27 aprile 2011

La mamma del calciatore (in erba)

Non sono competiviva, per carattere.
Per un inusitato senso di profonda autostima non sento il bisogno di conferme e non ho mai usato mio figlio per combattere nuove battaglie per la mia autoffermazione.
Ma.
Ma non sono tutti come me.
Ho sempre sentito narrare, con accento fra il critico e divertito, storie di partite di calcio fra ragazzini dove padri e soprattutto madri rivelano di sè aspetti guerreschi e anche violenti, a volte non soltanto verbalmente.
Liti furibonde sugli spalti fra le madri delle opposte fazioni con prese per i capelli, rievocazioni di gioventù dissolute e pronostici di malattie e incidenti vari.
A termine della partita lo scontro diventa mortale, i ragazzini stanchi e con i capelli ancora umidi di doccia vengono branditi come armi e invitati ad ammazzare di botte gli avversari, l'arbitro affrontato a parole(parolacce) e a spintoni, i risultati sempre contestati.



Alcuni padri moderati tendono a smorzare i toni, ad invitare consorti e loro avversarie ad un confronto civile, ma alcuni si lasciano coinvolgere e vengono usati come arieti a,nche fisicamente, verso la controparte mentre altri sono sopraffatti ed usati come punching ball per scaricare le energie represse oltre che insultati pesantemente sulla loro palesemente povera virilità dalle consorti scatenate.

A casa la lite continua, il figlio stanco se ne va a dormire e i genitori si rinfacciano le mancanze degli ultimi 15 anni e rievocano le esistenze travagliate delle rispettive madri colorandole di alcuni accenti critici ed anche sociologici.

Ora, mi domando.
Ci lamentiamo spesso di come va il mondo, dell'avanzare dell'onda barbarica degli egoisti, dei cultori dell'apparire, dei violenti e poi ... e poi basta una partita di calcio fra undicenni per scatenare la parte peggiore che si nasconde in signore apparentemente a modo, con le loro mèches, le loro vuitton o gucci ed i loro suv parcheggiati sbadatamente lungo le strade che portano alle scuole, alle palestre, a campi di calcio.
L'abito non fa il monaco, questo è certo e in troppe di noi dietro un levigato apparire si nasconde una scaricatrice di porto assetata di sangue.
Sarebbe divertente se non fosse inquietante pensare che da queste signore dipende l'educazione dei futuri professionisti, politici, autisti di bus oppure operai ma di certo non novelli Maradona o Messi.
Povere, povere signore che in una vita vissuta in subordine non hanno mai trovato in se stesse i motivi per combattere la propria personale battaglia.

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