Diciassette anni fa veniva assassinata a Mogadiscio Ilaria Alpi, giornalista, insieme all'operatore cinetelevisivo Milan Hrovatin.
Qualcuno ricorderà cosa stava accadendo in Somalia, allora: stava morendo un Paese, tra guerra per bande (che ancora dura) ed intervento delle potenze occidentali, tra cui l'Italia, con l'operazione Restore Hope, che poteva diventare la tomba politica di Bill Clinton, dopo aver riempito numerosissime altre tombe.
Quando fu uccisa Ilaria, Restore Hope era stata interrotta, dopo l'incidente dell'elicottero statunitense raccontato in un bel film di Ridley Scott, ma lei era tornata a Mogadiscio; era il 10 marzo del 2004, ed anche gli italiani si stavano ritirando.
Ma lei aveva trovato una storia: una storia, pare, di traffico di armi e di rifiuti tossici tra l'Italia e la Migiurtinia, una regione a nord di Mogadiscio affacciata sul Golfo di Aden. E poi i soldi della cooperazione italiana, e tante tangenti.
Tornata nella capitale, venne uccisa.
Un cittadino somalo è stato condannato a 26 anni di carcere per l'omicidio di Ilaria e di Milan, una Commissione Parlamentare d'inchiesta, nel 2006, non è pervenuta ad una conclusione condivisa da tutti gli esponenti.
Oggi, dopo diciassette anni, ancora non sappiamo chi e perché ha ucciso Ilaria, donna e giornalista.
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