16 maggio 2011

Aracnophobia.


Quante volte abbiamo pronunciato la parola libertà per assoporarne il gusto e farlo nostro. Proprio quando di libertà neanche a pagarla oro la si trovava in giro?.
Non che non siamo liberi, ufficialmente viviamo in un paese libero.
La mancanza di libertà di cui parlo è quella che avvertiamo quando non siamo liberi di: parlare, condividere, sognare, creare, ridere, esprimere noi stessi nel quotidiano.

Anche fare un urlo davanti ad uno schermo se i dati di un file excel non quadrano. Senza preoccuparci che gli altri ci guardino con occhi sbarrati.

E' stupido penserete voi, ma riflettete... quante volte non avete sorriso o fatto una cosa che davvero vi liberava raggelati dal pensiero: chissa cosa pensa mia madre se mi presento con i capelli viola?

Da questa riflessione lontana sono arrivata ad individuare l'artista di oggi: Louise Bourgeois.
Scelta quando l'occhio mi è caduta su questa sua frase: "Vari anni fa ho chiamato una mia scultura One and Others . Potrebbe essere il titolo di molti miei lavori successivi: la relazione tra l'individuo e ciò che gli sta intorno è un pensiero che non mi abbandona mai. Può essere casuale o stretta, semplice o complessa, sottile o ottusa. Può essere dolorosa o piacevole. Soprattutto può essere reale o immaginaria. E' su questo terreno che cresce tutto il mio lavoro. I problemi di realizzazione - tecnici e persino formali e estetici - sono secondari; vengono in un secondo momento e possono essere risolti".

E da qui l'idea, questa artista morta il 31 maggio dello scorso anno all'età di 98 anni, è perfetta per le Eve di ogni tempo.


E se vi chiedete il perchè di questa scelta, leggete: "Quando si soffre, ci si può ritirare e proteggere. Ma la sicurezza della tana può anche essere una trappola".

A noi di Eva non piacciono le trappole, piace il coraggio di alzarsi e combattere, urlare anche davanti ad uno schermo. Vi chiederete, ma quest'artista di cui parlate, per cosa è famosa?
Per aver celebrato con le sue opere: la famiglia, il maschile e il femminile, i rapporti affettivi, la solitudine e la sessualità.
Louise Bourgeois è nata a Parigi il 25 dicembre 1911. Si forma come scultrice alla École des Beaux-Arts di Parigi, per poi approdare a New York City nel 1938. Acquisisce la cittadinanza degli Stati Uniti nel 1951 e partecipa a diversi correnti artistiche. Famosa per le sue installazioni, soprattutto di ragni giganti, che rappresentano il concetto di maternità, partecipa a Documenta di Kassel nel 1983 e poi alla biennale di Venezia nel 1993, che accrescono la sua popolarità nell'ambiente artistico comtemporaneo. Per le sue opere utilizza tra materiali diversi: marmo, bronzo, gesso, legno, ferro e lattice, che tratta con varie tecniche. Questo unito ad una perizia progettuale ed abilità di esecuzione mette in luce la tendenza alla sperimentazione che caratterizza tutta la sua produzione artistica.
Prolifica, solitaria, indifferente alle mode e alle correnti artistiche, eppure di esse è consapevole. L'arte che utilizza per le sue creazioni è la scultura perchè "Ogni giorno si deve abbandonare il passato o accettarlo e se non si riesce a accettarlo si diventa scultori" , e lei attraverso questo vuole esorcizzare un passato doloroso caratterizzato dalla perdita della madre. Nei ragni ritroviamo questa figura materna oltre che il simbolo della maternità e del concepimento, perchè una madre secondo l'artista oltre che dar vita crea una rete di legami con la propria progenie. Un legame che limita ambo le parti, secondo l'artista. Infatti il limite della maternità è anche visto nella serie “Femme Maison” dove in questi disegni, le figure femminili sono rappresentate come delle case per metà mentre ll'altra metà ne raffigura il corpo, è la donna costretta nell’ambiente domestico, una gabbia di dolore invisibile, e il suo ruolo di oggetto sessuale. Ribalta poi questo concetto con la serie “Cell (Choisy)”, fra il 1990 e il 1993, dove con delle installazioni la Bourgeois realizza dei piccoli ambienti domestici, impenetrabili allo spettatore che si può limitare a spiarne l’interno, in un atto voyeuristico. Il termine “cells” indica: la prigionia, la vita contemplativa nei monasteri, la particella fondamentale che compone il corpo umano. L'artista definisce queste opere ".. tipo differenti di dolore, il dolore fisico, emozionale e psicologico, e il dolore mentale e intellettuale".

Avrete capito che la grandezza di questa artista è la sua capacità di unire nelle sue opere elementi della sua storia personale con quella degli archetipi universali, del microcosmo, composto dalla nostra vita, inserito nel macrocosmo, ossia il mondo e il legame con esso, i legami interpersonali, le tensioni familiari e il rapporto fra il singolo e il gruppo sociale.


"Tempo vissuto, tempo dimenticato, tempo condiviso.
Che cosa infligge il tempo - polvere e disgregazione ?
I miei ricordi mi aiutano a vivere il presente e io desidero che sopravvivano.
Sono prigioniera delle mie emozioni. Devi raccontare la tua storia e poi devi dimenticarla.
Dimentichi e perdoni. Questo ti rende libera."
 Louise Bourgeois



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