Questa notizia andrebbe senz'altro messa sotto l'etichetta di "Donne che non ci piacciono". Nel caso ve la siate persa, eccola qui riassunta: il settimanale Oggi ha scoperto che all'Università Bocconi non esiste alcuna traccia di iscrizione dell'on. Santanchè ad un corso di direzione aziendale, che la stessa ha inserito nel proprio curriculum. Attendiamo rassegnati le ovvie smentite e le accuse di complotto con le quali la sig.ra Garnero (si chiama così, lo sapete, vero? Santanchè è un lascito di un matrimonio fallito, che ha nobilitato il più plebeo cognome di nascita) ci inonderà a mezzo di lanci d'agenzia. Dov'è la notizia? La notizia non c'è. Alle smentite e alle accuse di complotto non seguiranno né dimissioni, né una purché minima dimostrazione di vergogna da parte dell'onorevola.
La storia di Giusi, invece, va messa senz'altro tra quelle che ci ispirano. Siciliana, 26enne, si è laureata in lettere con 105/110, realizzando per la tesi un supporto didattico multimediale ispirato a una favola di Fedro. Adesso vorrebbe dedicarsi all'insegnamento, ancora entusiasta dell'esperienza che ha avuto in una scuola elementare durante il tirocinio. Dov'è la notizia? La notizia è che Giusi Spagnolo è affetta da sindrome di Down ed è la prima donna italiana con questa condizione ad ottenere una laurea.
Per un curioso scherzo del destino, le due notizie sono apparse su Repubblica.it nello stesso giorno e nei giorni in cui la ministra Gelmini (un'altra che in quanto a scorciatoie per titoli ed esami la sa lunga...) ha vietato la partecipazione dei ragazzi disabili ai Giochi della Gioventù.
Inutile sperare che la Santanchè si vergogni o abbia un minimo sussulto di dignità che la porti se non altro a scusarsi. Non lo chiediamo, non lo auspichiamo: tanto non succederà.
Però possiamo applaudire, forte e con commozione, Giusi Spagnolo per la lezione di vita e di tenacia che ci ha consegnato. Questa è una vera donna che ci piace e ci ispira.
qualcuno mi tenga perche' io davvero ho forti istinti di sterminio nei confronti di santadeche' e gelmini. O per lo meno che qualcuno me le lasci corcare, nell'aldila', come premio per essere stata una brava tusa in vita
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