13 marzo 2011

Se le donne guadagnano meno anche gli uomini vengono di fatto discriminati


Il grafico qui a destra riporta i "differenziali salariali imputati" vale a dire la differenza percentuale tra i salari degli uomini e quelli delle donne quando si tiene conto del problema della selezione della forza lavoro, particolarmente forte in paesi come l'Italia, in cui il 46% circa delle donne in età lavorativa ha un'occupazione a fronte di tassi occupazionali maschili intorno al 75%.


In Italia lavorano prevalentemente le donne più istruite. Questo può far apparire le disuguaglianze salariali di genere più piccole di quanto siano in realtà perché le donne con salario potenziale più basso non lavorano. Il differenziale salariale imputato rappresenta quindi una migliore misura del divario salariale.
Il divario salariale imputato tra uomini e donne in Italia risulta quindi del 26,8 per cento rispetto al 6,7 per cento realmente osservato.
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002199.html

Una riflessione: la lotta per l'uguaglianza salariale interessa entrambi i sessi.Per esempio,conciliare famiglia e lavoro è sempre stato difficile sia per i papà che per le mamme.
I difensori della "famiglia" hanno forse approfondito il tema della nostra struttura economica che crea ineguaglianza e fa subire anche agli uomini,indirettamente, la discriminazione salariale tra i sessi?
Le disparità salariali li costringono a rinunciare al loro ruolo di padri attivi.
La perdita di guadagno che scaturirebbe da un lavoro a tempo parziale per potersi godere i figli che crescono, non potrebbe mai essere colmata completamente dal lavoro delle madri.

5 commenti:

  1. Premetto che sono per l'uguaglianza sociale a prescindere da sesso, età, religione o scelta di vita ( civile, si intende ); ma sinceramente tutta questa sequela interminabile di statistiche mi sta infastidendo e non poco. Perchè due dati su carta colorata, presentati in questa maniera, semplicemente non vogliono dire nulla: alla luce di tanti fattori che andrebbero presi realmente in considerazione, a cominciare da quello lavoro pubblico / privato, e se nel privato piccola / media o grande azienda, dai diritti di cui i lavoratori godono ( tipo di contratto, ferie e malattie ) e via dicendo.
    Può sembrare una pignoleria inutile, ma fondamentalmente è inutile meravigliarsi se in una piccola impresa-tipo italiana ( di quelle che pagano in nero, evadono le tasse, spremono i lavoratori ) le donne sono pagate meno. Anzi, è proprio l'ultimo dei problemi, perchè il vero problema sarebbe costringere il datore di lavoro a fornire ai propri dipendenti gli strumenti necessari per una "produzione" propriamente detta, intesa ad esempio come gettito fiscale e movimentazioni di denaro per l'azienda stessa e per eventuali terzi coinvolti. Fino a prova contraria in un paese sano l'economia dovrebbe funzionare così, dal momento che il denaro non si crea dal nulla ( lasciate perdere la BCE, quello è un altro paio di maniche ).
    Io ho fatto tanti lavori: ho lavorato alle Poste, e tutti prendevano la stessa cifra. Ho lavorato in un call-center, idem. Ho lavorato per il Comune di Roma, stessa cosa. Ho lavorato in un magazzino di surgelati come operaio, e gli unici che prendevano 500 euro al mese contro gli 800 degli altri erano i romeni, maschi o femmine che fossero.
    Riassumendo, se parliamo di lavoro inquadrato da un contratto ben preciso ( se non addirittura di tipo nazionale ) è inverosimile che ci possa essere tale disparità di trattamento: se parliamo invece di imprese private, beh mi dispiace dirvelo ma i problemi sono ben altri...

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  2. @danaelarganti: da quello che ci racconti pare senz'altro che disparità ce ne siano. I rumeni che percepiscono un salario molto più basso (e magari con una scolarità molto superiore agli omologhi italiani... anche loro sono cervelli in fuga, però qua vengono a fare gli operai invece che magari gli ingegneri come da loro laurea)non possono essere ridotti a "due dati su carta colorata".
    Oppure la parità di salari si applica per nazionalità?
    Mi incuriosisce sapere quali sarebbero i ben altri problemi risolti i quali, forse, verrebbero risolti pure questi...

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  3. E’ importante che venga sollevato il problema che “i problemi sono altri”. Quali? Il grafico riportato esaminava i differenziali salariali imputati, che sono cosa ben diversa dall’eventuale percepita differenziazione di salario (a parità di mansioni) delle aziende citate nel commento.
    In realtà le ragioni della disparità salariale tra donna e uomo sorgono già prima dell’accesso al mercato del lavoro. Sono imputabili alla diversa formazione, al numero di anni di servizio e di esperienza (lavoro a tempo parziale, pausa maternità), ma anche dalla collocazione dei due sessi in professioni e rami economici caratterizzati da diversi livelli salariali. E’ chiaro, come ci sembra di rilevare che la legislazione in vigore vieti la discriminazione salariale all’interno di una stessa azienda.
    Lo studio in materia di discriminazione salariale (analisi di regressione) avviene attraverso l’analisi del profilo salariale statistico che permette di calcolare, per ogni impresa, la percentuale delle differenze salariali tra uomo e donna riconducibile a caratteristiche oggettive (come ad esempio la diversa formazione, l’età, l’anzianità di servizio, la posizione gerarchica nell’azienda, ecc.) e quella basata sul sesso e quindi di natura decisamente discriminatoria.
    Rimando, per un ulteriore approfondimento, ad un paper pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro dal titolo “Differenziali salariali per sesso in Italia. Problemi di stima ed evidenze empiriche” http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/F6D4ACEA-15EC-4BDF-AA03-77CA4412BA97/0/Differenziale_CAP_8.pdf
    Grazie per l’attenzione, i commenti sono benvenuti.

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  4. http://www.uominibeta.org/2011/01/30/lemergere-storico-della-qm/#comment-9611

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  5. Anche se anonimo postiamo il "commento" dell'uomo beta se dicente Sandro 2. Una passeggiata nel suo blog è istruttiva perchè ci permette di:
    conoscere l'uomo beta e i suoi principi. Rimando tutti al link http://www.uominibeta.org/2009/11/29/i-principi/#more.
    Noi però ci mettiamo la faccia. Ci aspettiamo che l'uomo beta faccia altrettanto

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