8 marzo 2011

Stalking



Credo che in una giornata come questa possa essere interessante affrontare un tema che ha a che fare con noi donne, ma "al contrario", ovvero la persecuzione messa in atto da una donna respinta. Ho seguito un caso di "stalking" qualche mese fa, quale difensore di un uomo denunciato dall'ex amante per il reato denominato, per consuetudine, "stalking", ma, in realtà, definito dal nostro Codice Penale come "atti persecutori" (art. 612 bis c.p.). I due avevano avuto una relazione e la moglie del mio cliente, scoperto tutto, gli aveva intimato di lasciare l'amante, cosa che lui ha fatto immediatamente.


Terminata la relazione, l'ex amante ha depositato tutta una serie di querele, riferendo di essere perseguitata quotidianamente dall'uomo che, a suo dire, la seguiva in ogni dove, nel tentativo di riprendere la relazione affettiva. Il Magistrato titolare del caso, ritenendo gravi le affermazioni della donna e sulla scorta del fatto che le querele erano pressochè quotidiane, lasciando immaginare uno stato di grave e concreto pericolo per la donna, ordinava l'arresto del mio cliente (da subito posto ai domiciliari, essendo incensurato) e fissava il processo. 
Durante l'istruttoria dibattimentale, molto articolata, nel corso della quale la donna negava la sussistenza della relazione e confermava di essere continuamente molestata dal mio cliente, i testimoni dalla stessa indicati come a conoscenza dei fatti, opportunamente interrogati e posti difronte alla necessità di dire la verità, non solo negavano tutto quanto da lei riferito, ma chiarivano che in effetti, la relazione c'era stata. La stessa figlia della donna dava una versione dei fatti assolutamente incompatibile con quanto detto dalla madre. In sostanza, solo al dibattimento è stato possibile ricostruire quanto davvero accaduto, ovvero che, per ripicca per essere stata lasciata dall'uomo, la donna lo aveva denunciato, probabilmente ritenendo che le sue azioni non avessero un seguito cosi grave e rapido, come l'arresto, scattato, invece, immediatamente. Il mio cliente è uscito devastato dalla vicenda e io stessa ho trovato, da una parte, estremamente efficienti gli strumenti giudiziari (visto che l'arresto è stato disposto nell'immediatezza delle querele), ma, nello stesso tempo, decisamente rischioso lo strumento adottato, in quanto, come avvenuto nel mio caso, una persona innocente si è trovata costretta a subire gravi restrizioni della propria libertà in attesa di provare la propria estraneità alle accuse contestate.

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