– Abbiamo informazioni sullo stato della signora Britt? È in grado di rispondere a qualche domanda? – chiede Grissom cui è improvvisamente comparso in testa un cappello di paglia.
– Sì, papà. L’abbiamo sottoposta a tutti gli esami di routine e, a parte un rush sulla schiena, non le abbiamo riscontrato altri sintomi. Per cui la nostra diagnosi differenziata, ottenuta aprendo a caso l’enciclopedia medica, è che la paziente abbia il lupus. Oppure è svenuta per lo shock dopo aver trovato un orso bianco nel salotto di casa.
– Oh, ma, dottore, lei è davvero un genio! La sua fama di diagnosta è più che meritata! – dice in un profluvio di ciglia sventolate la casta e morigerata Catherine, che annuserebbe un buon partito anche alla riunione nazionale dei veterani del Vietnam.
– E lei è inutile che finga di essere incinta solo per tenere nascosta la gravidanza di sua figlia e poter poi allevare il neonato come fosse suo, chiaro? – l’ultima battuta è rivolta a Bree, che sta entrando in quel momento al braccio di Orson portando un veloce rinfresco.
– Ma… veramente… io…
– Per piacere, mi risparmi la solita solfa sul bisogno profondo di dare un senso all’autunno della vita! Voialtre donne di mezza età che rifiutate il naturale scorrere del tempo e vi ostinate a coltivare le speranze e l’illusione che mantenere in vita la razza umana sia cosa buona e giusta. L’umanità fa schifo, tutto fa schifo, io sono cinico, antipatico e politically uncorrect. Cicca Cicca Bum!
– La sua ultima affermazione è fuori da ogni possibile dubbio, dottore. Io intendevo semplicemente ricordarle che non fingerò di essere incinta prima della quarta stagione, perciò sarebbe opportuno che lei evitasse di spargere spoiler gratuiti rovinandomi anche il colpo di scena, e si decidesse ad accompagnarci dalla nostra cara Edie.
Nel pronunciare queste parole, Bree sorride.
E anche Orson.
Tutti capiscono.
Aiutati anche dalle fiamme e dall’odore di zolfo che si sprigionano alle spalle dei due coniugi.
Catherine e la Cuddy si gettano in adorazione ai piedi di Bree: – Nostra signora e maestra!
House si innamora istantaneamente di lei. Grissom non si accorge di niente.
Susan inciampa.
Rimpinzandosi di Vicodin (e guardato con aperta invidia da Warrick), House conduce tutti gli astanti nella camera di Edie.
FADE IN
Edie è pallida nel bianco letto, perfettamente truccata e con il push-up sotto la camicia da ospedale. Il dolce aroma del testosterone impregna subito l’aria della piccola stanza. Lynnette, che per la maggior parte del tempo non la tollera, si avvicina con dolcezza al letto dell’inferma e le stringe teneramente la mano. Tom stringe la mano di Lynnette. Susan stringe la mano di Tom. Il dottor House vomita.
– Ci rendiamo conto che è un momento poco opportuno, signora Britt, ma pensa di poterci aiutare a ricostruire quello che è successo stamattina? – chiede il Capitano Brass con il sorrisetto di chi non crede minimamente alla versione dei fatti che ancora non gli è stata raccontata.
– Ma certo, Capitano. Noi abitanti di Wisteria Lane siamo sempre disponibilissimi ad aiutare le forze dell’ordine.
Da un punto lontano giungono risate sommesse.
– Mi aggiravo stamattina per casa con indosso un sottilissimo negligé bianco trasparente come mio solito. A un certo punto mi sono accorta di qualcosa che non avevo mai notato: sulla parete di destra del salotto, che ho dovuto ricostruire dopo che la qui presente Susan Mayer ha pensato bene di dare fuoco alla mia vecchia casa, c’era una protuberanza quadrata. Avvicinatami, ho strappato la carta da parati e ho trovato quello che sembrava il portellone d’accesso a una botola, decorato con uno strano disegno giapponese. A quel punto, ho fatto ciò che qualsiasi altra persona dotata di buonsenso avrebbe fatto al mio posto: ho chiuso le imposte, staccato il telefono, spento il cellulare e mi sono messa a cercare di forzare la botola, con indosso niente su cui si potesse nascondere un oggetto contundente e senza procurarmi tale oggetto né una qualsiasi forma di arma, anche improvvisata.
Aperto il portellone mi sono addentrata nello stretto e buio cunicolo che si snodava subito dietro, e sono arrivata in una stanza arredata con pessimo gusto, dove, seduto dietro una specie di strano computer, c’era un bell’uomo, capelli lunghi, occhi spiritati, camicia tenuta aperta come l’agente là – Edie indica Warrick, che indossa un giaccone pesante, ma ha la camicia sbottonata più o meno fino all’ombelico. – Facciamo un po’ di conversazione, e capisco di aver finalmente trovato un brav’uomo da incastrare, per cui comincio subito a flirtare, ma veniamo interrotti dalla signora McClusky, che mi chiamava dal salotto perché erano le dieci di mattina ed era l’ora del pre-aperitivo.
Mentre racconta, senza alcun preavviso, Edie muore.
...continua...
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