8 maggio 2011

Mater et labora

È stato diffuso il 27 aprile il primo rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sul benessere familiare.
Tassi di natalità e di occupazione femminile bassi e difficoltà, per le donne, a conciliare famiglia e lavoro: sono alcuni dati, relativi al nostro Paese, che emergono dal rapporto “Doing better for famiglie”, il quale traccia un quadro sulla situazione attuale, sugli obiettivi e sulle prospettive future delle politiche per la famiglia nei diversi paesi Ocse, indagando vari aspetti del tema, fra cui: la spesa per gli assegni familiari, l'assistenza all'infanzia, l'occupazione femminile e le misure di contrasto alla povertà infantile. Il rapporto contiene, infine, una serie di raccomandazioni ai governi dei paesi membri: fra queste, l'aiuto alle famiglie a conciliare tempi di vita e di lavoro mediante un sistema integrato di interventi, politiche per la famiglia che orientino la spesa destinata all'istruzione verso i primi anni di vita, incentivi al lavoro che garantiscano la partecipazione delle donne e delle madri al mercato del lavoro e misure che promuovano la parità di genere nel lavoro retribuito e non retribuito. 
Per chi volesse approfondire il rapporto è pubblicato integralmente qui.



Ma la Eva che scrive, il 6 maggio in sciopero perché tra le privilegiate con contratto di lavoro a tempo indeterminato, si è sentita in dovere di dare voce a tante altre donne e uomini che, dalla loro situazione di precarietà, scioperare non potevano. E allora ha deciso di pubblicare testimonianze di chi la sua precarietà la vive fino in fondo e di chi invece pensa che il parto sia un privilegio e non un diritto.

La storia di Melina, bloccata dagli scioperi e da una azienda che non premia certo le mamme.
L'ho fatto veramente
Sono andata in ufficio con la pupa al seguito.

Mi sono portata dietro la borsa con i suoi giochi, il latte e le calze antiscivolo.

15 minuti e mi hanno chiamata in ufficio personale.
Ho detto tutto quello che dovevo dire, a partire dalla lista nera che hanno fatto con i nomi di quelli che scioperavano, alla rigidità degli orari, alla ostruzione che stanno facendo per indurci a licenziarci (si sono licenziate già due neomamme) e la mancanza di un asilo nido aziendale. Senza contare la tipa che mi ha sostituita in maternità che sta cercando di farmi le scarpe in ogni modo.
Non ho urlato, sono stata pacata, civile, serena, lucidissima. E non mi sono nemmeno innervosita. Mi aspetto, a breve, una lettera di richiamo.
Quando sono uscita sul cruscotto dell'auto mi sono trovata un bigliettino con scritto "penelope va alla guerra!" e una rosa.
Mi sento talmente stravolta e stralunata che non so più se vivo in un mondo parallelo, se è tutta colpa di saturno contro, se sono gli altri che sono tutti pazzi, o se sono semplicemente io da ricovero.

E ora la storia, già un po’ vecchia a dire la verità, di una donna che invece... Ma leggiamo e riconosciamola:

La "mamma del governo"
La nursery è al piano terra dell'austero palazzone di viale Trastevere, strada di grande traffico e frequentissime manifestazioni contro la sua principale inquilina. L'hanno allestita in tutta fretta per preparare il ritorno romano della ministro-mamma, Maria Stella Gelmini. Sarà un'oasi di colore, in quel palazzaccio di marmo nel cui salone principale si rincorrono i ritratti austeri dei ministri dell'istruzione dall'unità d'Italia a oggi (32 maschi, 4 femmine). Ma sarà solo per Maria Stella Gelmini e sua figlia, per allargare la buona occasione ad altre figlie e figli dell'Istruzione non c'è stato tempo, né spazio, né voglia. E a tutte le colleghe mamme lavoratrici il ministro ha mandato un messaggio chiaro: fate come me, tornate al lavoro subito, ha detto in un'intervista a Io Donna. Perché stare a casa dopo il parto è un privilegio. Un privilegio? Non è un diritto?, domanda la giornalista. Risposta: Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare dei sacrifici.
Allora scopriamo che tutto può essere risolto con l’ottimismo, lo ricordiamo a Melina, quell’ottimismo di cui dovrebbero dotarsi le donne che perdono il lavoro o vengono mobbizzate al rientro della gravidanza. Forse la Maristar potrebbe spargere altrettanto ottimismo sulle precarie cui non viene rinnovato o confermato il contratto appena annunciano di essere incinte.
Ma quante donne sono costrette a lasciare il lavoro per asili insufficienti o perché una baby sitter costa più del loro stipendio? Ma la ministra superstar gode di privilegi, ella sì, che le comuni mortali non hanno.
E siamo anche preoccupate perché forse, qualche gelminiano datore di lavoro, pensa che se lo ha fatto Maristar lo può fare chiunque. Tanto lei ha sdoganato soprattutto davanti ai suoi colleghi maschi un vecchio messaggio contro il quale noi donne normali da anni lottiamo: il congedo di maternità non è una vacanza premio a cui il parto da diritto, un privilegio.
Per la festa della mamma ringraziamo la signora Gelmini e quelle come lei che hanno distrutto, con una ventata di ottimismo, il lavoro e le conquiste di anni.

Grazie Melina, per il coraggio che hai avuto e per l’azione rivoluzionaria di portare la tua bimba al lavoro.

A Maristar e alle combattive donne presenti in Parlamento, ricordiamo che l’art. 37 della Costituzione recita così:
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione….”
Buona festa della mamma a tutte.

6 commenti:

  1. Io condivido ciò che l'articolo denuncia...però...ho un contratto a tempo indeterminato ( sono privilegiata anche io ) e svolgo turni avvicendati h24 365 giorni all'anno. Già come al pronto soccorso, ma non lavoro al pronto soccorso. Ho delle colleghe mamme e dei colleghi papà che usufruiscono dei diritti acquisiti con il fatto di essere genitori e su questo non mi permetto di discutere. Mi fa schifo però il fatto che i vertici aziendali spremano fino all'osso chi genitore non è, come se non avesse altra vita ad eccezione di quella lavorativa. Me la prendo con chi non incrementa il numero della forza lavoro per colmare i "vuoti" lasciati dalle ore di allattamento godute, i mesi di gravidanza o le giornate di interdizione anticipata o di astensione al 30%. Ci sovraccaricano senza scrupolo alcuno..tanto per loro, la cosa importate è lasciare contenti i sindacalisti, visto che stanno "permettendo" alle mamme di godere di un diritto ( già..perché alcuni sono convinti di fare favori ai dipendenti ). "Certo..ogni tanto ti faccio il favore di mandarti anche in ferie ( che spesso vengono usate, non per riposare, per fare commissioni, bucato, andare a visita medica, accompagnare un genitore da qualche parte etc ) però prima devo vedere se c'è un'adeguata copertura sul servizio" ... " no mi spiace domani non posso mandarti in ferie..però posso mandarti in ferie fra due settimane...". Vorrei che qualcuno facesse capire a tutti che a volte anche le non mamme e i non papà vengono discriminati. Babby

    RispondiElimina
  2. Aggiungo che comunque tante mamme, non solo la Gelmini ( sulla quale ne avrei da dire considerata la poca stima che ho per lei ) hanno la possibilità di avere la nursery e l'asilo in azienda. Da me non c'è ma in altre grandi aziende sì. Babby

    RispondiElimina
  3. Cara Babby,
    tu hai ragione. Hai ragione nel denunciare l'abuso di quelli che sono stati da me definiti diritti e non privilegi. Possiamo estendere il discorso alle "finte" 104 (quante colleghe utilizzano l'istituto per ricavarsi giornate di congedo aggiuntivo?)o ai permessi studio (per i finti studenti) o ai permessi retribuiti per il volontariato (per i volontari di sè stessi). E quelli che timbrano il cartellino e se ne vanno a fare la spesa? Quante sono le situazioni che siamo costretti a subire, talvolta con il silenzio assenso di capi che non vogliono fastidi ma silenzio?
    Mi permetto però di evidenziare che le patologie e l'uso distorto di strumenti di tutela della maternità e paternità non possono essere cancellati da "furbetti e furbette" che ne approfittano.
    Fai rilevare due elementi importanti: i datori di lavoro che non sostituiscono gli assenti per congedo parentale (anzi spremono i lavoratori residuali) e qualche sindacalista che fa passare per "concessione" ciò che è un diritto.
    Questo è clientelismo becero e sta a noi donne e uomini allearci per espellere le mele marce e i furbetti. Non è una lotta tra mamme e non mamme, tra single e genitori. E' la lotta di tutte le donne e uomini che credono in una società diversa e a misura di persona, fatta di servizi, assistenza, welfare, giustizia.
    Passiamo voce. Noi ci crediamo e ti siamo vicini. Ma siamo vicino a tante donne che sono costrette a dire "Mi licenzio per fare un figlio". Parliamone ancora.Grazie

    RispondiElimina
  4. Concordo con tutto quello che hai scritto Marela. Purtroppo, però, non è facile farsi ascoltare. Io appartengo ad una categoria ( sono un team leader ) che non viene neanche presa in considerazione dai sindacalisti perché faccio parte di un gruppo che rappresenta la minoranza. Tutte le volte in cui mi sono lamentata mi sono sentita rispondere "mettevi - voi team leader - tutti d'accordo e veniteci a parlare in gruppo". Sanno perfettamente che non riusciremo mai a metterci d'accordo perché, nel microgruppo, c'è chi beneficia di 104, ci sono delle mamme, ci sono dei papà...le non mamme e i non papà siamo solo tre o quattro persone ( su 18 )..quindi la minoranza. I capi, in tutto questo, fanno orecchio da mercante e quando ci lamentiamo ci interrompe per parlarci di lavoro il tutto "per non distogliere l'attenzione da quello che è il nostro pane" ( parole del capo ). Grazie a te :) Babby

    RispondiElimina
  5. La parola "sindacato" deriva dal greco SIN (insieme) DIKé (giustizia), vuol dire cioè Insieme per la Giustizia.
    Anche quella del sindacalista è diventato un mestiere per taluni: "mettetevi d'accordo e veniteci a parlare in gruppo" è esattamente l'opposto della funzione e del ruolo del sindacato. Non mi meraviglia che ci sia tanta disaffezione e diffidenza nei confronti di taluni personaggi. Forza ragazze, parola di over tornata in piazza per sostenere le istanze e le lotte delle giovani e dei giovani. Se non ora, quando?

    RispondiElimina
  6. Mi piace questa cosa :) il prossimo sindacalista che incontro ( tra l'altro certe frasi le sento dire proprio ai miei referenti essendo io iscritta...e pago per esserlo! )lo interrogo e gli chiederò: "ma tu sai cosa significa la parola sindacato e da dove deriva?" :DDDDDD Non vedo l'ora di vedere i loro sguardi persi nel vuoto :DDD Baci Marela sei proprio simpatica!! Babby

    RispondiElimina

Commenti e critiche sono benvenuti, ma fatti con spirito di partecipazione. Insulti e troll saranno cancellati.
Le decisioni degli amministratori sono insindacabili