2 maggio 2011

11 Settembre 2001 - 2 Maggio 2011

Era il mio secondo giorno di lavoro. 
Mi piacerebbe trovare una simbologia, un significato, qualcosa, nell’aver iniziato un’intera vita alla vigilia del più epocale e globale cambiamento che il mondo ricordasse dal 1945 a oggi, o forse anche da prima. Ma non ci sono significati reconditi, è stata solo una coincidenza, o sfortuna, visto quel che poi è seguito dal punto di vista dell’economia e del mercato. L’unico dato è che l’11 settembre 2001 era il mio secondo giorno di lavoro. 
Ho sempre pensato che ogni singolo momento di quel lunghissimo pomeriggio mi fosse rimasto fotografato in mente con la precisione di uno scatto della Magnum, ma quando poi, tempo dopo, mi sono trovata a raccontare il mio 11 settembre, ho scoperto come in realtà mi siano rimaste addosso le sensazioni di quel giorno, e non i fatti. Per esempio, non sono mai riuscita a ricordare con certezza matematica se abbia visto o no il secondo schianto in diretta: il secondo aereo ha colpito la Torre alle 9.03 ora di New York, mentre io sono ragionevolmente sicura di essere rincasata alle 15.15 ora locale, ma non giurerei nemmeno su questo, forse invece era un po’ prima, e l’ho potuto vedere, chissà. Di sicuro ero incollata alla tv quando lo United 93 è caduto in Pennsylvania e prima ancora l’American 77 si è schiantato sul Pentagono, ma non ricordo nulla di quanto è stato detto o fatto vedere in televisione. 
Però, potrei dipingere a occhi chiusi il viso di mia madre, quando sono entrata in camera e l’ho trovata nella mia sedia a dondolo, davanti a RaiTre, rigorosamente, anche in quel momento. Sorrideva, quasi non fosse ancora chiara la portata di quanto stava succedendo (il che avvalla la mia supposizione di essere arrivata prima del secondo schianto), e mi ha detto “Un aereo (due?) è caduto sulle Torri Gemelle”. “Ma che dici?” “Guarda! Forse è stato un incidente, non si sa nulla”. 

Notizie da (non) perdere - La rassegna stampa di Eva del 2 maggio


Finito il matrimonio del secolo, si torna alla vita di tutti i giorni, donne comprese.

Alcune scelgono l'uomo sbagliato, altre vengono scelte dall'uomo sbagliato.

Altre ancora (e forse fanno pure bene) decidono che non c'è uomo che faccia per loro, e si rintanano sui monti tibetani.

Ci sono poi uomini che riescono ad avere figli senza una donna, e che scelgono la babysitter sbagliata (ognuno dovrebbe fare il suo mestiere)

Ma una vera buona notizia, anche se ha un sottofondo amaro ve la diamo: la giustizia in italia alla fine funziona. Non sottilizziamo sui tempi, per carità, l' importante è raggiungere il risultato, anche perché la speranza è sempre l' ultima a morire.

I soliti sondaggi ci vorrebbero più felici e uniti. Cosa non facilissima, se non puoi esprimere il tuo pensiero.

Ma alla fine che ce frega dell' unità, dei sondaggi, delle babysitters.
Le notizie importanti sono ben altre!!!

Tamara

Il nome Tamara deriva dall'ebraico Tamar, e vuol dire palma. All' Eva che scrive, ha fatto ridere la cosa, però quando ha scoperto che la palma è simbolo di festa e di vittoria, ha pensato: un nome, un destino.
Perchè l'artista di oggi è Tamara Rosalia Gurwik-Górska, conosciuta al mondo come Tamara de Lempicka. I suoi quadri trasmettono potenza e vittoria. E anche una festa del corpo e della vita. Nasce il 16 maggio 1898, forse a Varsavia o addirittura Mosca, non sono chiari i suoi natali. Nel 1911 si reca con la nonna Clementine in Italia dove rimane affascinata dalle correnti artistiche di quel periodo oltre che per il patrimonio artistico italiano, che immancabilmente l'avvicinano all'arte. Nel 1920 decide di dedicarsi alla pittura e inizia a frequentare l'Académie de la Grande Chaumière, poi prende lezioni da Maurice Denis e André Lhote.Ovviamente a Parigi, città dove si trasferi nel 1918.Nel 1922 espone al Salon d'Automne, la sua prima mostra come artista. 
D'Annunzio la corteggiava assiduamente ma lei rifiutò ogni "assalto", viaggia per mezza europa, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la portò a emigrare negli Stati Uniti assieme al secondo marito. Morì nel 1980 in Messico. Questa la sua brevissima biografia.
Poco ci dice a paragone delle sue opere pittoriche. La forza, la sensualità e l'energia che trasmettono descrivono una donna dalla vita fuori dagli schemi, ma soprattutto una donna che scoprendo in se una passione, quella per l'arte, l'ha coltivata e l'ha trasformata in una fonte inesauribile di energia vitale. Le opere sono famose: per i tagli di luce, l'uso del colore, il famoso "Blu Tamara", i personaggi ritratti, dalla figlia Kizette, alla sua amante Rafaela (si avete letto bene, Tamara era famosa anche per la sua bisessualità) passando per Andrè Gide, o il principe Gabriel Constantinovich Romanov e altri personaggi più o meno famosi, e per i nudi femminili voluttuosi nonostante la rigidità del segno; la sua pittura risente delle correnti artistiche dei primi anni del '900 dal costruttivismo russo, al futurismo e il cubismo. Il tutto miscelato da un sentire la vita e vivere l'arte in maniera personalissima: i suo orientamento sessuale, la sua natura giocosa la portavano ad essere di tutti, ma ad appartenere solo e unicamente a se stessa: un ossimoro vivente. Dichiarò in una intervista del 1932 “vivere e creare in modo tale da imprimere sia alla mia vita che alle mie opere il marchio dei tempi moderni”  però poi dichiara di mare l'opera di Vittore Carpaccio.

In un articolo del 1935 di Magdeleine Dayot, troviamo indicato, come punto di forza dell’arte della Lempicka: “Questo curioso melange di estremo modernismo e purezza classica attira e sorprende, e provoca, forse, prima di conquistare completamente, una sorta di lotta cerebrale, dove queste tendenze così diverse lottano una contro l’altra, fino al momento in cui lo sguardo avrà afferrato la grande armonia che regna in queste opposizioni”.

Ecco perchè l'Eva che scrive ha scelto Tamara per la sua rubrica, per la sua capacità di aver saputo "gestire" gli opposti, nelle emozioni, nella vita e anche nell'arte e di averli trasformati in pura energia creativa nel suo caso. I suoi quadri ce lo testimoniano. 
Ci auguriamo che questa capacità di armonizzare gli opposti che la vita ci pone costantemente davanti diventi un esempio o quanto meno ci "consoli" : lo yin e lo yang si completano vicendevolmente l'uno nella piena accettazione dell'altro.

Concludo con un breve aneddoto su alcuni dei suoi quadri:l'attore Jack Nicholson regalò nel 1984 alla sua fidanzata di allora, Angelica Houston ben 7 quadri di Tamara  - la quale era rimasta folgorata dall'arte di questa donna apolide e dalla vita e dalla sessualità cosi vibrante, riportò in auge l'arte della Lempicka. Quando Eva ha letto di questo episodio ha provato un brivido di invidia e epnsato: magari lei si aspettava un gioiello. E se ne è ritrovati 7.