15 luglio 2011

Il TAR del Lazio fischia il fallo! Cartellino rosso per la giunta Alemanno

Principio della Pari Opportunità in Tema di Nomine
Art 5 : Nel nominare i componenti della Giunta Comunale, i responsabili degli uffici e dei servizi nonché nell'attribuire e definire gli incarichi dirigenziali e quelli di collaborazione esterna, il Sindaco assicura una presenza equilibrata di uomini e di donne, motivando le scelte operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità.
Per chi volesse conoscere la fonte diciamo subito che è lo Statuto del Comune di Roma, e su questo principio scritto il Tar del Lazio ha accolto integralmente la tesi dei Verdi, i primi a presentare ricorso contro il mancato rispetto delle quote rosa nella giunta capitolino.
Lo Statuto del Comune di Roma infatti, prevede che il sindaco sia obbligato ad assicurare una presenza equilibrata tra uomini e donne, Alemanno invece aveva nominato una sola donna su 12 assessori "nonostante la chiarezza dello Statuto", spiega l'avvocato Valentina Stefutti, che ha curato il ricorso dei Verdi al Tar, che vedeva come primo firmatario il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. "Nonostante la chiarezza dello statuto - riferisce l'avvocato Stefutti - il sindaco Alemanno ha ritenuto di insistere, e addirittura ha rifatto il provvedimento a marzo, nominando una seconda giunta che nominava i precedenti assessori, quindi una sola donna, l'assessore Belviso, con motivazioni completamente destituite da ogni fondamento, la motivazione era - conclude - che c'erano poche donne nel consiglio comunale.

Commento: La decisione del Tar del Lazio di azzerare la giunta del Comune di Roma perchè non ha garantito un'equa rappresentanza di genere ha un grande significato politico, sociale e culturale. E' il segno che dalle parole si passi ai fatti e che le pur blande normative in materia devono essere sempre pienamente applicate.

La toppa è stata messa subito: Rossella Sensi in giunta. Si tenta il rigore al 90° minuto?

Se ti ammali non vale! Licenziata/o



Affrontare la malattia significa anche superare disinformazione, burocrazia, leggi complicate: lo sanno bene i lavoratori che si ammalano seriamente.

Un'operaia dipendente da 16 anni dalla ditta Nuova Termostampi di Lallio (BG) è in stato vegetativo, e la licenziano dal lavoro per le troppo assenze. Non solo: «Crea intralcio all'attività produttiva». Ha dell'incredibile la vicenda che vede al centro una donna in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, una condizione nella quale quattro mesi dopo, riuscì comunque a dare alla luce una bimba, la quarta dei suoi figli. L'articolo è pubblicato oggi dal Corriere. La signora è tuttora ricoverata all'istituto don Orione di Bergamo, e ovviamente non ha potuto riprendere il suo posto di lavoro alla ditta Nuova Termostampi di Lallio (Bg), di cui è dipendente da 16 anni. E che ora, denuncia la Cgil di Bergamo, le ha inviato una lettera per licenziarla perché, spiegano, la signora «ha effettuato 368 gg di malattia», superando «il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall'art. 39, comma 7, Parte 2° del vigente C.C.N.L (e pari a 365 giorni)». Non solo: «la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali».Sorte analoga è quella dei genitori dei bambini Un genitore ogni quindici di bambini malati di tumore perde il lavoro a causa delle prolungate assenze fatte per assistere il figlio.