4 aprile 2011

"Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni" - F.Kahlo.

Ci sono state lunghe discussioni, articoli e servizi televisivi. Video, interviste e sondaggi. Anche noi abbiamo detto la nostra sul corpo femminile. Tante sono le artiste che hanno, attraverso il loro corpo, comunicato qualcosa, ma al momento quella che mi viene in mente è la Kahlo, non per aver celebrato il suo corpo o averlo misconosciuto o ripudiato. Semplicemente perchè non si è lasciata intimorire da un corpo che non sentiva più appartenerle, anzi ha trasferito questa fisicità perduta nei suoi quadri. 
“Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva; immaginare la sua natura era per me un gioco. Se tu sapessi com'è terribile raggiungere tutta la conoscenza all'improvviso – come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi. Le mie amiche, le mie compagne si sono fatte donne lentamente. Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto. So che dietro non c'è niente; se ci fosse qualcosa lo vedrei...” Questo scrisse l’artista ad Alejandro Gomez Arias. I pochi istanti a cui fa cenno sono quelli dell’incidente che le causarono danni permanenti al suo corpo di bimba e che la portarono ad affrontare una serie di operazioni dolorose. Nell’immobilità di un letto e con uno specchio nel quale si rifletteva trovò la forza di reagire. E dipinse, affrontò il calvario del suo corpo, ormai a lei estraneo attraverso la pittura. Forme, colori, autoritratti, tante, diverse rappresentazioni di se stessa, ci parlano di una realtà colorata, surrealista come la definì Andrè Breton. Ma lei era ben lontana dall’appartenere a questa corrente, semplicemente descriveva nelle sue opere la sua realtà, la sua vita e non forme oscure dell’inconscio come solevano fare i surrealisti. A riguardo affermò che per lei il surrealismo:<<è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie>>.

Le opere della Kahlo ci mostrano anche il Messico, i colori, le tradizioni e le lotte sociali. A queste ultime partecipò attivamente con il marito Diego Rivera, il quale definì cosi l’opera di sua moglie "... E’ la prima volta nella storia dell’arte che una donna esprime con totale sincerità, scarnificata e, potremmo dire, tranquillamente feroce, i fatti e particolari che riguardano esclusivamente la donna. La sua sincerità, che si potrebbe definire insieme molto tenera e crudele, la portò a dare di certi fatti la testimonianza più indiscutibile e sicura; é perciò che dipinse la sua stessa nascita, il suo allattamento, la sua crescita dentro la sua famiglia e le sue terribili sofferenze, e di ogni cosa senza permettersi mai la minima esagerazione né divergenza dai fatti precisi, mantenendosi realista e profonda, come lo é sempre il popolo messicano nella sua arte, compresi i casi in cui generalizza fatti e sentimenti, arrivando alla loro espressione cosmogonica ..." 

Se mi si chiede il perché abbia scelto questa artista in particolare, non viene fuori una frase o un concetto. Ma una parola: dignità. Ha vissuto con forza, creato, amato senza perdere la connessione con se stessa e con questa conchiglia che noi chiamiamo corpo. Anche quando è lesa.

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