14 aprile 2011

La bambola.

Dalla parte di LEI.
Un amico mi propone questo blog, forse per vedere come reagisco, se mi imbarazza.
Leggo l’articolo e non è male ma è palesemente scritto per far arrapare qualcuno, non necessariamente i maschi.
Avere un corpo da dominare e usare senza contraddittorio è il sogno di molti/e. Carne morbida ma inanimata, sempre consenziente.  Nell’articolo si descrive come conturbante un volto inespressivo, uno sguardo vacuo, una bocca semiaperta ma non invitante. No, non ci siamo.
La chiosa dell'articolo mi riporta a quanto c'è di inimitabile nel rapporto carnale, dall'odore della pelle al sudore,  dagli sguardi durante e al culmine, i toni della voce che cambiano modulati dal piacere,
esperienze sensoriali ma non soltanto sessuali, indubbiamente erotiche.
Ecco, di queste bambole  i loro amatori non amano l'erotismo e nemmeno l'amore, sono dei giocherelloni oppure dei malati, irrisolti. E la considerazione dell'autrice su un'ipotetica invidia da provare verso questo inanimato modello perfetto non la sento sincera, mi pare un'altra provocazione.
La bambola descritta non è mai vissuta come momento ludico ma come triste ripiego.
Forse per questo non condivido la loro passione. La passione d’amore e sesso va vissuta con un partner imperfetto ma vitale, non inerte e passivo, disposto a giocare e combattere, a vivere l’amore e il sesso con me e per me. E a sorriderne insieme.
Mi sa che quel sito non lo memorizzo.

Dalla parte di LUI.
Ho letto quello che dice LEI, e mi sono precipitato ad aprire quel link. Secondo me l'articolo in quel sito è uno scritto molto "femminista", perchè descrive gli uomini che preferiscono le bambole di silicone come uomini  con un'idea della donna dovuta alla paura del confronto. C'è una frase che mi ha fatto pensare che sia anche un articolo "egualitario", nel senso che non è donne contro uomini, ma per l'umanità di donne ed uomini: "una bambola non potrà mai sostituire una donna perché un essere umano ha cuore e cervello, pensieri ed emozioni, e ha in sé la meraviglia del mutamento, della trasformazione, dell’unicità dettata solo dall’imperfezione, una ricetta che per ognuno è diversa e che rende ognuno perfetto, compiuto in sé stesso come essere umano. Ed è disarmante il modo in cui le donne – ma anche gli uomini – tendono a buttare il proprio valore aggiunto, quello che ci rende molto più che bambole – la propria vita, la propria felicità – nel cesso.". La trovo egualitaria perchè dice che anche un uomo che preferisce le bambole, di silicone o di carne, svilisce anche se stesso e butta la propria vita nel cesso.
C'è un'altra frase che mi ha colpito "Ricordo di aver provato un pizzico d’invidia, guardandola. Lei è perfetta, compiuta, eterna. Non invecchia, sarà per sempre bella, senza stancarsi a rincorrere uno stereotipo di bellezza irraggiungibile.".  Mi ha colpito perchè mi sembra che parli di modelli, meglio di relazione con i  modelli, proposti, inculcati. E sono modelli inculcati senza che ce ne accorgiamo, e per questo sono pericolosi. Infatti "Lei, nei suoi 27 kg di silicone e perfezione, rappresenta quel solido stereotipo di erotismo, bellezza e femminilità a cui le donne cercano disperatamente di adeguarsi, di assomigliare, pensando che diventare quell’idea le renderà uniche, desiderabili, felici. Ma nel tentativo di raggiungere quell’ideale, di corrispondere al castello di aspettative e luoghi comuni che ci siamo costruite, combattendo contro noi stesse, contro il mutamento (dicesi anche: cercare di non invecchiare) e l’unicità della nostra imperfezione, cercando di cambiare quella o quell’altra cosa, cercando di eliminare tutti i nostri difetti di fabbrica, ci rendiamo ogni giorno un po’ più bambole, un po’ più tutte uguali, sostituibili" . Ma questo rende le donne  "Un po’ meno felici". Per tutto questo penso che sia uno scritto dalla parte delle persone, donne ed uomini. E lo è partendo da qualcosa di insolito, o di cui quanto meno si parla poco, una bambola inequivocabile per l'uso e per la sua presenza scenica.

(scritto in collaborazione con Paolo)

2 commenti:

  1. Ciao,

    sono l'autrice del post citato :)
    Mi sono sentita di commentare il vostro post perché credo che un confronto possa essere utile e positivo per tutti.
    Allora, prima di scrivere questo commento premetto che ho riletto il mio post, per cercare di capire a sangue freddo cosa comunicava, anche a me.
    Di certo non l'ho scritto con il fine di arrapare qualcuno e non credo che sinceramente lo si possa trovare un post arrapante. Non volevo neanche parlare del fatto che gli uomini possano preferire una bambola a una donna, del fatto che alcuni uomini usino le donne come oggetti o degli oggetti come se fossero donne. Non volevo fare confronti tra il sesso tra umani e il sesso con le bambole in silicone, semplicemente perché sono due cose diverse e non paragonabili, né dare giudizi. E non volevo neanche dipingere la bambola come essere erotico o parlare di come alcuni ci si possano divertire.
    Volevo solo parlare della bambola, raccontare come appare e quanto sia rassomigliante, come sia realizzata con dedizione e perizia in ogni particolare, e come possa essere utilizzata come oggetto di piacere ma anche come oggetto d'arte/design.De gustibus...
    Infine, volevo esprimere una considerazione che la bambola mi ha ispirato, usando la bambola come pretesto, come simbolo. Ogni volta che cerchiamo di aderire a uno stereotipo, stiamo rinunciando a ciò che ci rende vivi e umani, unici: stiamo diventando come la bambola. Inanimata e pressapoco uguale alle altre. Pensavo soprattutto alle ragazze - in realtà spesso oltre i 40 - che si siliconano in modo assurdo, o a chi non accetta il proprio corpo perché non è come qualcun altro vorrebbe. Come dire: anche se non siamo perfetti, non dovremmo mai rinunciare a noi stessi, mai. Solo amarci un po' di più.

    Grazie
    So*

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  2. Risposta al commento da parte di LEI

    Ciao Sophie, sono Ortensia.
    nel definire il post tendenzialmente arrapante mi riferivo alla prima parte in cui la descrizione dei dettagli assume un accento parecchio sensuale “Non ho resistito, ho allungato una mano e l’ho toccata. La consistenza delle cosce è soda, stagna, molto diversa da quella morbida – da affondarci le dita e strizzare – del seno, dei capezzoli ruvidi…” oppure “e a come io giocavo con la mia Barbie snodabile, da ragazzina, facendole assumere pose pornografiche…”.
    Il tutto in un contesto in cui il mio sguardo captava, a lato del testo, un affastellarsi di parole quali “figa godere masturbarsi orgasmo pensieri senza mutandine perversioni piacere poesie erotiche pompino Porno preservativi “.
    Forse i contenuti straripanti del blog hanno influenzato la mia interpretazione del tuo scritto ma non mi sento beghina o moralista, mi limito a riferire il mio sentire estremamente personale.
    Convengo, eccome, sul fatto che basterebbe che le donne si amassero un po’ di più e, aggiungo, si impegnassero ad approfondire la conoscenza degli uomini, dei loro uomini, per comprendere che essi ci amano imperfette (come sappiamo le perfette spesso li spaventano) e ci vogliono sincere e appassionate, non perse in eterne elucubrazioni cerebrali su come apparire e su quali strategie di seduzione adottare.
    Spesso i nostri uomini ci dicono che siamo belle al mattino, appena sveglie e gonfie di sonno... proprio mentre noi ci sentiamo al peggio.
    Mi viene in mente Vittorio Emanuele II e la Bella Rosina, contadinotta ruvida e analfabeta che riuscì a soddisfare le sue esigenze erotiche e non solo quelle, visto che lui la sposò morganaticamente e le diede titoli nobiliari.
    La vera parola chiave è autostima.
    Chi si ama e possiede autostima in buona misura migliora se stesso anche senza infusioni di silicone per modificare la propria anatomia.
    Chi possiede autostima non si fa usare e salvaguarda, sempre, la sua dignità.
    Come vedi condivido la tua conclusione. Cordialmente,

    Ecco il commento dalla parte di LUI

    Cara Sophie,
    sono Paolo, l'autore della parte maschile del nostro post. Ho letto con piacere la tua risposta perchè mi conferma che le mie sensazioni era corrette, il tuo non era un post pornoqualcosa, ma era un parlare delle persone, anzi della dignità. Certo partendo da un soggetto abbastanza inusuale, ma spesso (non sempre) il fine giustifica i mezzi e poi più visioni del mondo ci sono e meglio è. Anche più visioni critiche, come è successo qui.

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