13 dicembre 2011

La rassegna di Eva confusa, prudente e smarrita

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della manifestazione di domenica, che all'Eva che scrive ha fatto uno strano effetto, aveva un sapore di stanco, già visto e forse anche la sensazione di un tempo sbagliato, come un fuori sincrono in un doppiaggio o in un play back, come di un mancato aggiornamento, perché non aveva più l'urgenza che si avvertiva il 13 febbraio, perché questo è il momento in cui tutti dobbiamo stare dalla stessa parte, lottare ogni giorno, tutti i giorni.
Non c'è dubbio che la notizia che più ha tenuto banco è questa, che ha scatenato numerosi discussioni:
1) la famiglia, il primo nucleo in cui tutti dovremmo sentirci sicuri e felici è, purtroppo, ancora una volta teatro della peggiore mentalità bigotta, e la vergogna come supremo sentimento da affiancare al senso di colpa;
2) la spedizione punitiva che è seguita dopo l'accusa "ai rom" come se fosse una patente che dava il diritto a colpire un obiettivo decisamente semplice e individuabile, non possiamo negarlo, e questo è impressionante e indecente, dobbiamo farci i conti, sarebbe successa la stessa cosa se lo stupratore fosse stato italiano? Si chiama razzismo, che in questo paese in molti rappresentanti delle istituzioni hanno più volte cavalcato quando non addirittura inneggiato e sbandierato con orgoglio.
E' una storia in cui perdono tutti, e viene da chiedersi come sia difficile agire in un contesto così degradato dove nessuno abbia avuto la possibilità di intervenire PRIMA con i servizi sociali, o attraverso il ginecologo che invece si prestava a queste visite compulsive.