18 giugno 2011

Nove carciofini e mezzo


Si trovano ancora dei carciofi freschi? Temo di no, ma vorrei comunque condividere con i miei venti lettori un'ultima ricetta che li vede protagonisti, e per la quale si possono utilizzare anche quelli di fine stagione, un po' più duri e magari con il "pelo", che vanno puliti più a fondo e che, alla fine, risultano meno belli da vedere.
Proviamo quindi ad utilizzarli per arricchire una frittata.
Nota importante: i carciofi in cottura tendono a ridursi, io suggerisco di utilizzarne una piuttosto piccola, così la frittata sarà più alta.
Per quattro persone quattro/cinque carciofi e cinque uova: i carciofi andranno puliti con pazienza e tagliati a spicchi: potete salvare anche il gambo, separandolo dalle foglie.
A questo punto, un paio di cucchiai d'olio, sale, spicchi d'aglio e prezzemolo (se vi piace anche un po' di peperoncino) e quando l'aglio è scuro avanti a rosolare i carciofi con fiamma vivace, almeno per una ventina di minuti. Il tempo quindi di sbattere le uova aggiungendo eventualmente anche una tazzina da caffè di latte (e no, niente parmigiano, secondo me non va bene) e renderle ben schiumose.
Nella padella aggiungiamo dunque l'uovo e abbassiamo la fiamma per non far diventare la frittata troppo scura: quando l'uovo sarà rappreso da una parte è il momento di girarla. Sconsiglio di provare il colpo di polso, aiutatevi piuttosto con un piatto.
Mi voglio rovinare: su questa frittata addirittura un frizzantino bianco potrebbe starci bene.

La retorica delle mele ovvero "chi non ascolta si candida alle sberle"



Mai come in questo momento la politica è stata così lontana dai cittadini. Mai come in questo tempo si tocca con mano il divorzio tra paese e potere politico. Mai come in questo momento l'arroganza e la volgarità offendono i lavoratori, tutti, e non solo i precari .

Imbarazzante. Non ci sono altri aggettivi per definire le ultime affermazioni del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, pronunciate a margine del convegno “I Giovani Innovatori”.
Il ministro, di fronte ad una rappresentate dei “Rete dei precari della P.A.“, non solo ha rifiutato qualsiasi tipo di confronto, ma ha pensato bene di lasciare l’incontro pronunciando poche, semplici parole: «questa è la peggiore Italia».
Un commento sprezzante, inaccettabile proprio perché arriva da un ministro della Repubblica e, nello specifico, da colui che dovrebbe preoccuparsi proprio dei problemi degli impiegati pubblici. Ai pochi, temiamo molto pochi, che non hanno potuto ascoltare le parole del Ministro lasciamo il video originale caricato su Youtube.
Lo stesso Brunetta, peraltro, era intervenuto solo 24 ore prima nella trasmissione “Otto e mezzo“, condotta da Lilli Gruber e in onda su La7. 

Già lì aveva detto : «Basta con la retorica del precariato – aveva attaccato – visto che ci sono 4 milioni di stranieri che vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare, quando ci sono 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, quando ci sono le imprese che cercano specializzazioni che non trovano perché nessuno vuol fare quei lavori. Basta con la retorica – ha poi proseguito – ci vuole concretezza. Ogni tanto c’è una madre che si lamenta con me perché suo figlio non trova lavoro, ma quando le dico: “Bene, allora domani mattina alle 5 vada ai mercati generali a scaricare le cassette”, lei risponde sempre “eh no!”. Se vuole lavorare, invece, quello è il modo migliore. Scaricare la cassette! Per tutti gli italiani! E magari anche raccogliere le mele delle sue parti».

Renato Brunetta - Ministro della Repubblica
Si, ma se Brunetta piange Stracquadanio non ride. E allora vi rimandiamo al lusinghiero giudizio sul popolo del web. 
Ma ci consola far parte del popolo del web. E di non aver bisogno di essere una donna orizzontale. Sicuramente non abbiamo bisogno di fare coming out.
"Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza - insiste Stracquadanio - non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato".



L'ingegno

L'Aquila disse ar Gatto: - Ormai so' celebre.
Còr nome e co' la fama che ciò io
me ne frego der monno: tutti l'ommini
so' ammiratori de l'ingegno mio! - 

Er Gatto je rispose: - Nu' ne dubbito.
Io, però, che frequento la cucina,
te posso di' che l'Omo ammira l'Aquila,
ma in fonno preferisce la Gallina...

(Trilussa)