Ricevo e volentieri pubblico

Tutto molto bello, questo è il mondo 2.0 baby, un mondo in cui le distanze sociali sono annullate dagli strumenti di questo mondo di oggi che pare già quello di domani. Solo che nell'ambito lavorativo l'oggi somiglia ancora tanto all'ieri anche se dissimula con tanta ipocrisia. Il C.E.O., l'A.D. o che altro temine si vuole usare non è uno come gli altri, è sempre il padrone, al massimo il padrone con mandato temporaneo ma sempre quello resta. Perchè se decide che un reparto non serve quel reparto chiude, se decide che una certa attività non serve più all'azienda anche chi la fa diventa inutile. È sempre lui che decide della vita lavorativa e lo decide come faceva il secolo scorso, nel mondo 2.0 cambiano le etichette e la forma ma la sostanza è quella che vale da sempre. E poco cambia che a sua volta debba rispondere al suo padrone, dal volto anonimo che sembra mostrarsi ora come un gruppo multiforme, gli azionisti, ora come un essere indefinito, il mercato.
Però no, non è vero che tutto è uguale, questa crisi ha portato a qualcosa di nuovo. Ora è la classe media che protesta, nelle manifestazioni non ci sono più (o non solo) operai sindacalizzati o giovani precari. Ora sono i 40-50enni laureati a manifestare, sono i quadri, sono quelli che il secolo scorso mai e poi mai avresti pensato di vedere in strada con cartelli e striscioni. Ho detto il secolo scorso ma neanche 3 anni fa avresti pensato di vedere l'Ing. Rossi od il Dott. Bianchi urlanti per strada tenuti a bada da cordoni di poliziotti e carabinieri. Anche questo è il mondo 2.0, il padrone è sempre il padrone, ma la classe media è sotto attacco. E non sa come difendersi, come reagire. Saltano le sicurezze di posizioni che si pensavano acquisite e c'è gente che si ritrova spaesata a dovere fare conti con qualcosa che non credeva gli potesse toccare.
È la crisi 2.0 baby.
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Le decisioni degli amministratori sono insindacabili