12 luglio 2011

Rassegna combattiva del 12 luglio: l'energia del “ selvaggio femminile“.

In realtà doveva essere solo un raduno per annunciare la nascita del nuovo movimento. E invece ne arrivano duemila. Il luogo di ritrovo viene cambiato tre volte, a ogni ondata di iscrizioni si cerca una collocazione più grande. Si ma le donne in politica non si salvano dai fischi delle donne: Livia Turco, fischiata il 23 novembre di 4 anni fa dalle donne in piazza, ne prende atto: «Non è un raduno di nostalgiche, è una novità, un grande progetto». 
Il lavoro è uno dei nodi principali da sciogliere e Susanna Camusso, prima donna segretario generale della Cgil, è anche lei a Siena ad appoggiare il nuovo movimento. Già il 13 febbraio il più grande sindacato non fece mancare sostegno organizzativo alle donne di «Se non ora quando» e oggi lo definisce un «soggetto che indica il bisogno dell’Italia di tornare ad un’etica pubblica, a un’etica della cittadinanza, al riconoscimento della dignità e anche a politiche economiche che lascino immaginare un progetto per il Paese e il lavoro per le donne». Ma la platea non ha pietà di nessuno e a metà pomeriggio dal palco arrivano parole dure anche per la Camusso e per gli accordi firmati sulla pelle delle donne.
“Meno di metà delle italiane lavora, al sud nemmeno un terzo, tante smettono di cercarlo. Con la crisi l’occupazione femminile è diminuita e il lavoro delle donne si è dequalificato. Oggi le ragazze cominciano a lavorare più tardi, ma sono più qualificate. Hanno tagliato sul lavoro familiare. Sono andate comunque avanti, ma con enorme fatica. Una piena occupazione femminile e una presenza in pari numero nei luoghi di decisione darebbero una spinta al paese senza eguali” (Linda Laura Sabbatini dell’Istat).

Noi, che crediamo in questo movimento, oggi facciamo una rassegna stampa di intenti, di parole gridate, sussurrate, esenti da posizioni pur condivisibili ma lontane dalla realtà quotidiana. E allora lasciamo spazio alla voce di tante donne che parlano meno di escort ma più di politica egualitaria, 

“Non è smettendo di avere figli che otterremo più lavoro, ma non è smettendo di lavorare che faremo più figli” (Francesca Comencini). Non si parla mai di lavoro senza parlare di figli, e viceversa. E’ il “doppio sì” accertato dalla Libreria delle donne di Milano. Il fatto di non potere avere figli, di dover rimandare fino al rischio di infertilità è il patimento principale.

E la nostra rassegna, combattiva come il movimento cui abbiamo partecipato negli anni settanta, continua con la faccia e il nome delle donne che erano là: “L’organizzazione del lavoro segue regole maschili. Ho voluto trasformare il luogo di lavoro in luogo di relazione“. (Margherita Dogliani, imprenditrice).

La manovra del governo è misogina, e non solo per il furto del tesoretto e per le pensioni a 65 anni, ma anche per il taglio ai servizi e all’assistenza, dando per scontato che tanto ci penseranno le donne. Con la paternità obbligatoria, la discriminazione delle madri cesserà” (Susanna Camusso) 

Ai partiti dico: basta con questo maschilismo. E alle politiche dico: camminate insieme a noi, non sopra di noi” (donna del gruppo Cassandre di Napoli).

E’ la prima volta che parlo in un’assemblea come questa, io che pure parlo in tante assemblee. Sono un nuovo acquisto, non ho mai fatto parte del movimento femminista, e sono qui per ringraziarvi del vento del cambiamento. Chiederò al mio partito di farsi attraversare e cambiare da questo movimento. Non c’è alcuna intenzione di appropriarsi di nulla, si tratta di poter cambiare anche la nostra politica. Le donne devono confrontarsi con il potere, cambiare ogni centro di potere” (Rosy Bindi). Rosy accenna di sé. C’è un po’ di insofferenza nei confronti degli interventi delle politiche perché le donne vorrebbero sentirle parlare di sé, della loro politica, del perché è stata tante volte inefficace, dei problemi che incontrano nei loro partiti, ma le politiche presenti non lo fanno abbastanza. 

Dovremmo fare una class action contro gli uomini, oltre la nostra appartenenza politica. Sono la prima a prendere l’impegno di non attaccarmi al colore politico” (Giulia Bongiorno, Fli). “Abbiamo fatto del referendum sul legittimo impedimento il nostro referendum. Abbiamo portato a votare le nostre madri, abbiamo tirato giù dal letto i nostri figli. Da noi ci sono molti eletti inquisiti e collusi” (SNOQ Reggio Calabria). “Non siamo inventando niente di nuovo. Il femminismo è carsico, ma c’è da sempre". (Donna di Punto G, Genova). Si discute anche di legge elettorale: con le liste bloccate, il 50/50 potrebbe portare molte donne nelle istituzioni, mentre con le preferenze le donne dovrebbero farcela da sole. Che cosa è meglio? “Siamo ormai oltre le pari opportunità” (SNOQ Ravenna). “Noi donne abbiamo bisogno di uomini responsabili. Le donne hanno bisogno d’amore“. (Presidente delle Donne Musulmane d’Italia). “C’è molto desiderio di unirsi oltre le differenze. C’è bisogno di rete ma anche di apertura, perché tutte abbiamo bisogno di tutte, mentre cercano di metterci le une contro le altre. Devono esserci reti locali su problemi specifici, reti che si connettano tra loro e con noi nelle forme che liberamente sceglieranno. Una rete stabile, aperta, inclusiva. Ma servono anche incontri fisici, di corpi. Qui non nasce un partito. La nostra ambizione è un paese per donne, e per tutti. Vogliamo parlare anche ai partiti, tutti. Non siamo nemiche dei partiti". (Serena Sapegno e Titti Di Salvo)

 “La rete è già politica. La sfida è non prevaricare e unificare: il paese deve andare avanti ovunque con la stessa marcia“. (Giorgia Serughetti e Elisa Da Voglio, SNOQ). 

Stavolta non possiamo fallire“. (Valeria Ajovalasit, Arcidonna). 

Il sapere delle donne, il femminismo deve volare alto e contaminare le istituzioni“. (Olivia Guaraldo) 

Siamo uscite dalla solitudine. Bisognerebbe fare una rete delle città amiche delle donne“. (Una ragazza di SNOQ)

Del primo femminismo la pratica del partire da sé resta, non è intaccata“. (donna di SNOQ Venezia) 

Dobbiamo pretendere la cancellazione delle ipoteche dal nostro futuro“. (donna di SNOQ Pesaro) 

Dobbiamo essere l’anticorpo che cura questo corpo dissacrato che è l’Italia“. (Donna di SNOQ, Tigullio)

Questo fiume carsico che è il femminismo si deve tenere in superficie il maggior tempo possibile, per evitare di dover ricominciare ogni volta daccapo“. (Monica Lembi, presidente del Consiglio Comunale di Bologna) 

Abbiamo da imparare dalle più anziane, ma abbiamo anche da insegnare“. (ragazza di SNOQ) “Noi ragazze siamo cresciute in una società individualistica, facciamo fatica con il “noi”. Ho dovuto toccare con mano la fatica e la possibilità del noi“. (ragazza di SNOQ Siena) 

Dobbiamo essere inclusive, non abbiamo bisogno di escludere nessuna. Si difende e mette barriere chi è debole, e noi siamo fortissime. Dobbiamo compilare un’agenda delle donne, un’agenda di lavoro che cambierà tutto il Paese“. (Serena Sapegno)

C’è una grande fatica che stiamo facendo, e quando le donne sono affaticate e in difficoltà sanno darsi una mano, è un’eredità ancestrale. Si tratta di continuare a darsi una mano, restando immuni dalla peste dell’invidia, anche quando c’è la possibilità di spiccare il volo. 
Forse ci diranno che, come al solito, la nostra rassegna stampa è un lungo editoriale ma vorremmo chiudere con le parole di Rossana Rossanda:
Io vorrei una societa' piu' amichevole piu' fraterna, ma non cosi' invasiva, se io voglio essere addolorata non voglio che duecento persone ti dicano il contrario o ti spingono ad essere altro. C'e' qualche cosa di tremendo e bellissimo nell'essere anche individuo dentro un sistema relazionale. Ci sono dei poveri in paesi ricchi e dei ricchi in paesi poveri e' vero che nella nostra esperienza noi siamo nati nella parte giusta del mondo, nel senso che abbiamo quasi tutti da mangiare e questa sera abbiamo quasi tutti un tetto sotto cui dormire. Diciamo tutti che va malissimo, ma insomma va meglio che da altre parti. In questo momento, mentre passa un minuto, muoiono non so quanti bambini, ma vivere con questo pensiero e' impossibile, tu non vivi piu'. Come quando si chiede in ospedale ad un infermiere di partecipare profondamente all'esperienza di tutti, non possono farlo. Pero' vorrei che vivessimo tutti bene, prendendo quello che la vita ci offre, senza dimenticare che c'e' qualcuno che non lo puo' fare. La societa' come e' , e' la sola cosa che dipende da noi e dalle nostre azioni e omissioni, questa e' la sola cosa che lascerei.

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