8 agosto 2011

Sui mercati

La finalissima della Supercoppa di calcio italiana è stata fatta a Pechino, non è la prima volta che capita. I commenti che leggo riguardano il solo aspetto calcistico, eppure trovo che una cosa simile, giocare quasi dall'altra parte del mondo una partita solo italiana, dovrebbe stimolare più di qualche riflessione non solo sportiva. Poi trovo questo articolo, contiene spunti molto interessanti, il calcio sembra quasi diventare terreno di esperimenti di sociologia. A conferma di quanto scrive l'autore del pezzo (che è il C.T. della nazionale maschile di pallavolo) Barbara Berlusconi arriva a dire che essendo stata ottenuta contro l'Inter la vittoria vale doppio, probabilmente non rendendosi conto che per dare spessore al Milan implicitamente elogia e molto anche la squadra avversaria. 
Però credo che questo evento non sia solo utile come strumento di analisi sociologiche, ma anche per capire come cambia (e come è già cambiato) il mondo in cui ci muoviamo. E' un mondo in cui i confini non sono più così definiti, non solo i confini geografici ma soprattutto sono cambiati quei sottili confini che definiscono i poteri, quelli veri, reali, che sembrano tanto lontani ma che invece condizionano la vita di ognuno di noi. Lo mostra quello che è successo con il declassamento degli USA, la Cina (il loro maggior creditore) si può permettere di strigliare la superpotenza una volta nemico ideologico ed ora partner commerciale, allo stesso tempo in Europa viene a fare acquisti a prezzo di saldo.


Di questi tempi si fa un gran parlare dei mercati e di come sembrino un animale vorace e crudelmente intelligente, predatore con i deboli ma rispettosi dei forti. Ho la sensazione che la partita da cui eravamo partiti sia un'ottima dimostrazione di cosa vuole dire, la Cina è IL mercato da conquistare ma è anche la forza del sui mercato, tanto è vero che il maggior sponsor della partita è stata la cinese Huawei, gigante mondiale delle telecomunicazioni. I mercati vanno dove si può guadagnare, a seconda del momento e del "luogo" cambia la modalità. Qui da noi (intendendo il mondo occidentale) i mercati si muovono incuranti degli effetti devastanti del loro agire (chiedere in Grecia per questo), in Cina lo fanno comperando una partita di calcio di qualcun altro. 
I mercati sono una gran brutta bestia, a cui si cerca di ricorrere quando fanno comodo e di cui si pensa di poter fare a meno quando non sono utili. Nei giorni scorsi un ex ministro della Repubblica Italiana ha detto che i mercati non scelgono i governi. Qualcuno conosce le risposte dello stesso ex ministro alle richieste della BCE
L'unica reazione che trovo al momento è quella di un ministro del Governo Italiano, che a me sembra tanto di poter tradurre con un "Commissariati? Basta che mi lascino la poltrona".
Qui si può trovare una veloce raccolta di dati a ritmo di ragtime, l'ultima diapositiva fa capire perchè Sarkozy e Merkel possono chiedere quello che stanno chiedendo.
L'impressione è che nel bene e nel male i mercati siano più avanti dei politici, anche se non è detto che questo sia un bene (secondo me non lo è per nulla, non questi mercati, non questo modo di intendere l'economia). Ma gli si deve riconoscere d'avere visto con molto anticipo cosa stava succedendo, approfittando cinicamente delle debolezze del mondo in cui siamo vissuti finora. 
Infine un gioco, qui si riporta in tempo reale l'andamento del debito pubblico italiano, provate a vedere di quanto è variato nel tempo della lettura di questo breve post.

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