24 novembre 2011

God save the Queen

Svelando finalmente il proprio drammatico passato, nell'episodio 5.12 di CSI - Crime Scene Investigation, Sara Sidle sottolinea come sia buffo il modo in cui funziona la nostra memoria, "le cose che ricordi e quelle che non ricordi", anche in frangenti che in qualche modo ti hanno segnato per sempre.
Capita a tutti, ed è capitato anche a me.

Per me ormai il video di Innuendo è legato indissolubilmente a un boccone di cordon-bleu.

Era il 25 novembre 1991, avevo l'influenza e mi ero persa la gita scolastica alla casa di Keats e Shelley a Piazza Navona. La sera prima avevo letto sul giornale la dichiarazione di Freddie Mercury, "Ho l'Aids, sto morendo", e ne ero dispiaciuta anche se pensavo che ci sarebbe voluto ancora tempo prima che morisse davvero, l'AIDS aveva un decorso lungo.
Quel giorno ero a pranzo da mia zia che, per invogliarmi a mangiare qualcosa, aveva, per l'appunto, preparato i cordon-bleu di cui sono da sempre golosissima, e intanto guardavamo il Tg2.
A un certo punto inizia il video di Innuendo, rimango perplessa, era completamente fuori stile.
Poi la notizia.
Freddie è morto.

Credo di essere rimasta con la forchetta sollevata a mezz'aria per tutto il servizio.
Intendiamoci: avevo 15 anni e conoscevo sì e no l'album A Kind of Magic, non ero propriamente una fan sfegatata dei Queen. Ma in quel disco c'era Friends will be friends, la colonna sonora di quella splendida amicizia estiva, e poi c'era Pain is so close to pleasure, e quella voce pazzesca, infinita, che raggiungeva note impensabili per miss-stono-anche-fra-Martino-Campanaro.

L'anno successivo io e M. passammo una inquietante quantità di ore a cercare di scoprire quello che ci eravamo perse, sposammo la causa dei diritti dei gay e della lotta all'AIDS (e metri di fettuccia furono spillati ai nostri zaini nella forma del fiocchetto rosso), io tradussi a mano (e senza google) tutte le loro canzoni e andai in pellegrinaggio alla sua casa di Londra, guardammo in collegamento telefonico il concerto tributo (spedendo anche dei fiori, per gentile intercessione di un amico inglese del babbo)... Fu la prima passione adolescenziale a non scomparire più.

Perché li abbia amati e li ami ancora così tanto non saprei spiegarlo.
Forse perché hanno dedicato una canzone a una sorella mai avuta, e quando hai quindici anni quelle sono le parole che vorresti sentirti dire dal fratello che non hai.
Forse perché c'è un giro di batteria incoraggiante prima del verso che ti chiede di resistere alla tentazione di saltare giù (e anni dopo avresti scoperto che era ispirato proprio a quel libro che avevi comprato per caso).
Forse perché erano degli istrionici cazzoni che si sono sempre divertiti a fare quello che facevano senza menartela con pose da artista maledetto.
Forse perché il tuo primo viaggio a Londra è stato in loro nome.
Forse perché venti anni dopo "la fiamma brucia ancora".



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