30 luglio 2011

Pistacchio allucinante


Che fare quando tua figlia torna dalla gita scolastica in Sicilia orientale con un barattolo di pesto di pistacchi?
Per prima cosa, evitare di dirle che si vende identico sui banchi del mercatino domenicale dietro casa, e poi usarlo per condirci la pasta.
Condirci la pasta, come?
Ecco, il pesto di pistacchi non ha niente a che vedere con il pesto tout court, ovvero quello alla genovese: insomma, non è un condimento pronto, trattandosi soltanto di pistacchi pestati, ma di un semilavorato che ha bisogno di un ulteriore intervento del cuoco.
E' necessario precisare che il purè di pistacchi è completamente neutro, non è paragonabile ai pistacchi tostati e salati e, ovviamente, neanche al gelato di pistacchio?
Quindi ho fatto appassire una cipolla in una tazzina da caffè di olio nella solita padella antiaderente, poi ho aggiunto un etto di prosciutto cotto tagliato a dadini e lo ho fatto rosolare; finalmente ho versato nella padella il pesto di pistacchi, stemperandolo con qualche goccio di latte. Senza esagerare con il latte, perchè c'è già l'olio che collabora a renderlo più liquido.
I pistacchi non devono cuocere: quattro o cinque minuti per amalgamare il sugo e renderlo cremoso, poi si può spegnere e condire la pasta. Ovviamente Regaleali ben freddo a volontà.

29 luglio 2011

Fenomenologia del serial addicted

‎1. Il serial addicted può essere di tre tipi:
a. L’autoreferente: guarda solo serial attinenti alla sua vita. Si sa di medici che indossano il camice per   seguire E.R.
b. Il selettivo: va per generi. Solo medical dramas, solo storie di formazione, solo crime serial. Di solito disprezza ferocemente gli addicted di altri generi.
c. L’onnivoro: segue tutto. Purché sia di origine americana, diviso in 24 episodi di 40 minuti l’uno e di durata complessiva possibilmente decennale.
2. Il serial addicted è endogamico. Si accoppia e frequenta solo altri serial addicted, perché così fanno i suoi personaggi preferiti. La scelta cade preferibilmente su addicted degli stessi serial, per non compromettere la purezza della fidelizzazione.

3. Il serial addicted ha gravi problemi relazionali. È in grado di lavorare spalla a spalla, ogni giorno per dodici ore al giorno per dieci anni, con l’uomo/la donna della sua vita senza mai ammettere di esserne innamorato perso.

4. Il serial addicted è uno che scandisce la sua vita in stagioni e non in anni.

La rassegna stampa di un'Eva che non ama sentir dire che tutto il mondo è paese

Anche in Russia si son mosse loro.
Le donne.
Non so come si dice "se non ora quando" in russo ma loro l'hanno detto e si sono attivate. Contro che cosa??
Una settimana fa circa è stata data la notizia della nascita di un gruppo di ragazze entusiaste, denominato l'Armata di Putin, che è disposto a tutto, perfino a strapparsi la maglietta pur di sostenerne la campagna elettorale verso il Cremlino il prossimo marzo.
Ora, diciamocelo, il fascino di Vladimir è di poco superiore a quello di Silvio,

28 luglio 2011

Rassegna parolaia di notizie a vanvera - Di alemanni, feltrini, bottiglioni e borghezi.

Deve proprio essere scritto nel destino de Le Stanze che a questa Eva il turno di rassegna capiti sempre quando tutt'intorno la gente ha deciso di ribaltare il significato delle parole.
Che se uno non fosse tendenzialmente una persona pacifica, verrebbero in mente almeno dodici modi diversi, ma tutti molto creativi, per portare tali esemplari di umanità a più miti consigli.
Magari avvalendosi di consulenti esperti in materia:


26 luglio 2011

Rassegna stampa alfabetico-vocalica (per comunicare con semplicità)

« La credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni » P.W.

A come anniversario:
Il 25 luglio del 1921 nasceva Paul Watzlawick, psicologo austriaco, primo esponente della statunitense Scuola di Palo Alto. Portò numerosi contributi allo studio della mente e sebbene sia ricordato soprattutto per essere l'autore principale di "Pragmatica della comunicazione umana", pietra miliare della psicologia che si occupa degli effetti pratici della comunicazione e che, accanto agli studi di Bateson e del gruppo di Palo Alto, introduce l'approccio sistemico alla psicologia, la Eva che scrive lo ricorda soprattutto per gli assiomi della comunicazione.
Quando si parla di comunicazione, si pensa sempre che la cosa più importante sia sapersi esprimere. Ma non è così. L’arte più sottile e preziosa è saper ascoltare. Questo è vero in qualsiasi forma di comunicazione, anche se apparentemente non è un dialogo. Mentre scrivo questo post sto cercando di “ascoltare” – per immaginare che cosa penserà chi legge, per ricordare ciò che ho imparato da chi ha letto altre cose che ho scritto e mi ha aiutato a renderle più chiare. Un libro che nessuno legge (o che nessuno trova utile o interessante) è solo un mucchio di carta sporco di inchiostro.La necessità di ascoltare è più immediatamente rilevante quando si tratta di comunicazione interattiva. È importante in ogni dialogo, ma soprattutto in rete – anche se i nostri interlocutori sono “invisibili” e in alcune situazioni non sappiamo chi sono (per esempio quando siamo in un’area di dialogo collettivo di cui non conosciamo tutti i partecipanti).
Naturalmente “ascoltare” non significa usare solo l’udito; ma capire ciò che gli altri dicono e quali sono le loro intenzioni. Anche quando la comunicazione si trasmette con parole scritte anziché “a voce”. E proprio perché non vediamo le altre persone (e non possono correggerci subito, con una parola a con un gesto, se le capiamo male) dobbiamo essere particolarmente attenti nell’ascoltare e capire.
E allora, forte di queste riflessioni, la Eva che seleziona  la rassegna stampa prova a usare semplicemente le vocali