6 agosto 2011

Il sole di Hiroshima



“Rifletterò profondamente sul mito della sicurezza nucleare, indagando a fondo le misure fondamentali per garantire la sicurezza, così come la riduzione della dipendenza dalle centrali nucleari, puntando a una società che non ne sia più dipendente” (Naoto Kan primo ministro giapponese)

Oggi, 66 anni fa, la strage causata dalla bomba atomica sulla città di Hiroshima. Oggi, dopo Fulushima la volontà di intraprendere un percorso di denuclearizzazione della società nipponica. 
Qualcosa è cambiato? Non siamo ancora in grado di capirlo ma, la sensazione è che la fiducia verso le istituzioni, per i cittadini nipponici luogo della costruzione del benessere e degli interessi comuni, sia stata infettata dalla ferita di Fukushima.
La riflessione dell'Eva che scrive riporta alla situazione di ciascun cittadino: ci sentiamo traditi ogni volta che interni (politici e amministratori della cosa pubblica) danno priorità ad interessi che non corrispondono a quelli della popolazione. Questo è il vero scandalo, il peccato capitale che dovrebbe far precipitare all'inferno chi ha agito e agisce con leggerezza, senza dotarsi di memoria storica.


LA BAMBINA DI HIROSHIMA
“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede 
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora:
anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non 
diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.
Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”
(Nazim Hikmet)


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