13 dicembre 2011

La rassegna di Eva confusa, prudente e smarrita

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della manifestazione di domenica, che all'Eva che scrive ha fatto uno strano effetto, aveva un sapore di stanco, già visto e forse anche la sensazione di un tempo sbagliato, come un fuori sincrono in un doppiaggio o in un play back, come di un mancato aggiornamento, perché non aveva più l'urgenza che si avvertiva il 13 febbraio, perché questo è il momento in cui tutti dobbiamo stare dalla stessa parte, lottare ogni giorno, tutti i giorni.
Non c'è dubbio che la notizia che più ha tenuto banco è questa, che ha scatenato numerosi discussioni:
1) la famiglia, il primo nucleo in cui tutti dovremmo sentirci sicuri e felici è, purtroppo, ancora una volta teatro della peggiore mentalità bigotta, e la vergogna come supremo sentimento da affiancare al senso di colpa;
2) la spedizione punitiva che è seguita dopo l'accusa "ai rom" come se fosse una patente che dava il diritto a colpire un obiettivo decisamente semplice e individuabile, non possiamo negarlo, e questo è impressionante e indecente, dobbiamo farci i conti, sarebbe successa la stessa cosa se lo stupratore fosse stato italiano? Si chiama razzismo, che in questo paese in molti rappresentanti delle istituzioni hanno più volte cavalcato quando non addirittura inneggiato e sbandierato con orgoglio.
E' una storia in cui perdono tutti, e viene da chiedersi come sia difficile agire in un contesto così degradato dove nessuno abbia avuto la possibilità di intervenire PRIMA con i servizi sociali, o attraverso il ginecologo che invece si prestava a queste visite compulsive.
Lei ha ammesso le sue colpe ritrattando le accuse su un odioso reato quale è lo stupro, ci si chiede come sia possibile che una ragazzina di sedici anni abbia ritenuto più opportuno e semplice dire di essere stata vittima di uno stupro che non di aver fatto l'amore col suo fidanzato. E sugli autori del rogo ancora nessuna certezza, si spera di arrivare presto a individuare i colpevoli perché ognuno paghi per le proprie colpe, in questa triste storia che da qualunque parte la si guardi lascia un senso di inadeguatezza e di sentimenti controversi, tra la rabbia e la pena.

Restiamo a Torino per dire addio al primo sindaco donna della città, in un periodo difficile della storia delle Repubblica italiana e autrice di tante battaglie civili a favore delle donne. 


E chiudiamo con qualche buona notizia, un'apertura auspicabile da parte del Governo, nonostante l'emergenza e il bisogno di fare "presto" e una davvero  incoraggiante, un piccolissimo passo nella cura contro il cancro, certo, ma sembra davvero una scoperta grandiosa e importante per quel male spietato che non guarda mai in faccia nessuno.

1 commento:

  1. Cara Misia, lo scontento generale che sento tra la gente, dopo una prima sensazione di speranza di cambiamento, cosa inizialmente aveva lasciato intendere il governo Monti, é quello che siamo alle solite. Se da una parte tutti comprendono la necessità di misure drastiche e generali, dall'altra si denota che a pagare sono in realtà sempre i soliti: il ceto medio e quello più povero. Non sono quasi stati toccati i soliti privilegiati. E non se ne puo' davvero più. La sensazione é che lassù, ai vertici della politica, son tutti uguali, politici o professori che siano.

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