22 maggio 2011

I quattro libri delle Piccole Donne, di Louise May Alcott

Ora uno potrebbe dire: Piccole Donne? Quella melensa storia di quattro sorelle dell'Ottocento, dei loro palpiti amorosi, delle loro banali vicende familiari?
Ebbene sì!
L'Eva che qui scrive di libri è cresciuta con le storie di Meg, Jo, Beth e Amy, ha sognato di vivere le loro avventure, ha desiderato la loro vita.
Quando, alla soglia dei suoi 50 anni, ha ripreso in mano l'opera, nella bella edizione annotata di Einaudi, è rimasta sorpresa dalla freschezza e dalla attualità del messaggio, che non ha per niente perso smalto nonostante il secolo e più che è trascorso dalla prima pubblicazione.
I quattro volumi che compongono la serie raccontano l'evoluzione dei personaggi femminili principali e le vite parallele di quelli di contorno.
Ognuna delle quattro sorelle ha una sua personalità ben descritta dall'autrice e chi legge troverà senz'altro affinità particolari con ognuna di loro.
Chi scrive aveva un debole per Jo, una vera donna libera, che fa scelte indipendenti e spesso controcorrente, ribellandosi agli stereotipi del suo tempo.
Jo lavora per mantenere se stessa e aiutare la famiglia, scrive libri, va in città da sola a contrattare con le case editrici, viaggia, si innamora e infine dedica la sua vita all'educazione di ragazzi svantaggiati: non è un modello perfetto da riproporre anche oggi?
I suoi valori sono saldi e guidano le sue scelte: Jo sbaglia spesso, si corregge, si pente e si arrovella ed è per questo che è straordinariamente simpatica. Non avremmo sopportato una donna perfetta, anche se solamente nella finzione letteraria.
Una lettura da consigliare, quindi, alle piccole e alle grandi donne di ogni età

I quattro libri delle piccole donne, di Louise May Alcott - Einaudi, 19 euro.



Notizie da non perdere - La rassegna stampa (fantascientifica) di Eva


Quando eravamo molto più giovani - cioè troppo tempo fa - leggevamo tanta ma tanta fantascienza: divoravamo quei libretti bianchi della Mondadori, all'epoca ancora in mano alla famiglia fondatrice, che uscivano ogni quindici giorni; per la nostra gioia, per un (breve) periodo uscirono addirittura una volta a settimana.
Adesso, che dire, non ci entusiasma più.
Però notizie come questa non mancano di attirare la nostra attenzione, e ci è venuta voglia di fare un gioco.
Il gioco di immaginare una astronave (Mayflower II) con dentro qualche Eva e qualche Adamo chiusi nei sarcofagi di animazione sospesa e in viaggio a velocità subluce (299.999 chilometri al secondo, noi Einstein lo rispettiamo) verso questo pianeta tutto nuovo, avanguardia di una umanità che ormai ha distrutto un pianeta e ne cerca un altro. Sembra troppo Alien o 2001? Tranquilli, a bordo non arriva alcun mostro affamato, ed il computer non va fuori di zucca.
L'astronave arriva e non si guasta: le Eve gli Adami non restano bloccati lì e hanno anche tutta la tecnologia che serve loro, senza essere costretti a tornare all'epoca dei cacciatori/raccoglitori per sopravvivere.
Il gioco è diverso: provare ad immaginare che tipo di società si potrà costruire su di un altro pianeta, sperando che sia più rispettosa delle differenze di genere ed anche delle ambiente. Insomma, quale mondo e quale abbozzo di società i nostri genitori pellegrini potrebbero far trovare a tutti quelli che dovranno raggiungerli con viaggi molto più lunghi e più lenti.
Ci piacerebbe leggere le vostre opinioni, grazie.
E buona domenica.