23 novembre 2011

Woody in Paris

I fan che lo seguono da sempre sanno che, da un po' di tempo a questa parte, e cioè da quando ha deciso di fare un film ogni dodici mesi, la produzione cinematografica di Woody Allen rispetta una non scritta ma rigidissima legge: un anno il film è orribile, l'anno dopo bello. Date un'occhiata alla filmografia recente e ditemi se sbaglio.
Ora, tenuto conto di quanto è meraviglioso Midnight in Paris il timore che si sia arrivati all'eccezione e dunque ci tocchino almeno due o tre anni di film brutti è legittimo e fondato.
Sì, perché è davvero una perla, una chicca, un gioiellino, una cosina che ci riporta ai tempi di Manhattan o Annie Hall.

La trama, cercando di anticiparvi quanto meno possibile, vede protagonista un mimetico Owen Wilson (trasformatosi per l'occasione in un perfetto alter ego di Allen come fece già Branagh ai tempi di Celebrity) nei panni di uno scrittore prossimo alle nozze in vacanza a Parigi con fidanzata e genitori conservatori e fascistoidi di lei.

Fuori posto e fuori luogo un po' ovunque, una sera a mezzanotte si trova a vagolare per viuzze secondarie quando suona mezzanotte e arriva una vecchia Ford T che lo prende a bordo, permettendogli di entrare negli anni '20 e '30, la sua epoca preferita. Qui incontrerà tutti i grandi scrittori, artisti, pensatori dell'epoca e capirà cosa deve fare del suo romanzo e anche della sua vita.
Forse raccontato così non vi fa gola. Ma se siete amanti della letteratura americana portata qui da noi da Fernanda Pivano, se vi piacciono le maschiette e il charleston, se avete nostalgia di Parigi o di una storia delicata e sognante, se vi vengono i brividi ogni qualvolta qualcuno nomina Francis Scott e Zelda Fitzgerald (non che succeda spesso, l'ultima volta fu con Radio America di Altman), questo è il vostro film.

Chiarissimo che Allen è tutto per gli anni '20, con gli intellettuali che creano idee confrontandosi insieme, a differenza di quelli d'epoca contemporanea, e le feste, la musica, i sogni infranti.
Ma anche chiaro che, dopo aver girovagato un po' per l'Europa, forse ha trovato finalmente la sua New York d'oltreoceano: in nessun altro film una città era stata così bella come Parigi sotto questa pioggerellina.

Poi, personalmente, Owen Wilson mi piace molto, a parte quando si va a impelagare in robaccia strappalacrime tipo Io e Marley, e sono felice di vedere come stia superando quella che sia stata la causa del suo tentato suicidio.

Direte, infine: ma le donne? Non si parla di film al femminile?
Risposta: il film è intriso di donne meravigliose, una bellissima Marion Cotillard, una fantastica Kathy Bates, Zelda, la bouquiniste, Parigi.



Voto finale: prenotato un volo per Parigi dieci minuti dopo averlo finito.

1 commento:

  1. Personalmente non mi fa impazzire Woody Allen ma, dalla tua descrizione, questo film dev'essere molto, molto interessante.
    Sono davvero curiosa di vederlo.
    Grazie
    Paola biancorossa

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