Da La Repubblica di sabato 4 giugno e domenica 5 giugno, pagine della cronaca di Roma.
4 giugno 2011
Pennette 451

Negli anni '70 ero l'utilizzatore finale della cucina di mia madre e di mia nonna: solidi piatti della tradizione, senza tanti fronzoli, con il motto "less is more" che è venuto di moda in questi ultimi anni.
Inoltre, frequentavamo poco i ristoranti, per una certa abitudine al basso profilo; ho quindi schivato una moda dell'epoca, ovvero la resistibile ascesa della panna nei menù alla moda.
A distanza di quarant'anni, sono ancora più contrario che favorevole alla panna, per due distinte ragioni: la prima è che se metti la panna sulla pasta, sul pesce, sulla carne o sulle verdure senti solo il sapore della panna, la seconda è che questo apparentemente innocuo intingolo decuplica l'apporto calorico di quello che si mangia.
Così quando mia figlia mi ha suggerito di preparare le pennette alla vodka ho provato a resistere suggerendo alternative più dietetiche, ma lei si è dimostrata più testarda di me.
Per le pennette alla vodka, quindi, ho scelto la ricette più semplice ma anche più spettacolare: per quattro persone servono centocinquanta grammi di pancetta a dadini, duecento grammi di passata o di polpa di pomodoro, una confezione di panna da cucina e mezzo bicchiere di vodka.
In una padella antiaderente e con un filo d'olio faccio tostare per qualche minuto la pancetta, poi verso la vodka e la fiammeggio (sì, proprio come nel film di Fantozzi, state pronti con il secchiello con ghiaccio ed acqua per spegnere l'incendio).
Quando la vodka è consumata e l'incendio è spento aggiungo il pomodoro e quando comincia a sobbollire la panna, a filo.
Riporto a bollore con la fiamma bassa e con un cucchiaio di legno amalgamo il tutto: il colore dovrà essere di un bel rosa.
Non più di dieci minuti sul fuoco dall'aggiunta della panna: nonostante tutto è un sugo rapido.
Se non vi siete dati fuoco alle sopracciglia, buon appetito.
Inoltre, frequentavamo poco i ristoranti, per una certa abitudine al basso profilo; ho quindi schivato una moda dell'epoca, ovvero la resistibile ascesa della panna nei menù alla moda.
A distanza di quarant'anni, sono ancora più contrario che favorevole alla panna, per due distinte ragioni: la prima è che se metti la panna sulla pasta, sul pesce, sulla carne o sulle verdure senti solo il sapore della panna, la seconda è che questo apparentemente innocuo intingolo decuplica l'apporto calorico di quello che si mangia.
Così quando mia figlia mi ha suggerito di preparare le pennette alla vodka ho provato a resistere suggerendo alternative più dietetiche, ma lei si è dimostrata più testarda di me.
Per le pennette alla vodka, quindi, ho scelto la ricette più semplice ma anche più spettacolare: per quattro persone servono centocinquanta grammi di pancetta a dadini, duecento grammi di passata o di polpa di pomodoro, una confezione di panna da cucina e mezzo bicchiere di vodka.
In una padella antiaderente e con un filo d'olio faccio tostare per qualche minuto la pancetta, poi verso la vodka e la fiammeggio (sì, proprio come nel film di Fantozzi, state pronti con il secchiello con ghiaccio ed acqua per spegnere l'incendio).
Quando la vodka è consumata e l'incendio è spento aggiungo il pomodoro e quando comincia a sobbollire la panna, a filo.
Riporto a bollore con la fiamma bassa e con un cucchiaio di legno amalgamo il tutto: il colore dovrà essere di un bel rosa.
Non più di dieci minuti sul fuoco dall'aggiunta della panna: nonostante tutto è un sugo rapido.
Se non vi siete dati fuoco alle sopracciglia, buon appetito.
3 giugno 2011
CSI m.d. Lost In Wisteria Lane - parte penultima
L’equipe medica accorre intorno al capezzale, tutti si agitano, si muovono, gridano frasi sconnesse, mentre gli abitanti di Wisteria Lane si ritrovano nella sala d’aspetto con la telecamera che li carrella da lontano e una triste musica di sottofondo.
- Troppo tardi, non c’è più nulla da fare – dichiara House giocherellando con una pallina da baseball. – Caso incurabile di “Mancatoaccordusconproduttoris”.
- Basta! Io non posso più tollerare l’orrore quotidiano di questo lavoro. Mi dispiace, lascio. – E Sara se ne va dalla stanza, con le lacrime che le solcano il volto mentre gli sceneggiatori mandano in dissolvenza incrociata un po’ di materiale avanzato dalla sala di montaggio.
Grissom, l’uomo che l’ama, e che con lei è tornato a vivere i propri sentimenti e la propria umanità, devastato dal dolore della perdita siede discosto da tutti, a un tavolo d’angolo, intento a giocare a scarabeo con Hodge (avendolo scambiato per Hodges).
- Non possiamo lasciare che quanto appena accaduto ci distolga dalla nostra ricerca della verità, è il nostro compito, il nostro lavoro, il nostro scopo – dice Catherine, improvvisamente più giovane di cinque anni.
- Mi dispiace, miss, ma arriva un momento nella vita in cui nessuna giustizia può sostituire la propria – sorride Bree impugnando un lucidissimo Kalashnikov che ha appena estratto dalla borsetta. – Andiamo, Orson.
2 giugno 2011
La Repubblica di tutti

Ecco, non è facile, è una storia di tanti anni fa.
Allora, il 2 giugno 1946 gli italiani decidevano il loro futuro a suffragio universale, con una scelta semplice da farsi, bianco o nero, monarchia o repubblica, senza spazio per le alchimie e le sfumature di grigio.
Dopo sessantacinque anni ricordiamo quel giorno e ci dimentichiamo del 27 dicembre 1947, neanche un anno mezzo dopo, che ebbe in quel 2 giugno la base e ne costituì lo sviluppo.
Sessantacinque anni di Repubblica Italiana, e la ricordiamo con una vecchia foto in bianco e nero: da sinistra, Alcide De Gasperi (DC) Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Rossi (PLI) Ministro Guardasigilli, Enrico De Nicola Capo Provvisorio dello Stato e, ultimo a destra, Umberto Terracini (PCI) Presidente dell'Assemblea Costituente.
La Repubblica di tutti gli Italiani nasce così, e ci sembra molto bello questo scatto che raccoglie un cattolico trentino nato suddito di Francesco Giuseppe, un liberale toscano, un monarchico napoletano ed un comunista ligure; per una Italia che abbraccia tutti e di tutti ha bisogno, quindi, e su questa strada c'è ancora molto da percorrere.
Facciamolo insieme.
Allora, il 2 giugno 1946 gli italiani decidevano il loro futuro a suffragio universale, con una scelta semplice da farsi, bianco o nero, monarchia o repubblica, senza spazio per le alchimie e le sfumature di grigio.
Dopo sessantacinque anni ricordiamo quel giorno e ci dimentichiamo del 27 dicembre 1947, neanche un anno mezzo dopo, che ebbe in quel 2 giugno la base e ne costituì lo sviluppo.
Sessantacinque anni di Repubblica Italiana, e la ricordiamo con una vecchia foto in bianco e nero: da sinistra, Alcide De Gasperi (DC) Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Rossi (PLI) Ministro Guardasigilli, Enrico De Nicola Capo Provvisorio dello Stato e, ultimo a destra, Umberto Terracini (PCI) Presidente dell'Assemblea Costituente.
La Repubblica di tutti gli Italiani nasce così, e ci sembra molto bello questo scatto che raccoglie un cattolico trentino nato suddito di Francesco Giuseppe, un liberale toscano, un monarchico napoletano ed un comunista ligure; per una Italia che abbraccia tutti e di tutti ha bisogno, quindi, e su questa strada c'è ancora molto da percorrere.
Facciamolo insieme.
Rassegna stampa con le lacrime agli occhi - Notizie del 2 giugno 2011
Oggi è la festa della Repubblica Italiana.
Non sappiamo voi, ma l'Eva che scrive si sente un po' come dovevano sentirsi in quel periodo tutti quelli che nemmeno per un attimo avevano perso la speranza e, platealmente o tacitamente, avevano combattuto per lasciarci un Paese di cui essere orgogliosi.
L'arancione di cui si sono tinti gli ultimi giorni dopo quell'arcobaleno profetico la costringe a sperare che sia finalmente giunto il momento di sentirsi fieri e felici di essere nati qui e ora.
Iscriviti a:
Post (Atom)