compenso ha deciso di tornare usando quella specie di esame finale di un corso di sopravvivenza che sono i mezzi pubblici romani. A bordo del treno 7428 per Cesano di Roma, partito dal binario 10 della stazione Ostiense alle 17.42 (quindi con venti minuti di ritardo), ha trovato posto a sedere di fronte alla cabina del macchinista e ha avuto modo di constatare che lì dentro si fuma liberamente.
Non solo, ma ha anche scoperto che con i suoi biglietti (diligentemente timbrati anche quando il capotreno si lamenta perché si dovrebbero usare le obliteratrici al pianterreno - spesso rotte) viene pagato lo stipendio all'elegante macchinista che, un istante prima della partenza, si è messo gridare "Anvedi 'o zingaro! Nun o' fa' sali', che 'sto stronzo nun c'ha er bijetto", accelerando la chiusura delle porte e la messa in moto, per poi riaffacciarsi dal finestrino e urlare "Vaffanculo zingaro! 'sto zingaro di m***a!".
L'Eva che scrive non è proprio minutissima, ma non è nemmeno troppo grossa e, a giudicare dalle risatine

25 maggio 2011

42

La componente nerd di Eva ricorda a tutti i suoi lettori che oggi è il Towel Day, il giorno in cui si commemora Douglas Adams e la sua trilogia in quattro volumi.

Addio Doug, e grazie per tutto il pesce.

La rassegna stampa di Eva del 25 maggio: le notizie da non perdere

Meno di un mese fà tutti eravamo in trepidazione per le reali nozze. L'atteso The End è giunto, ma il vissero felici e contenti ahime è una frase che esiste solo sulla carta stampata. Nella realtà la principessa ha a che fare con prove tribolanti per testare la robustezza della regale unione. Anche ricevere in visita la consorte del Re di un paese lontano . Vien da dire: o poor Princess Catherine.
Eva che rassegna un giorno sarà mamma, forse, e leggere di siffatte nefandezze non la rende contenta. Perchè i bambini vicini e lontani son pur sempre l'innocenza che siamo stati e distruggerla cosi non è bello. E poi quanto possiamo essere distratti dalla vita da dimenticarci di loro? Ma per fortuna qualcuno ci ricorda che è il momento di prendere qualcosa che fortifichi la memoria. Sotto ogni punto di vista.
E di quest'altra cosa, che procura brividi lungo la schiena ne vogliamo parlare? Siamo nel 2011 e il MedioEvo pare ancora fra noi.

24 maggio 2011

Ho detto in ufficio che sono incinta e mi hanno licenziata....

Maria Rosaria è un nome inventato. La sua storia no. Ha diciassette anni ed è incinta. Lavorava a nero. In un posto orrendo, sporco ed insicuro che le sue amiche di fatica, chiamano 'a fabbrica. Cuciva pantaloni e giacche.
Per dieci e anche più ore al giorno. Lavorava. Perché è stata cacciata via a pedate dal posto di lavoro. Schiaffeggiata dal padrone: Sergio Nardiello, 55 anni, di Frattamaggiore, iscritto nel registro degli indagati per i reati di lesioni, violenza e minacce.
Innervosito dalla pretesa di questa mamma bambina di avere addirittura due ore di permesso. Perché da giorni non si sentiva un gran che bene.
E voleva andare dal ginecologo con la mamma. Perché lavorare alla macchina per cucire o peggio nella zona della stiratura per otto ore, che diventano undici con lo straordinario (tre ore pagate appena un euro, che fanno trenta centesimi per sessanta minuti), ad una ragazza incinta può anche creare qualche problema di salute. Il padrone o anche «'o masto» - che in italiano sta per maestro - inviperito dalla proteste della ragazza l'ha maltrattata fisicamente. Davanti alla mamma terrorizzata. L'ha mandata a quel paese. «E già! Mo ci mettiamo a chiedere pure i permessi. Tu qui non ti devi fare più vedere», le ha gridato contro il padrone che le ha sbattuto la porta in faccia. 

Lo stesso destino dei lavoratori cinesi nei laboratori.... Leggete qui.
Lavoravano per meno di 2 euro l'ora alcuni operai dei sei laboratori cinesi perquisiti dai carabinieri e dagli ispettori del Dipartimento del lavoro di Treviso. A svelarlo i documenti scoperti all'interno dei capannoni-azienda sparsi nella Marca trevigiana, micro imprese tutte orientali che operavano a ciclo quasi continuo per confezionare abiti, pantaloni, giacche ma anche occhiali griffati.

Non servono commenti ma solo la diffusione di tali notizie. E l'invito a boicottare chi sfrutta i lavoratori e diventa competitivo sulla pelle delle donne e degli uomini pagati con salari di fame.


Ferite dal silenzio - Fine

...continua da qui, qui e qui.

Il giorno della cerimonia è arrivato. Efia e Zakiya camminano in un corridoio di persone festanti che si congratulano con loro. Indossano abiti da sposa e si tengono per mano.
  Sono terrorizzate. I complimenti e gli auguri, urlati sopra le teste della folla, sembrano minacce. Si guardano attorno. Gli abitanti del villaggio adesso fanno paura; fanno paura perché sono tanti e perché urlano. Sono tutti felici che si compia la cerimonia; tutti tranne loro due.
  Arrivano davanti alla tenda di Ige. Efia trema. Zakiya le stringe più forte la mano. Il fatto che la sua amica abbia paura le infonde uno strano coraggio; almeno una delle due deve essere forte ora, per poter sostenere l’altra.
  Ige si affaccia sollevando un lembo della stoffa rossa. Indica Efia; sarà lei la prima. Efia si avvicina alle tende, vi entra e scompare nella penombra all’interno. Zakiya rimane sola fuori della tenda. Alle sue spalle c’è tutto il villaggio.
  Per un po’ dalla tenda non viene nessun rumore. Poi si sente qualcosa. E’ Efia. Un pianto trattenuto, ma sempre più forte, più straziante. All’improvviso un urlo. Un urlo di morte; lungo e animalesco, senza freni. Zakiya non riesce a trattenere le lacrime; sa che Efia ha disonorato la sua famiglia.
  Non resiste; scappa. Sente il villaggio muoversi dietro di lei; corre tra le tende, verso gli alberi. Poi un braccio appare da dietro una capanna e la getta a terra. E’ Kinah.
- Kinah, ti prego lasciami andare!
- Stupida! Non puoi fuggire dalla cerimonia.
  Le dà uno schiaffo in pieno volto e la guarda negli occhi. Poi le tende una mano e la aiuta ad alzarsi. Afferra la stoffa del vestito e la trascina verso la tenda. Mute lacrime scivolano sulle guance di Kinah; sono quelle lacrime a vincere ogni resistenza di Zakiya.
  Quando torna alla tenda non si sente più nessun rumore. Efia è ancora dentro. Per un bel po’ non succede nulla. Zakiya è ferma e aspetta. Poi la stoffa rossa si solleva. Escono Ige ed Efia. La ragazza è pallidissima eppure cammina. Barcolla accanto a Zakiya; sembra non riconoscerla.
Ige è rimasta sulla soglia; guarda Zakiya intensamente, poi rientra.

Anniversario


Oggi Robert Allen Zimmerman compie settant'anni.
Auguri.

Rassegna stampa "licenziata" del 24 maggio. Donne sull'orlo di una crisi di nervi

Ben 800.000 donne, con l'arrivo di un figlio, sono state costrette a lasciare il lavoro, perche' licenziate o messe nelle condizioni di doversi dimettere. Un fenomeno che colpisce piu' le giovani generazioni rispetto alle vecchie e che appare particolarmente critico nel mezzogiorno, dove ''pressoche' la totalita' delle interruzioni puo' ricondursi alle dimissioni forzate''. L'allarme sulla difficile condizione delle donne e il mercato del lavoro e' contenuta nel rapporto annuale dell'Istat 'La situazione del paese nel 2010'.
 Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato e che sono state costrette dalle aziende a lasciare il lavoro, magari firmando al momento dell'assunzione delle 'dimissioni in bianco'. A subire più spesso questo trattamento, si legge nel rapporto, non sono le donne delle generazioni più anziane ma le più giovani, 6,8% contro 13,1%, le residenti nel Mezzogiorno (10,5%) e le donne con titoli di studio basso (10,4%). Una volta lascito il lavoro solo il 40,7% ha poi ripreso l'attività, con delle forti differenze nel paese: su 100 donne licenziate o indotte a dimettersi riprendono al lavorare 15 nel Nord e 23 nel Sud.
E come se non bastasse.... L'occupazione femminile rimane stabile nel 2010, ma peggiora la qualita' del lavoro e rimane la disparita' salariale rispetto ai colleghi uomini (-20%). Cresce inoltre i part time involontario e aumentano le donne sovraistriute. L'occupazione qualificata, tecnica e operaia, secondo quanto si legge e' scesa di 170 mila unita', mentre e' aumentata soprattutto quella non qualificata (+108 mila unita'). Si tratta soprattutto di ''italiane impiegate nei servizi di pulizia a imprese ed enti e di collaboratrici domestiche e assistenti familiari straniere''.

Ma chissà perchè ci si ostina a titolare "donne sull'orlo di una crisi di nervi"!!! Però le donne tornano in piazza , con nervi o senza nervi. Leggete qui:  Tutto esaurito per la regista Comencini ieri sera al teatro Stimate dove è stato proiettato «Libere». Dopo il successo del 13 febbraio, il comitato «Se non ora quando?» invia a Napolitano una petizione per proteggere il lavoro femminile. La regista Comencini ha spiegato «Credo che il 13 febbraio sia stato un primo grande risultato, organizzato attraverso la Rete ma soprattutto sentito da tantissime donne come gesto necessario», ha spiegato la regista. «Oggi esistono 100 comitati "Se non ora quando?" in Italia. I temi delle prossime campagne sono due: la grande difficoltà della donna nel mondo del lavoro, e la strozzatura tra impiego e maternità e poi la rappresentazione femminile che oggi viene data e che ci umilia».

Invece a noi sull'orlo di una crisi di nervi sembrano altri. Battibecco in Aula alla Camera tra Giorgio Stracquadanio e la vicepresidente di turno dell'Assemblea di Montecitorio Rosy Bindi nel corso della discussione generale sul testo sull'omofobia. Il deputato del Pdl ha espresso la contrarietà a una legge "ideologica ghettizzante e violenta nei suoi esiti" perché "se facciamo una casistica" delle vittime di discriminazione "discriminiamo a nostra volta. Ciascuno è uguale di fronte alla legge e la libertà di ognuno va difesa".
Secondo Stracquadanio, infatti, le aggressioni ai gay sono sullo stesso piano di quelle subite "in questi giorni di campagna elettorale dalle nostre donne che vengono additate come 'puttane' e che sono state additate come 'puttane' da manifestazioni intere". Il riferimento del deputato è al movimento 'Se non ora quando' e la parola 'puttane' viene ripetuta più volte in Aula tanto che Bindi lo riprende: "Siccome la parola l'abbiamo capita può usarla una volta in meno...". Pronta la replica di Stracquadanio: "La realtà brucia...". E Bindi di nuovo, togliendo la parola al deputato: "Non glielo consento. Il suo tempo è terminato, avrebbe potuto risparmiarlo anziché fare commenti impropri sulla Presidenza...".
Della serie : sono più bella che intelligente. Firmato Marela.

23 maggio 2011

il mattino ha l'oro in bocca

Cosi recita un antico proverbio. 
Un cantautore più o meno amato (Vinicio Capossela) in una intervista rilasciata a Radio Deejay conclude questo detto cosi: "Il mattino ha l'oro in bocca, solo che a volte tiene la bocca chiusa". Questa frase mi ha fatto fare un giro mentale non indifferente, un altro detto antico ha catturato l'attenzione: il silenzio è d'oro. E come avrebbe riflesso quell'oro se nell'Italia attuale nella fase pre e post elettorale qualcuno avesse tenuto la bocca chiusa. Invece non è successo e in tal caso non solo il silenzio brillerà d'oro ma anche il lieve vento di rivoluzione che si sta abbattendo su questa nostra Signora Italia. Ma questa è un altra storia.
E io vi voglio narrare di un altro silenzio. L'opera, o meglio la performance di questa artista Marina Abramovic, presentata al MoMa lo scorso anno, si intitolava The Artist is Present , e riguardava appunto il silenzio. 
Marina Abramovic,  è una delle artiste piu famose della corrente della performing art. Nasce a Belgrado, Repubblica di Jugoslavia nel 1946, studia all'Accademia di Belle Arti di Belgrado. Nel 1976 iniziano la relazione e la collaborazione con un altro artista, Ulay, nato peraltro nel suo stesso giorno. Dopo dodici anni di relazione, hanno deciso di interrompere il loro rapporto con una camminata lungo la Grande Muraglia Cinese. Lui iniziò a camminare dal deserto di Gobi, Marina dal Mar Giallo. Dopo una camminata di duemila e cinquecento chilometri si sono incontrati e si sono detti addio: "È stato un momento molto doloroso della mia vita. Dopo il quale ho avuto una crisi molto forte sia come artista sia come donna. Ma un artista lavora sempre con le sue tragedie, la sua pena. In un certo senso, abbiamo bisogno della drammaticità per fare progetti ". 

L'Abramovic fin dagli arbori della sua vita artistica ha fatto del corpo l'oggetto principale di tutte le sue performance mettendo in gioco e indagando i confini estremi della resistenza fisica e psicologica. Come nella famosa performance di Napoli del 1974 -Rhythm 0-  l'artista si pone in una condizione di totale dipendenza nelle mani dei visitatori della mostra, un tavolo viene allestito con oggetti di piacere e di dolore con i quali l'artista può venire provocata senza che possa reagire in nessun modo.

Le opere che mette in scena puntano a investigare le potenzialità ed i limiti della sopportazione: il corpo è l'oggetto e il soggetto della sua ricerca, usato come strumento per veicolare un messaggio al pubblico, per comunicare ed assorbire energia. Il corpo dell'artista dunque come metafora e simbolo di realtà e valori diverse.
L'arte, per la Abramovic, non è bellezza, ma interrogazione, richiesta di attenzione. In un'intervista ha sottolineato non a caso la propria sintonia con Manzoni: "Credo che l'artista debba essere un disturbatore e noi dobbiamo interrogare la bellezza. Piero Manzoni ha detto: Non mi interessa che la mia arte sia bella o brutta. Deve essere vera. È così".
La sua attività non è solo legata al corpo ma risente dei mutamenti sociali e politici che la circondano. Soprattutto la guerra nell'ex Jugoslavia, sua terra d'origine. Tale fu il suo trasporto durante la messa in scena di questa performance che le comportò la vittoria del Leone d'oro alla XLVII Biennale di Venezia. Quest'opera si intitola : Balkan Baroque . In questa performance l'Abramovic siede sopra una montagna di carcasse di mucca, e per sei giorni pulisce e scarnifica, fino a renderne le ossa bianche e linde. A dimostrazione dell'atrocità della guerra, della sua terra, dove le popolazioni sono diventate carne da macello. 
Un altra celebre opera, realizzata però assieme al compagno Ulay è Imponderabilia. In quest'opera all'ingresso della sala, dove sono esposte delle opere, ci sono uno di fronte all'altro, l'artista e il compagno. Nudi. Lo spettatore dovrà passare attraverso i due corpi nudi, scegliendo il sesso verso il quale girarsi per poter passare.
Ormai vi sarete chiesti come mai, abbia iniziato l'articolo con il silenzio e concludendo parlando di un'opera dove due persone, di sesso opposto sono nudi l'uno di fronte l'altro e di frotne l'umanità. Semplice il silenzio c'è anche in mezzo alle parole. Tante parole utilizzate per poi non avere nulla da dire,dove il silenzio poteva essere più eloquente di altro. Perchè in silenzio ci si pone nudi, occhi negli occhi e si legge nell'altro. In silenzio. Si accetta anche la sconfitta.


Questi sono i premi che quest'artista ha vinto con la sua arte, li cito nell'eventualità in cui ci si chieda ok ma è veramente famosa? E in taluni casi, solo dei premi sono la miglior risposta a domande cosi sciocche.
  • Leone d'oro, XLVII Biennale di Venezia, 1997
  • Niedersächsischer Kunstpreis, 2003
  • New York Dance and Performance Award (The Bessies), 2003
  • International Association of Art Critics, Best Show in a Commercial Gallery Award, 2003
 

22 maggio 2011

I quattro libri delle Piccole Donne, di Louise May Alcott

Ora uno potrebbe dire: Piccole Donne? Quella melensa storia di quattro sorelle dell'Ottocento, dei loro palpiti amorosi, delle loro banali vicende familiari?
Ebbene sì!
L'Eva che qui scrive di libri è cresciuta con le storie di Meg, Jo, Beth e Amy, ha sognato di vivere le loro avventure, ha desiderato la loro vita.
Quando, alla soglia dei suoi 50 anni, ha ripreso in mano l'opera, nella bella edizione annotata di Einaudi, è rimasta sorpresa dalla freschezza e dalla attualità del messaggio, che non ha per niente perso smalto nonostante il secolo e più che è trascorso dalla prima pubblicazione.
I quattro volumi che compongono la serie raccontano l'evoluzione dei personaggi femminili principali e le vite parallele di quelli di contorno.
Ognuna delle quattro sorelle ha una sua personalità ben descritta dall'autrice e chi legge troverà senz'altro affinità particolari con ognuna di loro.
Chi scrive aveva un debole per Jo, una vera donna libera, che fa scelte indipendenti e spesso controcorrente, ribellandosi agli stereotipi del suo tempo.
Jo lavora per mantenere se stessa e aiutare la famiglia, scrive libri, va in città da sola a contrattare con le case editrici, viaggia, si innamora e infine dedica la sua vita all'educazione di ragazzi svantaggiati: non è un modello perfetto da riproporre anche oggi?
I suoi valori sono saldi e guidano le sue scelte: Jo sbaglia spesso, si corregge, si pente e si arrovella ed è per questo che è straordinariamente simpatica. Non avremmo sopportato una donna perfetta, anche se solamente nella finzione letteraria.
Una lettura da consigliare, quindi, alle piccole e alle grandi donne di ogni età

I quattro libri delle piccole donne, di Louise May Alcott - Einaudi, 19 euro.



Notizie da non perdere - La rassegna stampa (fantascientifica) di Eva


Quando eravamo molto più giovani - cioè troppo tempo fa - leggevamo tanta ma tanta fantascienza: divoravamo quei libretti bianchi della Mondadori, all'epoca ancora in mano alla famiglia fondatrice, che uscivano ogni quindici giorni; per la nostra gioia, per un (breve) periodo uscirono addirittura una volta a settimana.
Adesso, che dire, non ci entusiasma più.
Però notizie come questa non mancano di attirare la nostra attenzione, e ci è venuta voglia di fare un gioco.
Il gioco di immaginare una astronave (Mayflower II) con dentro qualche Eva e qualche Adamo chiusi nei sarcofagi di animazione sospesa e in viaggio a velocità subluce (299.999 chilometri al secondo, noi Einstein lo rispettiamo) verso questo pianeta tutto nuovo, avanguardia di una umanità che ormai ha distrutto un pianeta e ne cerca un altro. Sembra troppo Alien o 2001? Tranquilli, a bordo non arriva alcun mostro affamato, ed il computer non va fuori di zucca.
L'astronave arriva e non si guasta: le Eve gli Adami non restano bloccati lì e hanno anche tutta la tecnologia che serve loro, senza essere costretti a tornare all'epoca dei cacciatori/raccoglitori per sopravvivere.
Il gioco è diverso: provare ad immaginare che tipo di società si potrà costruire su di un altro pianeta, sperando che sia più rispettosa delle differenze di genere ed anche delle ambiente. Insomma, quale mondo e quale abbozzo di società i nostri genitori pellegrini potrebbero far trovare a tutti quelli che dovranno raggiungerli con viaggi molto più lunghi e più lenti.
Ci piacerebbe leggere le vostre opinioni, grazie.
E buona domenica.

21 maggio 2011

L'involtino che giocava col fuoco


A casa mia si sono sempre chiamate braciole, alla napoletana. E facevano coppia con il ragù: c'era una logica in questo, dal momento che il ragù si nutre della forza della carne, lasciandola senza nerbo, mentre questa preparazione restituiva alle fettine di vitellone sapore e gusto.
Ho scoperto però che questi bocconi possono essere particolarmente gustosi anche in bianco, magari cuocendoli assieme a delle patate.
La preparazione degli involtini è certamente la parte più complicata, ma richiede solo una minima manualità ed un po' di pazienza: per quattro persone servono otto fettine di vitellone, o comunque un totale di seicento grammi di carne, aglio, prezzemolo, fettine di pancetta tesa ed un po' di pecorino grattugiato.
Preparate un trito con il prezzemolo, l'aglio ed il pecorino, facendo in modo che rimanga compatto. Poi su ogni fettina di carne posate una fettina di pancetta e, al centro, un cucchiaino del trito; arrotolate la fettina ben stretta e fermatela con uno stuzzicadenti.
A questo punto si può passare alla cottura: fate sciogliere una noce di burro in un cucchiaio d'olio in una pentola capiente e fateci consumare per una decina di minuti una cipolla affettata non troppo sottile. A quel punto mettete la carne in pentola e bagnate con un bicchiere di vino rosso; quando il vino sarà evaporato aggiungete un paio di patate sbucciate e tagliate a fette e acqua sino a coprire il tutto, riportate a bollore, abbassate la fiamma, incoperchiate e fate andare per almeno mezz'ora. Ovviamente, accompagnate con del vino di Lettere.
Vi assicuro che vale la pena.

Cuore di Ciccia e altre storie: la rassegna stampa di Eva del 21 maggio

Quando la Eva di turno ha letto il nome di Matilde Ciccia, le è suonato un campanello. Un nome come quello non è comune e perciò doveva averlo già sentito da qualche parte. E infatti.
La signora Ciccia fu, in altri tempi, una campionessa di pattinaggio dal nome un po' ridicolo e dal sorriso indiscutibilmente affascinante.
Che ha fatto, la signora Ciccia? Ha fatto partire una campagna contro Pisapia ma ha innescato anche un divertente effetto mediatico.
Dando indirettamente la colpa al candidato sindaco di Milano del cambio della serratura della sua porta, la signora ha scatenato le freddure di migliaia di battutisti che su Facebook si misurano nelle situazioni più incredibili delle quali accusare il povero Pisapia. Il risultato è spassoso e - ne siamo certi - finirà per giocare a favore del nostro candidato preferito.
Che settimana, questa!
I risultati delle elezioni amministrative hanno fatto rinascere speranze e suscitato palpiti ed entusiasmi. In attesa di vedere chi uscirà vincitore dai ballottaggi della settimana prossima (e per una volta Eva NON fa il tifo per una donna...), ecco una bella storia che viene da Torino, dove la più votata è stata proprio una donna e con una campagna del tutto sorprendente, nel segno dell'accoglienza e dell'integrazione di quegli stranieri che fanno tanto paura.
Perchè paura, poi? Perchè cercano di affermare i propri diritti, di migliorare le proprie condizioni e di abbattere pregiudizi e barriere. Fanno paura per questo?
Sono i picoli gesti che trasformano le società e migliorano il pianeta. Come quello che ha fatto Najla Hariri, che ha accompagnato a scuola i figli in macchina, guidandola lei stessa nel centro di Jeddah, in Arabia Saudita. Cosa c'è di strano? C'è che questo nel suo paese è vietato dalla legge e Najla, per questa cosa che ognuna di noi fa quotidianamente, magari sbuffando per la ripetitività del gesto, è diventata un'eroina su Twitter.
Cronaca rosa infine. Ancora non si è spenta l'eco del matrimonio del secolo (inutile che linkiamo qualsiasi cosa, perchè tanto vi ricordate benissimo di cosa si tratta... :-D ), ecco che un'altra casa regnante si prepara a festeggiare nozze principesche. La sposa - una gran bella ragazza, non c'è che dire - è destinata a diventare la futura regina del Bhutan, un paese che ci sta molto simpatico perchè ha vietato il fumo e perchè misura il proprio tasso di sviluppo in felicità e non in prodotto interno lordo.
Per ultimo, nel caso vi sia sfuggito, pare che George Clooney sarà a breve nuovamente sul mercato. Siete pronti ad affrontare con coraggio le centinaia di pagine e di notizie e indiscrezioni e aggiornamenti che la cronaca ci propinerà? Eva è già stufa adesso... :-)






20 maggio 2011

Appello a Giorgio Napolitano :Margherita Hack senatrice a vita



“Caro Presidente, la prego di considerare il nome di Margherita Hack per la nomina a senatore a vita dati i suoi altissimi meriti nell’ambito dell’impegno scientifico e civile.”

Questo è il testo della richiesta da inviare la Presidente della Repubblica per chiedere che l'astrofisica sia nominata Senatore a vita! L'appello lo potete firmare qui

Le firme sono già quasi ventimila, a dimostrazione di come la proposta poggi su un terreno solido, perché la donna è probabilmente l’unica scienziata italiana avvicinabile, per stima generale e celebrità, alla grande Rita Levi Montalcini
Dall’ alto dei suoi 89 anni, e con il basso profilo che la contraddistingue, la Hack si schermisce e ha già confidato di pensare di non meritarlo: “È un onore, ma non credo di meritarlo, non ho scoperto nulla. Fanno piacere la stima e l’affetto della gente.”

CSI m.d. Lost In Wisteria Lane - parte terza

continua da qui

- Avete trovato niente, voi, ragazzi?
- Nnte.
- No, amica. Niente di interessante per noi.
Sara si esibisce dunque in un riassunto di quanto è accaduto, nel disperato tentativo di recuperare l’attenzione di tutti gli spettatori che, a questo punto, si limitano a guardare le figure. – Una normale casalinga va a fare visita alla sua vicina, e la trova riversa in terra priva di sensi, con un orso bianco in salotto intento a smangiucchiare il tappeto. Mi chiedo cosa ci sia dietro. Qualcuno ha parlato con la vicina dei muffin?
- Sì, io, il Capitano Brass, che nonostante il grado nessuno mi fa mai fare niente di più interessante che interrogare la gente presente sulla scena del crimine, quando poi lo sanno tutti che, se uno si trova sulla scena, è sicuramente innocente.
- Guardati dai tuoi vicini, ma cerca quelli lontani. Shakespeare lo fa suggerire da un personaggio minore. Che cosa ha detto la signora Van De Kamp? – chiede Grissom, per poi allontanarsi lasciando tutti in sospeso.
- La signora Van De Kamp stava portando dei muffin a Edie Brit per chiederle un favore. Pare infatti che Edie Brit in passato abbia cercato di concupire l’ex fidanzato di Susan Mayer, la madre single che abita… abita… beh, qui nel quartiere – taglia corto Brass, incapace di ricordare se casa Mayer abbia i glicini o le boungavillee sul portico e pertanto impossibilitato a distinguerla dalle altre. – L’ex fidanzato della signora Mayer, tale Mike Delfino, idraulico con precedenti penali e imparentato con Zach Young, giovane miliardario che faceva la corte a Gabrielle Solis, la caliente latina che in questo momento sta mordendo il polpaccio della nostra Cath, ha avuto a che ridire più volte con il marito di Bree Van De Kamp, Orson Hodge, da non confondersi con il nostro Hodges, dentista con un passato in clinica psichiatrica, e la signora Van De Kamp voleva chiedere a Edie Britt (ma c’è una ragione per cui dobbiamo sempre chiamare con nome e cognome tutti i personaggi che nominiamo?) se poteva portare in vacanza Mike Delfino, così che lei e Orson Hodge potessero avere via libera per cancellare un po’ di prove che rimandavano a Mike Delfino e Orson Hodge in merito al caso di omicidio di una certa Monique Poulier, che tra l’altro era stata l’amante del marito di un’amica di Bree Van de Kamp che, quando è venuta a saperlo, ha sequestrato in un supermercato Lynnette Scavo, Julie Mayer e l’ex amante e madre della figlia naturale di Tom Scavo, uccidendo quest’ultima, cosa per la quale Lynnette ha ancora i sensi di colpa, visto che è stata lei a rivelare all’amica di Bree Van de Kamp che la donna era stata a letto con suo marito, e pertanto ha deciso di accogliere in casa l’orfana, che per vendicarsi la farà arrestare per abusi e maltrattamenti. Quando è entrata ha trovato Edie Britt in terra e un orso bianco in salotto.
Gli agenti della Scientifica, in grado di memorizzare un tale profluvio di nomi e informazioni nel tempo che il Capitano ha impiegato a illustrarlo, e senza sbagliare un solo nome o collegamento, commentano quanto appreso ciascuno a suo modo.
Warrick Brown: - Nulla di importante, quindi.
Nick Stokes: - lahsngrenwo .anauuronbva, nnè bhweuw?
Greg Sanders: - Non è importante ciò che dico. Io servo solo a rappresentare l’incupirsi di un animo solare quando ha a che fare ogni giorno con morti e cadaveri, e non dico nulla di decisivo dall’ultima puntata della quinta serie.
Sara Sidle: - Come sempre, dietro le bianche facciate dei quartieri-bene si nascondono orribili nefandezze. È davvero un triste mondo.
In quel momento sopraggiunge affannata Lynnette: - Correte! Hanno chiamato dall’ospedale. Ci vogliono tutti lì!
- Perché?
- Perché il narratore è amico degli sceneggiatori di Lost e, quando non sa come cavarsi d’impiccio, fa cose improbabili e ingiustificate!

CUT TO

41 ma non li dimostra!

Buon compleanno Statuto dei Lavoratori.

Proprio 41 anni fa, il 20 maggio del 1970, fu introdotto lo Statuto dei Lavoratori. Un arco temporale lungo durante il quale, nonostante i profondi cambiamenti nella contrattazione nazionale, il lavoro è rimasto un elemento determinante per l’identità e la crescita delle persone e per il progresso della società. Un’occasione per rimettere al centro del dibattito le politiche del lavoro, perché combattere disoccupazione e precarietà significa porre le basi di uno sviluppo più umano, più giusto e solidale.

Lo Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970, intitolata ‘Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento‘. Obiettivo dello Statuto,era quello di tutelare la libertà e la dignità del lavoratore e sostenere la presenza dei sindacati sui luoghi di lavoro.
E’ di Giuseppe Di Vittorio, nel 1952, la prima proposta di uno Statuto dei lavoratori che sarà poi realizzato da Giacomo Brodolini, che con lui era stato al vertice della Cgil nel 1955 come vicesegretario. Nominato ministro del Lavoro socialista nel secondo governo Rumor e fautore della riforma della previdenza sociale del 1969, dell’abolizione delle gabbie salariali e della modifica del collocamento contro il caporalato, Brodolini istituì una commissione nazionale per redigere una bozza di Statuto, alla cui presidenza nominò Gino Giugni.

Brodolini morì pochi giorni dopo aver presentato, nel giugno 1969, il disegno di legge elaborato dalla commissione. La legge n. 300 fu approvata a maggio del 1970, con l’astensione del Partito Comunista che, pur apprezzando la garanzia dei diritti costituzionali prevista per i lavoratori sul luogo di lavoro, lamentava l’esclusione delle tutele per i lavoratori delle aziende più piccole.

Lo statuto ha 41 anni e proprio come avviene per molti lavoratori “over 40” sembra essere “precario”; c’è chi vorrebbe mantenerlo così com’è poiché ritiene che sia ancora attuale e che grazie all’esperienza maturata potrebbe, mantenendolo nella sostanza, subire solo alcune operazioni di “lifting” per adeguarlo alle nuove esigenze di mercato, come ad esempio nuove regole per i precari per i quali non e’ prevista alcuna tutela, chi invece lo ritiene del tutto superato, perché da allora il mercato del lavoro e’ cambiato e anche lo statuto dovrebbe esserlo di conseguenza, poiché nella sua versione attuale rischia di essere oltre che un “onere “per le aziende anche dannoso per i lavoratori stessi, in quanto manca di quella flessibilità (considerata invece da altri precarietà) che il mercato del lavoro esige.

Uno strumento, lo Statuto dei lavoratori, da alcuni odiato da altri amato al quale però non si può disconoscere l’importanza dei suoi contenuti e l’innovazione ed il cambiamento che ha apportato dalla sua costituzione ad oggi nel nostro Paese non solo per il mondo del lavoro ma per tutta la società.

Rassegna stampa di un'Eva mai rassegnata e sempre curiosa

Eva è donna di mondo, non si scandalizza facilmente e conosce mondi svariati, anche quello solo apparentemente asettico e algoritmico delle assicurazioni.
Sì  parla e si svolgono, nelle grandi aziende assicurative,  di Incentive day, team building e corsi motivazionali in barca a vela sui laghi, perchè la "barca a vela è il mezzo ideale per creare coesione e senso di appartenenza all’interno dell’ azienda e per consolidare i rapporti con clienti e fornitori", corsi per la gestione degli obiettivi e della facilitazione, corsi di motivazione, comunicazione persuasiva, vendita e PNL.
Ma l'idea di organizzare un viaggio premio alle terme di Budapest con 20 escort per i manager migliori forse i tedeschi della Munich Re non sono stati  i primi ad averla avuta ma di certo sono i primi ad essere stati smascherati, su questi espedienti per "addolcire" ulteriormente le vacanze premio.

19 maggio 2011

Rassegna stampa un po' circospetta e tanto speranzosa. Notizie dal 19 maggio

No, Eva non si è distratta e non è nemmeno emigrata.
Se non abbiamo parlato finora delle elezioni è perché da un lato siamo ancora piuttosto increduli, dall'altro non vogliamo assolutamente fare la bocca a un risultato ancora troppo incerto. E due settimane di campagna elettorale, in questo Paese, sono lunghe e possono riservare colpi bassi di tutti i tipi.
Però... però... però qualcosa è cambiato e questo è innegabile. Voi non pensate?
Qui in redazione sono tre giorni che si canticchia il ritornello di Vecchioni, ve lo ricordate, quest'anno a Sanremo, che quando è arrivata l'ovazione del pubblico ci siamo tutti voltati a controllare se per caso non avessimo sbagliato canale e non fossimo sintonizzati su MTV mentre andava in onda il Live at Wembley '86 dei Queen? Sì, proprio questo

18 maggio 2011

Eva in corso - A proposito di deputati e di posta elettronica


Qualche giorno fa vi mettevamo al corrente di un insoddisfacente scambio di messaggi di posta elettronica con l'onorevole Concia in relazione alla questione del disegno di legge contro l'omofobia che da tempo vaga per gli anditi di Montecitorio (e poi dovrà passare al Senato).

Forse ricorderete che stigmatizzavamo, tra l'altro, un comportamento non proprio dialogante dell'onorevole Concia, che non rispondeva alle domande ed utilizzava l'indirizzo di posta elettronica del nostro redattore per inviare un messaggio pubblicitario.

Onore al merito, ieri l'onorevole Concia - osiamo anche pensare che abbia letto l'articolo - ci risponde in questi termini:



da Concia Anna Paola concia_a@camera.it
a ******* ***********@gmail.com>

data 17 maggio 2011 14:25
oggetto Re: Sostieni la legge contro l'omofobia
proveniente da camera.it

Gentile Signor Siniscalchi,
quello che posso dirle è che io ce la sto mettendo tutta per non cadere in nessuna imboscata e per far approvare questa legge.

Un saluto cordiale,
Anna Paola Concia

Grazie, onorevole Concia, e speriamo bene per il 23 maggio, quando si ritorna in aula.


Post Scriptum
Subito dopo aver pubblicato questo articolo, è accaduto questo. Gli auguri bisognava farli per oggi, insomma.


La rassegna stampa di Eva del 17 maggio: le notizie da non perdere

Non ci siamo dimenticati di te, cara Ruby, nonostante le elezioni, o a dispetto di queste, nonostante quest'altra notizia che ci lascia, basiti ma non troppo, nonostante i tuoi cari estimatori ti abbiano lasciato all'oblio mediatico, noi ci siamo a darti una pacca sulla spalla, chiedendoci però, della tua gioventù cosa rimane? Di una gioventù, che secondo il censis è da affidare al WWF per l'essere una specie in via di estinzione. Si rimane poco a quanto pare, neanche Jurassic Park può far miracoli. E parlando di miracoli, generalmente affidati alla religione portare alla vostra attenzione questa notizia è nostro dovere. Non è presa di posizione, ma qualcosa che va oltre sfugge al controllo del comprendere umano. Se a quanto eltto fino ad ora, su questa gioventù, bruciata, in via di estinzione o manomessa dal principio c'è chi la parola gioventù non l'assapora neanche. E rimane fermo immobile, bambino. Senza avanzare nella vita.

E cosa dire di chi ha una vita a rendere? Come le bottiglie vuote da riconsegnare al distributore. Ma qui da rendere c'è ben poco. E rimane solo un mucchio di cocci. Da risistemare alla menopeggio.

Ma non tutto è perduto secondo la scienza, perchè c'è ancora speranza, se da piccoli si dedica più tempo alla lettura delle favole. Quindi spegnete la televisione e aprite il libro a pagina....

Le favole sono una bella invenzione, ma qualcuno a volte in un attacco di fantasia eccede e trasforma la storia di cenerentola in una storia dark.

Concludiamo questa rassegna con una notizia che riguarda chi le notizie, perdonatemi la ripetizione, le fà.

Ma questa non è la conclusione vera e propria, trovando l'ispirazione dall'articolo del Censis, sulla gioventù non posso fare a meno di ricordare questo film
Con la speranza che arrivi per tutti noi un attimo in cui possiamo sentirci "forti abbastanza da riconoscere il momento per essere generosi" e capaci di guardare all'indietro nelle nostre vite e riconoscere che un tempo eravamo la meglio gioventù.

17 maggio 2011

Ferite dal silenzio - Parte Terza

Continua da qui e  qui


Zakiya siede all’aperto, nella polvere. Nella luce ambigua del crepuscolo i piccoli coni delle capanne sembrano tanti formicai. Questa notte ci sarà la luna piena. La vecchia Ige è già arrivata.
Manca poco alla cerimonia. Poche albe; poche notti. Potrà giocare ancora con Efia dopo? No, sarà una donna. Dovrà comportarsi come ci si aspetta da un’adulta.
Mene è nella capanna, le sta preparando il vestito per la cerimonia, un vestito da sposa. Dopo la cerimonia non sarà più la stessa, le hanno detto. I doni che le faranno saranno il suo patrimonio e lei se ne dovrà occupare.
Cosa starà facendo Efia? Forse dorme già. Anche lei dovrà indossare un vestito da sposa. Sfileranno tra le capanne e tutti le guarderanno. Per questo le loro madri ci tengono a cucire un bel vestito.
Sarà vero che Ige parla con gli spiriti? Questa sera la hanno aiutata a costruire la capanna che si è portata. Una capanna tutta di stoffa rossa. Tenda, ha detto che si chiama. Sarà lì che si terrà la cerimonia; quindi deve essere una capanna speciale.
Zakiya ha sempre timore della cerimonia. Non riesce a togliersi dalla mente quello che le ha detto sua sorella Kinah. Ma ha imparato a convivere con la paura, è diventata parte delle sue giornate. La cerimonia non si può evitare, l’ha dovuta accettare per forza.
Una lucertola le si avvicina; le passa tra le gambe. Zakiya la vede, potrebbe catturarla. Ma la lascia andare, e la lucertola si allontana nella polvere, sotto lo sguardo inerte di Zakiya.
Sono i suoi ultimi momenti da bambina, ma lei ancora non lo sa.

In un ristorantino in Rue des Pyrènèes c’è una donna che piange davanti a un piatto di lapin à la moutarde. Non è sola. Racconta qualcosa all’amica che è con lei, qualcosa che, dai tavoli vicini, tutti tentano di origliare.
- L’ha ucciso! E’ pazzo, è pazzo!
- Ma come fai a sapere che è stato lui?
- E chi altro, Odette? Come ho fatto a essere così stupida! Dovevo cambiare la serratura il giorno stesso in cui mi ha bucato le gomme. Invece no. L’ho cambiata oggi, dopo due settimane. Doveva succedere questo! Che stupida, lo sapevo che lui aveva le chiavi. E’ colpa mia se Théo non c’è più.
- Assolutamente no. Questo non lo devi pensare, Anne-Sophie. E’ lui che è malato, deve andare da uno psichiatra. Anzi bisogna rinchiuderlo, è pericoloso.
- Sì, hai ragione. Bisogna rinchiuderlo. Non ci posso pensare, continuo a rivederlo lì il mio povero Théo. Sembrava che dormisse...
- Aspetta, vediamo se ho capito. Quando sei uscita era tutto normale no? E nemmeno a lavoro è successo nulla di strano?
- Ma sì, ma sì! Théo era anche venuto a svegliarmi. Stava bene.
- Quando sei tornata stava sul divano. E vicino c’era quella lettera.
- Era tutto bagnato. L’ha affogato quel mostro! Mon petit; era ancora un cucciolo.
- E che diceva la lettera? Te lo ricordi?
- Sì, diceva...qualcosa come: “Ora sai cosa si prova ad avere bisogno di qualcuno”
- Mon Dieu... Devi fare qualcosa, farti aiutare.
- Lo so. Andrò a stare dai miei per un po’, a Champeaux. La campagna mi farà bene.
- Sì penso anch’io.

Laleh è distesa sul letto. Feroz si sta rivestendo in fretta. E’ quasi buio, Amir sta per tornare dal lavoro. Rischiano tanto, troppo. Feroz se ne deve andare subito.
Scende dal letto per salutarlo. Si avvicinano per l’ultimo abbraccio di quella sera. Un rumore li blocca. E’ il motore di una macchina. Si avvicina, cresce di intensità e poi si ferma. La macchina si è fermata lì davanti. E’ Amir!
Non c’è tempo di parlare. Feroz esce dalla stanza e corre giù per le scale. Esce dalla porta di servizio, ma Amir ormai è fuori della macchina. Lo vede.
- Hei tu, fermati! Chi sei?
- ...
Feroz corre via nella penombra. Laleh, pietrificata, guarda tutto dalla finestra. Amir alza lo sguardo e i loro occhi si incontrano. Inizia a vestirsi. In fretta! Sente i passi del marito nell’ingresso, li sente per le scale. Non farà in tempo, è vestita a metà. Amir apre la porta della camera da letto.
- Chi era quello in casa nostra? E che ci fai così svestita?
  Laleh non sa che dire, non esistono scuse. Rimane a bocca aperta, gli occhi spalancati. Scoperta.
- Laleh, pazza! Cosa hai fatto?
- Io... Io..
- Chi era quello? Dimmelo! La deve pagare!
- Lui... lui non c’entra! Sono io.
- Eccome se c’entra. E tu, troia, ci hai disonorati!
 Amir le dà uno schiaffo. Laleh piange. Un altro, un altro ancora. Anche Amir piange. Di rabbia forse, di dolore? Prende un bastone. Laleh urla. Ha paura. La colpisce col bastone, più volte. Lei cade a terra. Ha del sangue tra i capelli. Ancora un colpo; poi sviene.


...continua