30 settembre 2011

Poco pregiudizio e molto orgoglio - Austen pride

E' vero.
Non è una serie recentissima. Anzi, tre anni sono parecchi, nel mondo mutevole e veloce della tv.
Ma magari vi è sfuggita, non ve ne siete accorti, ve ne siete dimenticati, l'avete volutamente ignorata perché vi stava antipatico il discutibile taglio di capelli dell'attrice protagonista. E poi, oh, my section my rules! (E in realtà sto aspettando che vada un po' avanti la settima stagione per fare il post-definitivo-e-assoluto su How I met your Mother.)
Quindi, andiamo a recensire.


Prodotta dal canale ITV, Lost in Austen è la rilettura meta-testuale di Orgoglio e Pregiudizio: non una delle "solite" modernizzazioni più o meno riuscite della storia di Lizzy, Jane, Bingley e Darcy (e Matrimoni e pregiudizi è quasi peggio della versione con Keira Knightley), ma il racconto del rapporto che molte lettrici moderne hanno con il romanzo e tutte le sue trasposizioni e di quanto esplosivo, disastroso, tragicomico e assurdo potrebbe essere un contatto diretto con quel mondo immaginario.

Attraverso una porta segreta nel proprio bagno, Amanda si scambia di posto con Lizzie Bennet, finendo dritta dritta nel suo romanzo preferito, stordita, ovviamente incredula, comprensibilmente felice come una bambina ("Sono a Netherfield! Durante il ballo di Netherfield!").
Ma soprattutto consapevole di come deve procedere la storia.
Incapace di starsene ferma, interviene là dove non deve, stravolgendo completamente la trama e rischiando di distruggerla per sempre (tre sole parole per le esperte: Jane accetta Collins). 

Naturalmente avremo l'happy ending (gli sceneggiatori inglesi non sono così coraggiosi da rischiare un assalto coi forconi sotto casa da parte di una mandria di austeniane inferocite), ma arrivare alla conclusione non sarà così semplice e rilassante.

Gli attori sono bravini, niente da eccepire, anche se ovviamente di Mr. Darcy ce n'è uno e uno soltanto, nessuno regge veramente il paragone; la storia, per quanto non originalissima, è comunque ben architettata e può incuriosire anche chi non rilegge il romanzo una volta l'anno come palliativo ai mali del mondo (l'Adamo con cui vive l'Eva che scrive ha visto tutto e quattro gli episodi facendosi anche raccontare le parti di storia meno sviluppate).

L'aspetto più intrigante, però, è la contaminazione con la realtà comune, il fatto che Amanda non sia troppo diversa da noialtri lettrici e quindi sia facilissimo immedesimarsi nelle sue reazioni. Quando chiede a Darcy di uscire lentamente dall'acqua e cita la stessa sequenza con Firth; quando si aggira a Netherfield e Pemberley con gli occhi sgranati; quando l'emozione le fa combinare casini indicibili, alzi la mano in questa stanza chi non vorrebbe essere al suo posto.

Voto Finale: un prodotto per appassionate ma che sa prendere in giro con intelligenza uno dei mostri sacri della letteratura inglese, e che sta d'incanto visto sotto Natale, con la copertona sui piedi e una tazza di cioccolato caldo con rum, cannella e vaniglia, rigorosamente made in Nigella.

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