22 dicembre 2011

Rassegna riflessiva di fine anno

Non so se è una cosa mia, o se anche voi avete la stessa sensazione, ma a me pare che - da quando il caravanserraglio del precedente governo ha finalmente tolto il disturbo - la bolla di esasperazione, grida, strepiti e titoloni si è sgonfiata di colpo, lasciando orfani di identità tutti i vecchi protagonisti, giornali compresi.

Nelle ultime settimane, infatti, sfoglio i giornali e trovo notizie di cronaca, politica ed economia, ma senza che nessuna necessiti di essere sparata a carattere di scatola rosso grassetto su tutte le prime pagine. E mi sembra che però i nostri quotidiani non sappiano bene come gestire la cosa, e brancolino a metà strada fra quello che erano e quello che dovrebbero essere.
Per cui magari ti trovi anche la notizia flash in rosso brilluccicante, ma dura poco, perché subito si ridimensiona a notizia normale.
Oppure ancora si cercano scontri istituzionali che invece, alla resa dei conti, sembrano essere solo una normale contrapposizione fra punti di vista inconciliabili.
Dice: "Bersani contro l'abolizione dell'art.18". E sai che novità. Dichiara di essere il leader di un partito di sinistra, cos'altro avrebbe dovuto sostenere? (Ci sarebbe poi da aprire tutto un discorso sull'art. 18, il precariato, la realtà vissuta, etc, ma non qui non ora.)

Allo stesso modo, sembra che anche gli ex clown del circo non sappiano rassegnarsi alla sopraggiunta data di scadenza, e continuano a comportarsi come se ancora quello che dicono fosse di interesse per chicchessia, con gli stessi toni violenti, volgari, inutili e vuoti di sempre. Nessun link alla notizia in particolare, ma cercate sotto la voce Lega Nord. O "senatori che smettono di andare a mangiare al ristorante del Senato che ha alzato i prezzi e ora sta per licenziare i camerieri."

E' buffo. Mi fa sorridere amaramente scoprire che questo Paese e i suoi presunti governanti viaggiano su due linee temporali così lontane e divergenti, che mentre tutti noi cambiamo e tutt'intorno tutto cambia, loro cerchino di portare avanti una pantomima svuotata di ogni significato. Come quelle case rimaste immutate e intonse dopo la morte di chi le curava e che ormai sembrano gusci vuoti e stanchi.

Il presente governo non è il governo dei sogni di bambina di Eva, ma sappiamo che è di transizione. Ecco, se nient'altro rimane da augurarsi, al termine di questo passaggio, che almeno fuori dal tunnel ci sia lo stesso presente per tutti, e si possa cominciare a far viaggiare il Paese alla velocità temporale che merita.

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