1 settembre 2011

Il mio Abruzzo


“Eppure è sempre il Monte Velino quello che attira su di sé l’attenzione dello spettatore; anche se si è volto altrove lo sguardo, bisogna portarlo su di esso, tanto appare mirabile per la sua adamantina figura. Sembra che non riceva luce dal cielo, ma che risplenda di luce propria ed illumini i monti, il lago ed i piani.”



Così scriveva lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius nei suoi quaderni, quando nella Pentecoste del 1871 decise di inoltrarsi in una delle regioni più selvagge, sconosciute e impervie della nostra penisola, troppo lontana dai sentieri battuti del Grand Tour, troppo vicina a Roma e al Regno di Napoli che avevano da offrire ai viaggiatori stranieri di allora ben altri splendori per rendere appetibile una digressione in luoghi abitati da briganti, lupi e orsi. Eppure Gregorovius affatto intimidito e spinto probabilmente dal desiderio romantico di conoscere luoghi incontaminati, volle inoltrarsi tra le montagne dell'Appennino Centrale anche per raccontare in prima persona una delle più imponenti e complesse opere di bonifica mai intrapresa fino ad allora e che stava per essere portata a termine proprio all'ombra del Monte Velino: il prosciugamento del Lago del Fucino. Ancora oggi, quando la nebbia scende e ricopre col suo manto bianco case, alberi, campi, sembra che lo spirito del lago torni da molto lontano a rivivere gli antichi splendori. 

Settembre poi ritornerà - rassegna stampa di inizio mese

E così, dopo tre settimane di pausa, la rassegna stampa dell'Eva che scrive cade proprio il primo settembre. Il mese in cui il cielo tornava ad essere nitido e terso, e qualche volta la sera si poteva indossare il giacchetto jeans.
Ma dopo questa strana estate, l'autunno non si prospetta certo più sereno o più normale.
Schizofrenico, ma non normale.
Perché è la schizofrenia il vero male di questo Paese, è ora di riconoscerlo.