7 gennaio 2012

Nessuna pietà per il peperone

Nasce come contorno, questo piatto di peperoni in padella, ma lo stile di vita e di alimentazione è cambiato così tanto, secondo me, che va bene anche come secondo piatto, e quindi lo propongo nelle dosi un po' più abbondanti che uso io in queste circostanze.
Per quattro persone, sei bei peperoni rossi, verdi e gialli, una manciata di capperi di Pantelleria sotto sale, una decina di ulive nere snocciolate, un vasetto di filetti di acciuga ed un pugno di pan grattato.
Ci vuole un po' di tempo, vi avviso: bisogna pulire i peperoni, lavarli, tagliarli a falde e farli andare in
padella con pochissimo olio e a fiamma bassa finché non sono ben cotti, e quindi potete contare almeno tre quarti d'ora, e dovete restare lì vicino, per evitare che si attacchino e controllare che non brucino.
Una volta cotti, toglieteli dalla padella e conservateli in un piatto; nella padella, invece, fate tostare il pan grattato, e stavolta a fuoco ben vivo, poi rimettete al fuoco i peperoni, aggiungete olive, capperi e le alici ben sgocciolate, inumidite con un filo d'olio e riscaldate il tutto per un paio di minuti mescolando continuamente.
Va in tavola ben caldo, e beveteci sopra un profumato vino del Trentino, magari un Müller-Thurgau, anche per il significato politico dell'accoppiata con i capperi.

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