9 settembre 2011

Mildred Pierce - Recensione delusa al vetriolo

***WARNING: SPOILER INSIDE! Non proseguite la lettura se non volete anticipazioni!***

C'era Kate Winslet. L'attrice che sdoganò tutte noi paciarotte con l'incandescente e ingenuo nudo di Titanic.


Il regista era Todd Haynes, che ha raccontato Bob Dylan dandogli il volto di una quindicina di attori diversi.

La casa di produzione era l'HBO, quella dei Sopranos, per capirci.

Le sinossi che circolavano in Rete raccontavano la storia di questa donna che, in piena Depressione e alle prese con un divorzio e una figlia molto problematica, sapeva rialzarsi in piedi, aprire il proprio ristorante e trovare l'amore.

In pratica, sembrava fatto su misura per parlarne qui nelle Stanze. Quindi la vostra Eva recensitrice si è portata avanti coi compiti e ha guardato Mildred Pierce, così da darvi la sua illustre opinione su cui basarvi per decidere se seguirla o meno ora che la trasmetterà anche Sky. Contentucci?
La miniserie dura un po' più di cinque ore, forse cinque ore e mezzo, e si sentono tutte.
Todd Haynes ha la leggerezza di un trattato di filosofia medievale scritto da Enrico Ghezzi particolarmente fuori sincrono; la sua cifra stilistica ricorrente è di non tagliare né andare in dissolvenza mai, neanche nelle scene di raccordo in cui i personaggi passano da una stanza all'altra e in quel percorso non accade nulla di rilevante. No, lui indugia, segue, fissa la macchina, sta lì piantato che a volte sembra proprio che anche l'attore non sappia più che fare e si guardi intorno con fare furtivo cercando di attirare l'attenzione di qualcuno affinché lo liberi.

E in effetti ci sono almeno dodici-sedici-venti-trentacinque sequenze di pianto di Kate Winslet che si sarebbero potute tranquillamente accorciare (anche per evitare il temibile effetto Natalie Portman), per non parlare di quasi tutte quelle di sesso, che la nostra amata Kate - decisamente fuori parte - non riesce proprio a far "sentire".

Lo so, lo so, sono in assoluta minoranza al mondo (su imdb la serie ha un punteggio di 8/10), ma io ho trovato l'intera operazione presuntuosa, banalotta, noiosa, fintamente al femminile, con una storia che non ha nulla di incoraggiante, ma nemmeno di esemplare o istruttivo.

Kate Winslet si aggira (conciata più o meno sempre come nella foto accanto) per cinque ore con sguardo e labbra trepidanti, pietendo un amore filiale che Evan Rachel Wood non si sogna lontanamente di corrisponderle (e anche lo spettatore più appisolato ne avrà la certezza matematica quando arriverà al fermo immagine conclusivo del primo episodio), sbagliando a più riprese partner (e anche lo spettatore sotto la doccia capisce fin dall'inizio chi è l'uomo giusto per lei), mette su dal nulla una catena di ristoranti e mai, dicasi mai, la regia gliene riconosce il merito, le regala un piccolo crescendo, un'inquadratura a piena luce, un banale sorriso.
Per tutto il tempo, la povera Mildred rimane sempre latentemente sofferente, perché, in qualche modo, il messaggio che traspira è che la sua ricerca della propria felicità deve essere pagata a caro prezzo.

E' vero che la prima versione cinematografica del romanzo di James M. Cain da cui è tratta la miniserie tradiva la storia molto di più, con punizioni sparse a mani basse e nessuna possibilità di redenzione per nessuno, ma anche qui non c'è speranza, quel "all'inferno" finale è tutto fuorché liberatorio.

E gli attori non recitano, interpretano uno stereotipo, privando i personaggi di qualsivoglia possibile novità. Evan Rachel Wood fa le smorfiette o strilla come un'aquila, al massimo si muove al ralenty come una femme fatale. Gli uomini sono per lo più insostenibili, specie Monty, che recita da cani e ha una faccia antipatica come se ne sono viste poche.

E Kate.

Kate è sempre bravissima, non ci piove, ma stavolta le è mancato qualcosa, forse un bravo regista, forse un po' di luce, non saprei: so solo che, in cinque ore, lo sguardo non le ha mai brillato di realtà, gli occhi sono rimasti sempre quelli di un'attrice.

E lei non è e non sarà mai solo un'attrice.

Voto finale:  Non glielo do, prima me lo rivedo, magari senza PMS addosso.

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