3 settembre 2011

La meglio pastasciutta


Con le vongole, cosa credete?
Siano o non siano veraci, ovvero "cornute" come si diceva a casa mia, siano telline, siano arselle, tutto fa. Ci vuole solo un po' di pazienza, visto che non è una preparazione breve, e visto che serve una certa manualità.
Per quattro persone un chilo di vongole, olio, un paio di spicchi d'aglio e un rametto di prezzemolo. Per il colore, una manciata di pomodorino di pachino ben maturi e rossi.
Ma prima, pulizia. Le vongole (le telline, le arselle, quello che volete) sono piena di sabbia, quindi prendiamo un ampio tegame, copriamo il fondo di acqua e mettiamo il tutto sul fuoco con le vongole ancora chiuse dentro. Un po' di pazienza ed i gusci si apriranno; buttate via le vongole che rimangono chiuse ed aspettate ancora qualche minuto.
Se date una scossa al tegame, vi accorgerete che il fondo è coperto di sabbia, ma guardatevi bene dal buttare via l'acqua. Munitevi di pazienza (per togliere le vongole una per una passandole in un altro tegame) e di un colino, con il quale filtrete l'acqua nella quale potrete e dovrete ricominciare la cottura, aggiungendo a questo punto una tazzina da caffè di olio, l'aglio, il prezzemolo ed i pomodorini, dopo averli incisi ma non tagliati.
Un altro quarto d'ora a fuoco vivace e siete pronti:lessate al dente i vermicelli, passateli nel tegame delle vongole e sporzionate. Non dimenticate che accanto ad ogni coperto servirà un piatto vuoto per raccogliere i gusci. Se vi piace, una punta di peperoncino in ogni piatto, ma senza esagerare, ed una buona bottiglia di chardonnay trentino: suggerisco Jurmann.

2 settembre 2011

Recensioni a metà

Ci siamo quasi.
Ancora poche settimane (due o tre al massimo) e tutte le nostre serie preferite riprenderanno ad andare in onda (e noi continuiamo serenamente a far finta di niente di fronte alla notizia che la prossima è l'ultima stagione delle Casalinghe).
Nel mentre che aspettiamo il rientro in grande stile, possiamo comunque dare un'occhiata a qualcosina di diverso, magari anche nuovo.

Rassegna stampa di un'Eva mai rassegnata

La costanza viene sempre premiata.
Anche se a volte ce ne vuole proprio tanta, magari aiutata da una situazione non proprio ai limiti della sopportazione.
Un'insegnante di educazione artistica ottiene finalmente la cattedra di ruolo.
Dopo 37 anni e ad un anno dalla pensione.
Ma lei è serena pur se in lacrime, molto emozionata: in questo lungo lasso di tempo sostiene di essere riuscita, nonostante una vita lavorativa "da migrante" e da precaria, a godersi la famiglia.
Mi domando come. Forse anche grazie alle lunghe vacanze (un tempo retribuite)...
Certo, come anche lei sostiene, le giovani insegnanti d'oggi, a parità di condizione,  un precariato di 37 anni se lo sognano... a parte che con 37-38 anni in pensione non ci andranno mai.

1 settembre 2011

Il mio Abruzzo


“Eppure è sempre il Monte Velino quello che attira su di sé l’attenzione dello spettatore; anche se si è volto altrove lo sguardo, bisogna portarlo su di esso, tanto appare mirabile per la sua adamantina figura. Sembra che non riceva luce dal cielo, ma che risplenda di luce propria ed illumini i monti, il lago ed i piani.”



Così scriveva lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius nei suoi quaderni, quando nella Pentecoste del 1871 decise di inoltrarsi in una delle regioni più selvagge, sconosciute e impervie della nostra penisola, troppo lontana dai sentieri battuti del Grand Tour, troppo vicina a Roma e al Regno di Napoli che avevano da offrire ai viaggiatori stranieri di allora ben altri splendori per rendere appetibile una digressione in luoghi abitati da briganti, lupi e orsi. Eppure Gregorovius affatto intimidito e spinto probabilmente dal desiderio romantico di conoscere luoghi incontaminati, volle inoltrarsi tra le montagne dell'Appennino Centrale anche per raccontare in prima persona una delle più imponenti e complesse opere di bonifica mai intrapresa fino ad allora e che stava per essere portata a termine proprio all'ombra del Monte Velino: il prosciugamento del Lago del Fucino. Ancora oggi, quando la nebbia scende e ricopre col suo manto bianco case, alberi, campi, sembra che lo spirito del lago torni da molto lontano a rivivere gli antichi splendori. 

Settembre poi ritornerà - rassegna stampa di inizio mese

E così, dopo tre settimane di pausa, la rassegna stampa dell'Eva che scrive cade proprio il primo settembre. Il mese in cui il cielo tornava ad essere nitido e terso, e qualche volta la sera si poteva indossare il giacchetto jeans.
Ma dopo questa strana estate, l'autunno non si prospetta certo più sereno o più normale.
Schizofrenico, ma non normale.
Perché è la schizofrenia il vero male di questo Paese, è ora di riconoscerlo.