18 agosto 2011

Schiavitù di condominio



Leggo un breve articolo che mi colpisce molto, inizia in questo modo:
"Uno scantinato, una ventina di ragazze cinesi alla macchina da cucire fino a 12 ore al giorno, qualche materasso per la notte e un fornelletto per cucinare il minimo necessario a recuperare le energie. Sono le nuove schiavitù urbane, che si insediano sempre più spesso nel palazzo di fianco.".
Viene facile immaginare che si parli di uno di quei casi di cinesi sfruttatori di altri cinesi.
Potrebbe essere parte di un articolo di Libero o della Padania? Potrebbe. Ed essere in un articolo di un qualche giornale/blog/rivista di una qualche parte della sinistra? Si fa più fatica a pensarlo. 

Spesso è comodo procedere in modo schematico, almeno su certi argomenti come  ad esempio quando si parla di sfruttamento degli immigrati irregolari. Chi è di una parte parla di immigrati sfruttati da italiani, per l'altra parte i cattivi hanno colori della pelle e linguaggi che vengono da lontano.
In questo modo si perde però di vista la realtà, che è banalmente quello che succede mentre troppo spesso ci si chiude dietro a parole ed idee che altro non sono che muri, ed allora capita di ritrovarsi schiavi di quelle parole e di quelle idee. La realtà è quello che succede, non quello che ci piacerebbe, nel bene o nel male, che succedesse. Nel guardare alle cose del mondo sarebbe il caso di separare i fatti dalle opinioni, con approccio anglosassone, da noi si tende invece ad usare un altro metodo, le opinioni che spiegano i fatti.