20 luglio 2011

Il comportamento etico è spesso relativo


Da qualche tempo ho deciso di diventare vegetariano, almeno ci provo. Per scelta ambientalista, penso che il mondo non possa reggere lo sfruttamento che gli stiamo imponendo. In mensa mi ritrovo a parlare con un collega, persona che reputo intelligente, e facendo discorsi da mensa gli racconto della mia scelta. Mi dice che capisce le mie motivazioni, però... però lui abita nelle valli bergamasche, le montagne sono sempre più abbandonate, ad esempio i cinghiali, che non sono autoctoni, si riproducono senza controllo e vanno controllati, l'unico modo è abbatterli. Mi racconta di un mondo in cui c'è bisogno di mantenere in equilibrio le risorse e chi le usa, se lui smettesse di mangiare i conigli dei nonni gli animaletti si riprodurrebbero troppo. Probabilmente mi ha raccontato una cosa corretta dal suo punto di vista, di uno che pur vivnedo nel mondo moderno ha mantenuto una visione del mondo immediatamente circostante derivata da generazioni e generazioni di contadini e montanari. Probabilmente ci potrebbe anche essere un modo per mantenere l'equilibrio vivendo da vegetariani anche in quei posti, non posso saperlo. Io vivo in un altro mondo, non allevo animali, le carni ed i pesci che potrei mangiare potrebbero arrivare da qualsiasi parte del mondo, anzi l'unica cosa certa è che non arrivano da nessuna cascina nel raggio di 50 km. In questo contesto la mia scelta è giusta, da un punto di vista ambientale ma anche etico, ne sono convinto. Però le parole del mio collega mi hanno fatto riflettere, non sempre esiste qualcosa che è bene in modo assoluto, dipende spesso dal contesto, spaziale e temporale, e pure dai parametri con cui valutano le possibili scelte etiche.