8 luglio 2011

Le ragioni del lavoro e quelle tecniche: le lavoratrici Ma-Vib vincono il primo round

La notizia l'avevamo data qui! . Poi è stato un crescendo di solidarietà e di sostegno alle coraggiose lavoratrici di Inzago.


La nuova notizia è questa:
""Si è da poco concluso l'incontro convocato dall'unità di crisi della Provincia di Milano (cui erano presenti sia l'assessore al Lavoro sia quello alle Pari opportunità) per discutere della vicenda della Ma-Vib di Inzago. Dopo avere ascoltato, separatamente, i vertici aziendali e i rappresentanti di Api Milano e le rappresentanti dei lavoratori e il sindacato, si è svolta la riunione congiunta.
Queste, in sintesi, le conclusioni riportate dalla Fiom di Milano: l'azienda si impegna a non avviare alcuna procedura di mobilità (nessun licenziamento, quindi); a partire dal mese di settembre verrà attivato un tavolo in Provincia per valutare gli strumenti da utilizzare per affrontare l'eventuale calo delle commesse, compreso - come da tempo chiedono sindacato e lavoratori - il contratto di solidarietà.
"I problemi non sono certo risolti - conclude la nota - ma le lavoratrici della Ma-Vib e la Fiom di Milano considerano i risultati odierni come un serio passo avanti sulla strada della soluzione positiva della vertenza. Un passo avanti che senza la determinazione delle lavoratrici e l'impegno delle istituzioni locali non sarebbe stato possibile".
Non lasciamole sole! L’assessore alle Pari opportunità della Provincia di Milano, Cristina Stancari aveva dichiarato: “L’appuntamento .... con l’azienda, mi auguro possa sbloccare la situazione. Abbiamo avuto un incontro con le lavoratrici MA-VIB, perché ciò che è avvenuto è vergognoso. All’incontro in comune, a Inzago, c’erano tutte e 23 le lavoratrici dell’azienda, a dimostrare lo spirito solidale di tutte le donne. Si sono mostrate orgogliose nel rivendicare il diritto al lavoro, nessun risentimento contro l’azienda ma le donne della MA-VIB credono di aver diritto al loro lavoro. Molte lavoratrici – ha concluso Stancari – sono titolari di famiglie monoreddito.”
 
Per dovere di cronaca riportiamo la dichiarazione del sig. Ivaldo Colombo che precisa:  "Se verranno adottati, infatti, provvedimenti il prossimo mese di settembre, a seguito dell'attuale gravissima crisi aziendale,  questi potrebbero riguardare il reparto produzione, ovvero il reparto che maggiormente sta soffrendo la crisi, e in misura minore il settore impiegatizio. Purtroppo il reparto produzione e' quello che attualmente occupa 18 donne su 20 addetti. E' questa l'unica ragione 'tecnica' che potrebbe veder coinvolte piu' donne che uomini e non certamente per una volonta' discriminatoria della societa' e del Sig.Colombo"

Un'ultima annotazione. Se a Inzago si piange a Reggio Emilia, invece, si trovano soluzioni alternative.
Leggete qui! Ma ne faremo un post ad hoc!!!! Per ora la prima pagina va alle amiche di Ma-Vib.

Non è una bella giornata per morire


E' in aula alla Camera il disegno di legge sul testamento biologico, e non è un bel vedere.
Il titolo è un grande esempio di bispensiero (avete presente 1984?), in quanto recita: "Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento", ma le regole sono ben diverse.
Cominciamo intanto col dire che, evidentemente ancora sull'onda emozionale del caso di Eluana Englaro, all'articolo 3 viene precisato che l’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita e non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento.
Dopo aver posto una serie di vincoli formali e sostanziali alla dichiarazione anticipata di trattamento, come quello del divieto di inserire indicazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale (omicidio, omicidio del consenziente ed istigazione al suicidio), all'articolo 7 si dice chiaro e tondo che le volontà espresse dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono prese in considerazione dal medico curante che annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno.
Ancora: siccome la dichiarazione anticipata di trattamento (ci rifiutiamo di chiamarla DAT e continueremo a definirla per esteso) ha un senso quando il dichiarante non può più cacciare a calci il medico dal suo letto, è prevista la nomina di un fiduciario, che è l’unico soggetto legalmente autorizzato ad interagire con il medico curante.
Nel caso di controversia tra medico curante e fiduciario, la questione è sottoposta alla valutazione di un collegio di medici composto da un medico legale, un anestesista-rianimatore ed un neurologo, sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia. Però il parere espresso da questo collegio non è vincolante per il medico curante, il quale non è tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico.
C'è da dire che ai medici, in realtà, questa legge non piace per niente, visto che li lascia soli alle prese con scelte che nessuno di noi vorrebbe mai fare e li pone tra di fuochi: i parenti o il fiduciario del malato che vorrebbero dare corso alla sua volontà e lo Stato etico, che dice come dobbiamo morire.
Si prevede che per martedì 12 luglio si arriverà al voto finale: noi, ovviamente torneremo sull'argomento, suggerendovi, se già non l'avete fatto, di leggere qui; potrebbe essere utile.

Rassegna stampa di un'Eva preoccupata ma speranzosa.

Chi di noi può affermare di non avere in casa, magari pure in borsa e perchè no nei cassetti in ufficio una confezione di ansiolitici?
Chi non ha mai preso una pasticca di lexotan, di prazene, di valium o altro?
Magari prestato da un'amica in un momento d'ansia, le prime sono ai tempi degli esami... poi altri esami ancora, poi i colloqui di lavoro, il litigio con il compagno, il matrimonio che traballa, i figli che esigono e non possono aspettare.
L'ansia ci divora, alcuni di noi ci convivono e altri la sfruttano, sublimandola in attività convulse, altri ancora la temono e ricorrono alle pillole al primo batticuore, al primo senso di soffocamento, la fame d'aria.
Quanti vanno dal medico a parlarne, informarsi, farsi prescrivere il farmaco più adatto?
In questo articolo si parla di antidepressivi, non di ansiolitici, non è la stessa cosa.
L'antidepressivo è un farmaco da usare con criteri ben precisi, non si prende e si butta gù, tempi e dosi sono fondamentali così come il controllo medico.